Primopiano

Addio a Tina Turner, resterà l’indimenticabile regina del Rock’n Roll

 Anna Mae Bullock, per tutti Tina Turner, si trovava nella sua casa di Kusnacht vicino a Zurigo, in Svizzera (lei che svizzera ormai lo era legalmente) quando e’ stata sconfitta, all’eta’ di 83 anni, dalla malattia che da lungo tempo ormai la perseguitava. “Con lei, il mondo perde una leggenda della musica e un modello” scrivono le redazioni di tutto il mondo come conclude la nota stampa rilasciata dal suo portavoce, che la proclama “Regina del Rock’n Roll”. E in un determinato momento della storia lo e’ stata certamente. Non vengono in mente delle eredi ‘credibili’, un po’ perche’ e’ il rock che nel frattempo e’ cambiato, un po’ perche’ e’ e risultera’ per chissa’ ancora quanto tempo, difficile trovare delle cantanti dotate dello stesso carisma e delle stesse capacita’ vocali di Tina Turner. Quelle capacita’ che le hanno permesso di essere collocata al 17esimo posto nella classifica dei migliori cantanti di sempre dalla rivista specializzata ‘Rolling Stones’, della quale nel 1967 conquisto’ la copertina come prima afroamericana. Un riconoscimento che si va ad aggiungere ad una stella, assieme all’ex marito Ike Turner, nella Rock and Roll Hall of Fame, dodici Grammy Awards e un Kennedy Center Honors per le sue performance artistiche, entrando a far parte di una ristretta cerchia di artisti comprendente anche Aretha Franklin, Ray Charles, Little Richard e Chuck Berry. Niente male per una donna di colore nata a Brownsville, Tennessee, poco piu’ di 10mila abitanti, il 26 novembre del 1939.

A 10 anni canta gia’ nel coro della chiesa dove il padre Richard e’ pastore, poi il divorzio dei genitori, e’ il 1956, lei ha 17 anni e si trasferisce con la sorella Alline a Saint Louis, li’ incontra Ike Turner, certamente una delle fondamentali ‘deviazioni’ della sua vita, come donna e come artista, e solo quattro anni dopo, dopo un paio di progetti ‘a salve’, quando la formazione prende ufficialmente il nome di Ike & Tina Turner, esce ‘A Fool in Love’ ed e’ subito successo. Come in ogni storia del rock che si rispetti, non manca la decisiva mano del destino a far prendere alla narrazione i connotati della leggenda: pare, infatti, che in realta’ nel 1960, quando Ike compose il brano, la seconda voce dovesse essere maschile, ma quel giorno il cantante non si presento’ e Tina, ai tempi gia’ incinta, decise di provare. Le classifiche scalate con un balzo, lei che canta il brano in tv per la prima volta al nono mese di gravidanza, insomma, il mondo intero sa bene come quella storia va a finire. Prima di tutto il successo come cantante, poi quello come madre, perche’ pochi mesi dopo Ike e Tina, di fatto una delle piu’ chiacchierate e seguite e amate coppie della storia della musica, corrono a Tijuana per sposarsi ma il matrimonio viene invalidato perche’ Ike non ottiene il divorzio dalla prima moglie. Nel 1964 Tina Turner debutta ufficialmente come solista con il brano “Too Many Ties That Bind” ma cio’ che funziona davvero e’ il duo: a cavallo tra ’60 e ’70 il duo ottiene diversi successi tra cui “Proud Mary”, cover dei Creedence Clearwater Revival, assieme ad altri classici come “River Deep – Mountain High” e “Nutbush City Limits”, canzone scritta dalla stessa Tina. Ma se il ‘contenitore’ racconta una storia meravigliosa, quella di due afroamericani che da innamorati conquistano la discografia mondiale, il contenuto reale racconta l’opposto: Ike ha un grande problema di dipendenza dalla cocaina e gli abusi verbali e fisici contro la sua compagna sono continui. Tina nel 1976 chiede il divorzio che otterra’ tre anni piu’ tardi. Non sono anni facili, il talento e’ sotto gli occhi di tutti ma l’attenzione del largo pubblico sembra sia ormai rivolta altrove, nel 1975 la critica la acclama per la sua Acid Queen, una prostituta tossicodipendente che interpreta in “Tommy”, versione cinematografica del celebre musical degli Who, ma tra il 1974 e il 1979 pubblica quattro album da solista, “Tina Turns the Country On!” (1974), “Acid Queen” (1975), “Rough” (1978) e “Love Explosion” (1979), che non ottengono alcun successo. E’ popolare ma si riduce ugualmente a qualche serata a cantare in piccoli cabaret di Las Vegas, in quel periodo orbita anche in Italia, Pippo Baudo infatti la vuole come ospite fissa nel suo show su RaiUno dal titolo “Luna Park”. Se le cadute sono altro ingrediente fondamentale per una tipica storia di rock, lo sono anche le risalite. Quella di Tina Turner comincia nel 1980, quando si affida a Roger Davies, gia’ manager di Olivia Newton John; viene intensificata l’attivita’ live, la Turner apre i concerti di Rod Stewart, che la vuole accanto a se’ anche durante una partecipazione al Saturday Night Live, tre show dei Rolling Stones e si esibisce con Chuck Berry.

Nel 1982 incide una cover di “Ball of Confusion” dei The Temptations che sfonda nelle discoteche europee, cosi’ come il videoclip, il primo programmato in heavy-rotation su MTV firmato da un’artista donna afroamericana. E’ David Bowie, suo grande estimatore, a insistere con la Capitol Records affinche’ venga ingaggiata, il contratto viene firmato per tre album, siamo nel 1983. E se “Let’s Stay Together” cover del brano di Al Green, la riporta in classifica, l’anno dopo, nel 1984, Tina Turner, stavolta da solista, esplode per una seconda volta. L’album e’ “Private Dancer”, un successo da oltre venti milioni di copie vendute in tutto il mondo che la rilancia come star internazionale anche grazie al brano “What’s Love Got to Do with It”, che ha toccato la vetta dei singoli piu’ venduti della Billboard Hot 100 negli Stati Uniti, la piu’ autorevole delle classifiche musicali, ancora oggi, al mondo, rimanendovi per tre settimane. Sara’ l’unico singolo di Tina Turner ad essere giunto alla prima posizione negli Stati Uniti, vincendo ben 3 Grammy Awards. Nei soli Stati Uniti il disco ottiene cinque dischi di platino vendendo al ritmo di circa 250mila copie alla settimana nei primi due mesi di pubblicazione. Il tour che ne consegue, il “Private Dancer Tour”, prevede 177 date in tutto il mondo nell’arco di un anno, 60 spettacoli in Europa, 105 in Nord America, 10 in Australia e 2 in Giappone. La consacrazione della star internazionale, arrivata ai piu’ alti vertici, tant’e’ che Michael Jackson la vuole in quello che e’ forse il piu’ affascinante coro della storia della musica pop mondiale, il coro che accompagna “We Are the World”. Torna anche al cinema, accanto a Mel Gibson nel cult del 1985 “Mad Max – Oltre la sfera del tuono” di George Miller, ma non rinuncia a scrivere una canzone per il tema principale, e’ un inno alla pace e si intitola “We Don’t Need Another Hero (Thunderdome)”, che sara’ uno dei suoi piu’ noti successi e la portera’ ad una candidatura per un Golden Globe. Il successo discografico prosegue nel 1986 con “Break Every Rule”, disco al quale collaborano musicisti del calibro di Bryan Adams, David Bowie, Mark Knopfler, Phil Collins ed Eric Clapton; e che contiene la hit “Typical Male”. Anche a questo album segue un sontuoso tour mondiale, che tocchera’ l’apice a Rio De Janeiro, quando Tina Turner suonera’ dinanzi a 180mila persone, entrando nel Guinnes dei primati. Nel 1989 regala al mondo la sua versione di “The Best”, cover di Bonnie Tyler, che non solo sara’ certamente uno dei brani con i quali la storia la ricordera’ ma anche una sorta di inno femminista, l’energia che mette nel brano, specie in Europa, conquista letteralmente il pubblico, diventando simbolo del non arrendersi mai. “The Best” e’ inserito in “Foreign Affair”, un disco un po’ snobbato negli Stati Uniti, ma amatissimo dalle nostre parti, tant’e’ che Tina decide di ringraziare il pubblico europeo con un tour negli stadi che mettera’ insieme oltre 4 milioni di spettatori, ed e’ di nuovo record, il precedente apparteneva ai Rolling Stones. Nel 1991 scrive anche un’autobiografia che diventa subito un bestseller da cui nasce, due anni dopo, il film “Tina – What’s Love Got to Do with It” diretto da Brian Gibson, con Angela Bassett e Laurence Fishburne, candidati entrambi al Premio Oscar, e per il quale la cantante incide anche la colonna sonora omonima. 

Con il cinema ha un feeling tutto particolare, nel 1995 infatti si prende la responsabilita’ di cantare “GoldenEye” per la colonna sonora dell’omonimo film della saga di James Bond, canzone scritta specificatamente per lei da Bono e The Edge degli U2. Nel 1997 torna anche in Italia, ‘convocata’ al microfono da Eros Ramazzotti che la vuole accanto per “Cose della vita (Can’t stop thinking of you)”, nuova versione di uno dei suoi classici, che contribuira’ al successo che il cantautore romano ancora oggi mantiene fuori dai confini italiani. Nemmeno due anni dopo esce “Twenty Four Seven”, ufficialmente il suo ultimo album di inediti, che non ottiene risultati adeguati allo status di Tina Turner ma che esplodera’ in un omonimo tour che viene ancora oggi considerato il piu’ importante della sua carriera, non solo anche perche’ il piu’ remunerativo, ma anche perche’ e’ durante quel tour che Tina Turner annuncia il ritiro dalle scene; ha poco piu’ di 60 anni. Sporadiche apparizioni a parte (una anche con la nostra Elisa nella canzone “Teach Me Again”, singolo inserito nel film corale “All the Invisible Children”), torna a pubblicare qualcosa di nuovo nel 2009, ma non e’ sola, si accompagna alle cantanti svizzere Regula Curti e Dechen Shak-Dagsay, si tratta di un gruppo spiritual chiamato Beyond, un progetto che combina canti buddisti e musica corale cristiana. Quattro album ma poco successo. Si puo’ dire che da un certo momento in poi Tina Turner si e’ fatta abbracciare dal pubblico di tutto il mondo piu’ come icona che come cantante, dieci anni fa, per esempio, a 73 anni, e’ la persona piu’ anziana ad apparire sulla cover dell’edizione tedesca di “Vogue”. Nel 2016 annuncia la lavorazione di “Tina”, un musical ispirato alla sua vita che esordisce a Londra nell’aprile 2018 con Adrienne Warren nel ruolo principale, e che viene ripreso a Broadway nell’autunno del 2019. A testimonianza del fatto che la grandezza del rock, specie quando scaturito da storie cosi’ straordinarie, e’ eterna, nel luglio del 2020 il dj Kygo, uno dei principali del mondo, pubblica una nuova versione di “What’s Love Got to Do with It” e questa, raggiungendo la vetta della classifica inglese, permette alla Turner di battere un nuovo record: e’ l’unica artista ad avere una hit nella top 40 in sette decenni consecutivi nel Regno Unito. Accanto a quello che poi e’ stato il compagno di una vita Erwin Bach, Tina Turner affronta di tutto: una carriera emozionante come una montagna russa che sale e scende vertiginosamente, tante malattie, alcune delle quali letali, tanto da risultare anche iscritta a Exit, un’associazione che guida il processo nei casi di suicidio assistito; la morte di ben due figli, Craig Raymond Turner nel 2018 e Ronnie nel 2022. Lati oscuri di quella che ricorderemo per sempre come una delle piu’ esemplari ed eccezionali storie di leggende del rock. 

“Sono profondamente scosso dalla notizia della scomparsa di una delle più grandi artiste di tutti i tempi, una grande donna, un’icona mondiale. Tina è stata per tutti noi un simbolo sotto ogni forma, artistica e umana. Perdiamo il meglio, una persona straordinaria. Ciao Tina, ti sarò sempre riconoscente”. Così Eros Ramazzotti ha commentato la notizia della morte di Tina Turner ma non è stata l’unica star a rendere omaggio.

Da Diana Ross ad Angela Bassett che ne aveva interpretato il ruolo in “What’s Love to do with it”, ma anche la Casa Bianca e la Nasa: dopo l’annuncio della morte della Regina del Rock, Tina Turner, sono scattati gli omaggi. “Un’icona, la sua scomparsa è una perdita immensa”, ha detto la portavoce del presidente Joe Biden, Karine Jean-Pierre, lei stessa una fan. Turner è morta oggi in Svizzera, dove viveva da anni vicino a Zurigo, dopo una lunga malattia. “Sono triste, sono sotto shock”, ha twittato Diana Ross, postando una foto che le ritraeva assieme all’altra sua contemporanea. La Bassett, che per il ruolo di Tina nel film del 1993 diretto da Brain Gibson era stata candidata agli Oscar, si è detta onorata di averla conosciuta: “Ci ha dato più di quel che potevamo chiederle, ci ha dato se stessa”. Per Viola Davis, Tina Turner è stata “iconica, bellissima, una sopravvissuta, brillante” e “il nostro primo simbolo di eccellenza”. E anche Gloria Gaynor ha salutato “una leggenda iconica che ha aperto la strada a tante donne nella musica rock, sia nere che bianche”. Tributi sono arrivati da due Rolling Stones: Mick Jagger, che aveva cantato in duetto con Tina durante il Live Aid del 1985, l’ha definita “una meravigliosa amica e una cantante di enorme talento, buffa, piena di calore e una fonte di ispirazione. Mi ha aiutato tanto quando ero giovane”. E anche Ronnie Wood ha ricordato “una grande amica della nostra famiglia”. E dopo la Casa Bianca, anche la Nasa ha omaggiato la cantante: “La migliore. La sua legacy vivrà per sempre tra le stelle”. L’immagine era quella di un firmamento ripreso dal telescopio Hubble, “le cui scintille ricordano gli abiti che lei indossava in scena”, ha spiegato l’agenzia spaziale Usa su Twitter in un messaggio che ha commosso i fan.

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