Sgarbi scrive contro pm di Caltanissetta: “Inquieta sequestro pubblicazione Agrigento”

PALERMO – Vittorio Sgarbi ha inviato una lettera al presidente della Repubblica, al Csm e ai magistrati della Cassazione per segnalale che il 26 agosto 2017, il giorno dopo la stampa, “il pm di Caltanissetta David Spina ha inviato la polizia il tutte le edicole di Agrigento e provincia per il sequestro di tremila copie di una pubblicazione dal titolo ‘La Banda Alfano e la Procura a delinquere’, editata dall’avvocato Giuseppe Arnone”, ex consigliere comunale della citta’ dei Templi ed ex presidente di Legambiente. La Cassazione, lo scorso 22 febbraio, ha confermato l’ordinanza del Tribunale. La pubblicazione e’ stata ritenuta “calunniosa” sia in danno dell’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano, sia di alcuni magistrati agrigentini. “Il sequestro – scrive Sgarbi – e’ stato confermato prima dal Gip di Caltanissetta, poi dal Riesame e infine – circostanza che non puo’ che inquietare – dalla VI sezione della Cassazione. Quest’ultima pronunzia viola le norme della Costituzione, i principi della Carta europea dei diritti dell’uomo e gli articoli della legge italiana sulla stampa”. Prima di questa sentenza, dal dopoguerra ad oggi, e’ stata sempre rispettata la liberta’ di stampa: un giornale o un libro – sottolinea Sgarbi – possono essere sequestrati e vietati solo a seguito della sentenza di un tribunale, divenuta irrevocabile, che accerti il reato di diffamazione. La nostra Costituzione e la Convenzione europea vietano la censura preventiva, vietano esattamente cio’ che ha fatto la Cassazione”. “Se qualcuno critica, ‘apertis verbis’, con coraggio, documenti alla mano, il congiunto operato di politici come Angelino Alfano, Giuseppe Lumia e Rosario Crocetta, di imprenditori come Antonello Montante e di settori della magistratura funzionali alla peggiore politica, forse che nel nostro Paese non si debba piu’ applicare la Costituzione?”, conclude Sgarbi.

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  • Quello che ci inquieta, signor Vittorio Umberto Antonio Maria Sgarbi, è la sua violenza verbale, il suo turpiloquio, le sue offese contro tutto l'universo mondo e contro tutti coloro che hanno la ventura di "discutere" con lei. Fanno fede le sue innumeri condanne; basterebbe cercare su qualsiasi sito: condanne subite da Vittorio... Sgarbi. Se prima potevo aspettare cinque minuti, nel sentirla sui tanti salotti televisivi cui viene invitato, adesso conto solo i secondi per assistere alle sue urla offensive: "Bestia! capra!! maiale!!!..." tra quelle meno eufemistiche. Seppure io cambi e cambio canale quando la intravedo in quei salotti, le ricordo che lei, con tutti gli altri ospiti, entra in casa d'altri e in casa d'altri non si urla, né si sbraita, non si offende e non si insulta. Se lo faccia spiegare da uno bravo, magari anche dal primo che incontra per strada, a caso; perché la sua maleducazione dice che se lei , nonostante le tante condanne ancora continua a essere invitato, per ripetere stessi comportamenti e stessi insulti, qualche cosa di veramente brutto accade e si sostanzia: che le violenze verbali e comportamentali debbano diventare regola, e il messaggio televisivo così ossessivo ne diventa mezzo.
    Questa "regola" io rifiuto, e so per certo che anche tanti italiani e italiane rifiutano. Insomma, come per qualsiasi comportamento pubblico e privato, per essere creduti bisogna essere quanto meno credibili. La nostra Costituzione e tutte le Convenzioni internazionali in tema di Diritti sono espliciti quanto per i Doveri di ognuno di noi. Abbiamo il dovere di denunciare mafie e mafiosi, e in Sicilia e in tutta Italia c'è una proliferazione inarrestabile, a quanto è dato constatare ogni giorno. Ma la libertà di parola non può diventare anarchia, e un distinguo bisogna sempre fare: giudici eroici che hanno combattuto e combattono mafie e mafiosi non sono sullo stesso piano di mafie e mafiosi. In buona sostanza, signor Sgarbi, ci dica e ci segnali i "settori della magistratura funzionali alla peggiore politica", facendo nomi e cognomi, nel pubblico interesse o come dicono quelli che parlano bene: " Per il bene del Paese". Diritti e Doveri, appunto. Il Diritto della libertà di opinione e il Dovere di sostanziare la nostra opinione con i FATTI. Come detta fare la Nostra Costituzione, quando di fronte alla legge ci dichiara tutti uguali, senza nessuna distinzione. Io di nomi e cognomi di quei "settori" non leggo nella sua intemerata.
    Dr. Filippo Grillo

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