Tra presunzione ed egocentrismo… quando a comandare è un cretino

imageQualsiasi persona minimamente ragionevole, e che sappia trarre qualche insegnamento da ciò che si vede intorno, si rende conto che successo e carriera sono affetti da una forte aleatorietà.
Attitudini, laboriosità, formazione, determinazione, per quanto sicuramente importanti nel determinare il successo di un individuo, raramente risultano da sole sufficienti. Perché il successo si realizzi è necessario che la fortuna intervenga determinando le circostanze esterne che forniscono a chi è più pronto, dotato e preparato le opportunità da cogliere. E’ da questo “mix”, in cui la fortuna gioca sempre un ruolo determinante, che scaturisce il progresso nella carriera e negli affari.
Chi non capisce questa elementare verità, si vanta di aver “da solo” raggiunto una posizione di eccezionale responsabilità, lasciando intendere che tutto ciò sia stato merito esclusivo e conseguenza inevitabile delle sue personali capacità. Costui è, nel migliore dei casi, un ingenuo; più spesso un cretino: il Cretino che si è fatto da sé.
Questa particolare razza di Cretino tende a trattare i propri collaboratori con supponenza e sfiducia, sminuendone le capacità e proponendo sempre, come esempio di confronto, se stesso. Nella sua distorta rappresentazione, il mondo del lavoro è un eden di opportunità che aspettano solo di essere colte, e chi non ne trae vantaggio è (diversamente da lui) semplicemente un incapace. Il pensiero di Cretino, alla fine dei conti, è che quelli che lavorano sotto di lui non meritano di fare carriera, perché sono meno bravi, punto e basta. In questo modo Cretino finisce per ostacolare la crescita dei suoi disgraziati sottoposti, frustrandone sistematicamente le ambizioni. Così facendo, fra l’altro, Cretino si preclude il beneficio di sfruttare le loro capacità, ove ve ne siano.
Come si può convivere con un simile personaggio? Non si può. La presunzione e l’egocentrismo del capo rendono impossibile per qualsiasi dipendente una crescita di responsabilità, né alcuna proposta diversa da quelle unilateralmente decise da Cretino verranno mai prese in considerazione. I dipendenti che non si rassegneranno ad una cieca obbedienza (“fregatene e attacca l’asino dove vuole il padrone”), prima o poi se ne andranno verso altri lidi e si faranno i fatti propri.

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  • Per Leonardo Sciascia la bellezza della Sicilia era per lui inutile, aggiungendo una dichiarazione che a Palermo, prima di incontrare una persona intelligente bisognava incontrare sette cretini e dodici ladri. Ma in realtà l’unico luogo in cui gli piaceva vivere era la Sicilia. Non a Palermo ma a Racalmuto, dove era nato.

      • Si Marcello, Sciascia abitò per qualche tempo di fronte casa mia, in via Redentore di Caltanissetta. Io, da ragazzino a 10 anni, lo incontravo quasi ogni giorno perché ritornava dalla scuola dove insegnava. Ero troppo piccolo per capire se potenzialmente, per lui, facevo parte di uno dei sette cretini che ha sicuramente incontrato anche a Caltanissetta

        • Il mio non era assolutamente un intervento di scherno nei suoi confronti e se ho dato questa impressione me ne scuso.Era solo una curiosità legata o avvalorata da tutti quei cretini che giorno dopo giorno dall'alto delle varie posizioni che occupano o dal basso , stanno uccidendo la mia città ed insieme ad essa il futuro , qua, dei miei figli. Alcuni di questi si celano dietro finte immagini di loro stessi che sono solo autocelebrative e autoreferenziali e si circondano di altrattanti servi , cretini anch'essi, che non contando nulla nella vita reale e che accostandosi a questo effimero potere, che tra l'altro come tutte le cose effimere durano poco o non durano per sempre, sono pervasi da un sentimento di rivalsa e di riscatto. Quando l'effimero però finirà insieme ai capi cretini anche i servi cretini ritorneranno alla vita che meritano ......cretini soli e senza ne amici, perchè quelli che pensano di avere ora sono finti come finto è i loro potere, e senza nemici perchè troppo cretini per perderci tempo anche a catologarli come nemici da attenzionare.
          Ecco...ora spero di avere dato un senso alla mia domanda sull'eventualità che Sciasciaa volesse parlare di Caltanissetta , che conosceva bene, e non di Palermo.

          • Marcello, non ho pensato il suo intervento come schermo nei miei confronti. Apprezzo sempre quello che Lei scrive.

    • .......... uno , nessuno e centomila , a Caltanissetta c'è l'imbarazzo della scelta !!!

  • può essere la" fortuna" ma x molti è la "raccomandazione" che ti portano ad essere un "capo" senza qualità, il tutto, a discapito dei risultati.Ssecondo me molti che sono nelle poltrone importanti sono solo raccomandati e non fortunati infatti siamo nel fango assoluto.Basta guardarsi attorno sia a livello locale che nazionale.

    • Concordo , il cervello per questa gente è un optional , ma purtroppo ce ne sono tanti se non tutti !! Talmente ne sono convinti di essere " capi " che riescono a trasmetterlo a tanti altri " cretini " che anch'essi ci credono e li imitano , creando una folta comitiva con il loro status , di ariusi , scumatari , licchina , murtidifami , chianciminestra , sbunzusi , allittrati , sapitura , ................. essiri inutili nsumma , và pi capirini , ca p'amuri di cumpariri si vinninu puru a dignità . Quaqquaraqua , quaqquaraqua , quaqquaraqua !!

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