Cosa Nostra e Brigate Rosse
Il primo ritorno in Sicilia arriva nel 1966. Carlo Alberto Dalla Chiesa, diventato colonnello, guida il Comando della Legione di Palermo. Un incarico che ricoprirà per oltre sette anni. È il periodo della strade di viale Lazio, della scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, degli omicidi del commissario Boris Giuliano e del procuratore Pietro Scaglione. Nel 1973 dice di nuovo arrivederci alla Sicilia per occuparsi, dopo la nomina a generale, di terrorismo e Brigate Rosse. Dalla Chiesa inaugura una nuova struttura, il Nucleo Speciale Antiterrorismo. I risultati ottenuti lo portano a diventare generale di corpo d’armata. Il governo, guidato da Giovanni Spadolini e con Virginio Rognoni come ministro dell’interno, spera che Dalla Chiesa possa ottenere gli stessi successi contro Cosa Nostra e nel maggio del 1982 lo nomina prefetto di Palermo per arginare il potere mafoso, promettendogli poteri speciali che però non sarebbero mai arrivati.
La morte a Palermo
Nonostante le perplessità, il generale accetta il suo incarico e torna in Sicilia assieme alla sua seconda moglie, Emanuela Setti Carraro, sposata il 10 luglio 1982. La prima, Dora Fabbo, madre di Rita e dei suoi fratelli Nando e Simona, era scomparsa per un infarto nel 1978. Nonostante la mancanza di poteri e mezzi richiesti, il lavoro di Dalla Chiesa inizia e Cosa Nostra, puntualmente, reagisce. Il 3 settembre del 1982, a quattro mesi dalla nomina a Prefetto, Carlo Alberto Dalla Chiesa viene ucciso assieme alla moglie e all’agente Russo. Il 5 settembre arriva una telefonata anonima al quotidiano La Sicilia: “L’operazione Carlo Alberto è conclusa”.