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Mutui e tassi d’interesse, alcune riflessioni su cosa fare dinanzi alla crescita


A maggio, secondo i dati di Bankitalia, i tassi di interesse sui prestiti erogati alle famiglie italiane, comprese tutte le spese accessorie, si sono attestati al 4,58% contro il 4,52% di aprile. Va comunque controllato sempre il Taeg (costo totale del credito a carico del consumatore, comprensivo degli interessi e di tutti gli altri oneri da sostenere per l’utilizzazione del credito stesso) Il totale dei mutui erogati al 30 aprile è di 425,5 miliardi, di cui circa 140 a tasso variabile. L’aumento dei tassi di interesse deciso ultimamente dalla BCE, per contrastare l’inflazione, influenza, direttamente o indirettamente, il costo dei mutui e quindi l’importo delle rate da pagare. Nel caso dei mutui a tasso variabile, l’aumento della rata avviene sia per i vecchi mutui che per i nuovi.
Veder lievitare la rata del proprio mutuo da un mese all’altro può scombussolare la i piani economici di una famiglia e mettere in crisi.
In Italia, nel solo 2022, sono stati erogati mutui per circa 2 Miliardi di euro e secondo un recente studio della FABI, federazione bancari italiani, in Sicilia, queste ed altre difficoltà hanno fatto salire negli anni l’ammontare delle rate non pagate a 1,4 Miliardi di euro.
Sull’aumento dei tassi da parte della BCE, i cittadini poco possono fare, devono solo cercare soluzioni. Ma cosa si può fare?
La prima possibilità è rinegoziare il mutuo, chiedendo cioè alla propria banca un allungamento della scadenza. A parità di tasso infatti più è lunga la durata di un mutuo più l’importo della rata diminuisce. Attenzione però, allungando la scadenza normalmente aumenta anche il costo totale del mutuo perché pago un numero maggiore di rate anche se di importo più contenuto. Con la rinegoziazione si può chiedere alla tua banca anche la modifica degli altri elementi del contratto, come il tasso di interesse. È, ad esempio, possibile passare dal tasso variabile al tasso fisso, quando si è preoccupati che i tassi nei prossimi mesi aumenteranno più del previsto. Bisogna anche in questo caso far bene i conti, perché di solito il passaggio comporta un aumento ulteriore della rata, normalmente i tassi fissi sono più alti di quelli variabili, ma consente di fissare una volta e per sempre l’importo dei pagamenti mensili, mettendoti al riparo da ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Il maggior costo del tasso fisso rappresenta, infatti, il prezzo da pagare per non correre il rischio di vedere aumentare la rata all’aumentare dei tassi. Nel lungo periodo ciò agevolerebbe in quanto la rata resta sempre la stessa, mentre tra x anni si presume peserà di meno sul bilancio familiare, sperando che le retribuzioni nel mentre siano aumentate. La rinegoziazione normalmente è una contrattazione tra le parti. La banca non è obbligata a rivedere le condizioni del mutuo. La legge di bilancio 2023 ha stabilito però che per tutto il 2023 le banche sono tenute a consentire il passaggio da tasso variabile a tasso fisso, accompagnato eventualmente da un allungamento delle scadenze, senza costi e a tassi stabiliti dalla legge in presenza di tre condizioni: il mutuo (contratto prima del 1° gennaio 2023) non deve essere superiore a 200.000 euro (rileva l’importo del mutuo originario, non va considerato l’ammontare del debito residuo). In più, deve trattarsi di un mutuo a tasso variabile che non preveda già delle opzioni per passare dal tasso variabile al fisso; l’ISEE al momento della richiesta di rinegoziazione non deve essere superiore a 35.000 euro e che non ci devono essere stati ritardi nei pagamenti.


Un’altra possibilità, sempre finalizzata a rivedere le condizioni del mutuo, è quella di provare a trasferire il finanziamento presso un altro intermediario che offra condizioni più favorevoli. In questo caso si parla di portabilità o di surroga. Questa operazione, che può avvenire solo dopo un anno dalla prima stipula, consente al cliente di estinguere il proprio mutuo tramite un nuovo finanziamento stipulato con un altro intermediario per un importo pari al debito residuo. Si tratta di una possibilità interessante. Consente di spostare, anche più volte, il mutuo senza alcuna penalità né costi aggiuntivi, per scegliere una banca che propone tassi più vantaggiosi, per ridurre il costo del mutuo a tasso fisso in caso di tassi più bassi rispetto a quelli prevalenti al momento della stipula, per cambiare il tipo di tasso (da variabile a fisso o viceversa) oppure la durata residua del finanziamento.
Passare dal tasso fisso al variabile conviene? Prima di decidere se conviene passare dal tasso variabile al fisso occorre considerare diversi aspetti. Normalmente, come abbiamo detto, al momento della stipula e nel complesso dell’intera durata del mutuo, i mutui a tasso fisso sono più costosi dei mutui a tasso variabile. È il prezzo che si paga per fissare nel tempo l’importo della rata. Se conviene pagare questo prezzo dipende da diversi fattori. Vediamoli: per prima cosa bisogna vedere la differenza tra tasso fisso e tasso variabile al momento in cui si stipula e dalla differenza che si prevede lungo la durata del mutuo. Poi dalla possibilità che si ha nel sostenere eventuali aumenti della rata in caso di tasso variabile e tassi di mercato in aumento ed infine dalla propensione al rischio: più sono prudente più è adatto a me il tasso fisso. Per esempio, se si ha un reddito fisso, sapere che ogni mese la rata sarà di un certo ammontare può aiutare ad avere quella serenità di cui si ha bisogno per pianificare le altre uscite e scongiurare il rischio di non riuscire a rimborsare la rata del mutuo. Se, invece, il reddito è variabile e può crescere insieme ai tassi e all’inflazione o si sa di poter sostenere gli aumenti delle rate del mutuo, si potrebbe valutare una rata variabile, potenzialmente più alta per un po’ di tempo, ma evitare i costi maggiori del tasso fisso nel lungo periodo. Ci sono poi le aspettative sull’andamento futuro dei tassi di interesse. Questo è un aspetto molto delicato perché prevedere l’andamento dei tassi è molto difficile. In sostanza, se si pensa che i tassi siano particolarmente bassi nel momento in cui voglio accendere il mutuo e penso che saliranno in modo importante, mi conviene scegliere il tasso fisso, altrimenti sarebbe da preferire un mutuo a tasso variabile. L’aumento dei tassi di interesse non colpisce solo le famiglie che hanno un mutuo, ma anche su chi acquista ad esempio una nuova autovettura ricorrendo a prestiti personali. A dicembre 2021 per un prestito personale da 5.000 euro per una durata di 66 mesi finalizzato all’acquisto di un’auto, prevedeva una rata mensile di 88,52 euro e un del Taeg 5,90%, Nel 2023 lo stesso finanziamento vede una rata da 92,69 euro e un Taeg 9,09%. Il tasso di interesse globale può raggiungere anche il 12,27%, con la conseguenza che chi chiede un prestito da 10mila euro da rimborsare in 5 anni, si ritrova a pagare 3.229 euro tra interessi e spese varie.
Ad Maiora

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