Comitato provinciale di Rivoluzione Civile: appuntamenti il 27 gennaio in città, il 2 febbraio a Niscemi

CALTANISSETTA – Continuano ad ingrossarsi le fila dei sostenitori e dei simpatizzanti del Movimento RIVOLUZIONE CIVILE della Provincia di Caltanissetta. Il Movimento, sin dalla sua nascita avvenuta circa un mese fa, ha ricevuto già numerosi consensi e continui incoraggiamenti, dovuti alla propria peculiarità di avere esternato la necessità di un reale cambiamento nella politica italiana, ribadendo di mettere al primo posto il rispetto e l’attuazione piena della Costituzione della Repubblica e, inoltre, rivendicando la necessità di un maggiore rispetto delle leggi, di una più equa distribuzione delle risorse, di una più convinta campagna per le pari opportunità, di una lotta incisiva alla precarietà, di una centralità del ruolo dell’istruzione pubblica e dell’Università, con la creazione di nuovi posti di lavoro e nel rispetto dell’ambiente.

Il Comitato Provinciale di Rivoluzione Civile vive in questi giorni un momento di entusiasmante fermento per l’accoglienza, nei prossimi giorni, dei propri esponenti di spicco e dei candidati in Sicilia: Franco La Torre, Fabio Giambrone, Paolo Ferrero, Giovanna Marano, Saverio Lodato oltre che il giornalista Sandro Ruotolo e lo stesso Antonio Ingroia. Il comitato promotore invita gli attivisti, i simpatizzati e tutti i cittadini che vogliano conoscere da vicino il Movimento ed il suo programma elettorale, alla apertura della campagna  che si terrà  Sabato 2 febbraio alle ore 16.00 presso la Biblioteca Comunale L. Scarabelli di Caltanissetta. All’assemblea sarà presente il giornalista  Saverio Lodato e Leoluca Orlando, il quale terrà anche una breve Conferenza Stampa.

Per martedì 27 gennaio alle ore 20,00, invece, è indetta una riunione operativa degli attivisti del Movimento RIVOLUZIONE CIVILE presso la sede dell’IDV in via Consultore Benintende n. 116 a Caltanissetta, nel corso della quale verranno deliberate le iniziative a sostegno del Movimento NO MUOS di Niscemi.

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  • PARLIAMO DI COSE SERIE. ...

    Dove stà l’equità DI MARIO MONTI?

    Da nessuna parte.

    ALLORA CONTRORIFORMA DELLE PENSIONI.

    Se da un lato infatti ci sono pensioni miserabili, dall’altro ci sono pensioni d’oro che vengono toccate pochissimo.
    Se consideriamo pensioni superiori ai 5000 euro mensili, troveremo che esse coinvolgono in Italia più di 3 milioni di individui, per una spesa complessiva che si può tranquillamente ipotizzare superiore ai 200 miliardi annui. In questa categoria ritrovate sia il dirigente statale che sta poco sopra il tetto dei 5000 mensili, ma anche le decine di migliaia di situazioni di pensionamenti d’oro, alla Amato, o alla Ciampi, che ricevono decine di migliaia di euro al mese di pensione.
    In Italia esiste una moltitudine piuttosto consistente di pensioni che superano le decine di migliaia di euro al mese, che incidono sulla spesa complessiva in maniera molto più decisiva delle pensioni dei lavoratori dipendenti, che unitariamente possono aggirarsi su una media che può andare da 800 a 1.500 euro lordi (per non parlare delle pensioni sociali al minimo).
    Facendo riferimento al rapporto tra quanto versato come contribuzione e quanto viene erogato come pensione, lo squilibrio che è veramente intollerabile è da rintracciare proprio in queste categorie, non nella generalità dei lavoratori.
    Se si volesse essere veramente equi occorrerebbe mettere un tetto massimo alle pensioni, in modo da livellarle ed evitare queste enormi discriminazioni.

    Non si capisce infatti perché un operaio che è stato al tornio per 40 anni debba prendere sei-sette volte meno di pensione di un magistrato, o di un ufficiale della polizia, o di un politico che per tutta la vita ha preso 10-20.000 euro al mese, e che quindi ha avuto maggiori opportunità di costruirsi una vecchiaia priva di problemi.

    Perché attaccare le pensioni?

    Per due motivi:

    La debolezza dei lavoratori Non bisogna essere marxisti per capire che se i lavoratori sono forti e organizzati, il salario cresce, se al contrario sono deboli diminuisce.

    E’ storia: il ciclo di lotte trentennale degli anni cinquanta, sessanta e settanta aveva portato i lavoratori italiani a vedere accresciuto il loro salario reale che, e qui sta il punto, non è solo quello diretto; quello che per intenderci arriva in busta paga (per chi ce l’ha), ma che invece si compone anche di una parte indiretta (stato sociale) e di una parte differita (pensioni e TFR). Ed è proprio su queste due voci del salario che con la scusa del rigore negli ultimi venti anni si è concentrata maggiormente l’attenzione dei padroni.

    Il ragionamente è semplice: se ti tolgo 50 euro te ne accorgi subito, se invece ti taglio il servizio sanitario c’è il rischio che tu te ne accorga solo quando ti serve un ambulanza e non arriva.

    Dovrebbe essere un’ovvietà, eppure sembra essere stata completamente rimossa dal discorso pubblico da gran parte della sinistra politica e sindacale (figuriamoci la destra). Così milioni di lavoratori credono veramente che sia indispensabile fare i sacrifici e di dover rinunciare per questo ad alcuni “privilegi”, tra cui la pensione.
    Costringere i lavoratori a usare fondi pensione privati. In America, dove non esiste uno stato sociale vero e proprio, tali fondi gestiscono ricchezze immense che giocano in borsa al fine di fare profitti mediante la speculazione.

    Sono i famosi investitori istituzionali: enormi fondi speculativi a cui sono associate solitamente banche commerciali e banche d’investimento. Tali fondi hanno avuto un ruolo determinante nella creazione della crisi che adesso stiamo scontando. In Italia, tali fondi esistono, ma non sono ancora “a pieno regime”, perché i lavoratori non si fidano ancora di essi, o più semplicemente perché non sono costretti a ricorrere ad essi. Grazie a Monti, questo squilibrio pian piano si appianerà.
    Qual’è la soluzione?
    Scendere assieme in piazza, nonne e nipoti. Hanno cercato in tutti i modi di metterci gli uni contro gli altri, padri contro figli, nonne contro nipoti, dicendoci che voi rubavate a noi il futuro, che voi eravate dei privilegiati e noi dei poveri sfruttati.
    La verità è che noi siamo tutti sfruttati, e loro dei privilegiati.

    La Fornero si commuove, e nel frattempo noi buttiamo sangue sul posto di lavoro.
    Noi ci sacrifichiamo; e nel frattempo Monti, Draghi, il FMI, l’UE & company sacrificano noi.
    Siamo stanchi di pagare per le crisi che il capitalismo genera per continuare ad esistere.
    Dobbiamo fare una sola cosa, lottare come fanno i lavoratori dei sindacati greci: fino a che le cose non cambiano, in Italia e in Europa. Tutto il resto sono chiacchiere.
    Ogni sacrificio è un furto.

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