Nel Solco delli Spirito (di don Salvatore Callari)

MEGLIO   EDUCATI   E GRATI    CHE…. MALEDUCATI    E    INGRATI  !

La liturgia che abitualmente  si propone di aiutare i cristiani  a far maturare la propria fede, sembra che oggi, invece,  voglia darci una lezione di “ buona creanza”. La cosa non ci stupisce tanto, perché Papa Francesco, nella sua predicazione, che non vuole essere  “ una nota di costume” o semplice richiamo alla “buona educazione”, perché  si pone  su un piano più elevato, trattando di fede, di misericordia, di solidarietà, e di fraternità, non disdegna di fare qualche efficace battuta  nel senso sopra detto e  dice : fate uso, più spesso di “ permesso, scusa, grazie”. Nel giorno in cui  è di primo impatto la tremenda realtà della lebbra, si evidenzia il diverso comportamento  dei protagonisti degli episodi: il generale Naaman  Siro, prima lettura, e i dieci lebbrosi, vangelo. Il primo ringrazia il profeta Eliseo che lo ha guarito, ma i dieci lebbrosi trascurano questo dovere di gratitudine; anzi uno solo, “ torna indietro” per ringraziare Gesù.  Forse non giudicheremo  molto interessante l’argomento, per una “spirituale riflessione” che ci porterebbe nella atmosfera del mistero delle cose divine, della salvezza, della bontà del Signore. Eppure non si tratta solo di una “virtù umana” che riguarda la qualità dei rapporti familiari, sociali, amicali. Se nelle dimensione umana è importante e qualificante la sensibilità della gratitudine, perché non deve esserlo   anche nei confronti di Dio ? La vita cristiana, sia sul piano della  meditazione, riflessione, che nella esistenzialità concreta,  non deve qualificarsi come una progressiva e sincera conoscenza del mistero di amore e di misericordia di Dio che ci salva in Gesù Cristo ? E il dono della salvezza  lo consideriamo veramente importante, che vale tutta la nostra vita ? Sia dal positivo esempio di Naaman, che da quello negativo dei lebbrosi, possiamo cogliere il  monito ( che è avvertimento e rimprovero )  per noi che siamo continuamente esigenti con Dio, ma difficilmente grati per i doni ricevuti. O forse non ci sembrano doni, la vita che ogni giorno è come una  nuova nascita, la famiglia che è il nido del ristoro, la provvidenza, “ la quale ne sustenta”, la bellezza del mondo che ci rallegra, il gaudio del sole che ci riscalda, e l’aria pura che purifica i polmoni e rinnova  le energie !?  Diciamo, allora, con sincera gratitudine, e intimo fervore, “ ringraziu a tia Signori, e fammi sempri  viviri  accussì!” E come dice Gesù, saremo tra quelli “ che danno gloria a Dio”, come quell’unico educatissimo lebbroso !.

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