L’arte dolciaria a Caltanissetta e variegata e contestualizzata al periodo vissuto.
Ci sono le “ossa di morto” per il 2 novembre, le sfingi di San Giuseppe a Marzo e le “Spine Sante” a Pasqua.
Si tratta di “dolci conventuali” perché nati all’interno dei monasteri femminili che, curiosamente, sono stati anche antesignani di laboratori di pasticceria. Basti pensare alla storia della frutta martorana, chiamata così proprio in onore del monastero nel quale è nata la ricetta.
Caltanissetta, per lungo tempo, non ha avuto il proprio dolce conventuale ma questa assenza non era frutto di scarsa creatività culinaria delle religiose quanto di memoria storica troppo corta.
A raccontare la loro storia travagliata è l’Associazione Duciezio:
Sono stati gli attivisti del Comitato Santa Croce – capitanati dal maestro pasticciere Lillo Defraia – a colmare questo vuoto. Essi, infatti, sono riusciti a scoprire l’esistenza di ben due straordinari dolci che preparavano le monache Benedettine del Monastero di Santa Croce: la “spina santa” e le “crocette”.
Il loro ricordo si sarebbe perso completamente se le ultime suore, nel 1908, prima di lasciare la città, non avessero rivelato la ricetta ad alcune converse del quartiere “Badia”.
Con determinazione e amorevole pazienza, il maestro Defraia e gli attivisti del Comitato Santa Croce sono riusciti a conquistare la fiducia delle pie donne e a carpire il segreto delle due ricette.
La SPINA SANTA è un biscotto eccezionale e veramente delizioso. È chiamato così perché ha la forma di spina “insanguinata” e anche perché veniva preparato dalle monache il Giovedì santo.
L’effetto scenografico della sua presentazione è formidabile. Le spine sante, infatti, vengono esposte in cerchio per rappresentare la struggente corona di spine che venne collocata sul capo dell’Ecce homo.
Per rinforzare l’immagine, le Benedettine mettevano sopra la corona dei biscotti, un’altra corona realizzata intrecciando alcuni rami spinosi di marruca. Questa sorprendente specialità dolciaria si prepara con farina di grano locale e mandorla che viene addolcita con zucchero e miele, lavorata con un po’ di albume e aromatizzata con un pizzico di scorze di arancia e di limone grattugiate.
Il ripieno è affidato al seducente gusto di un’esclusiva confettura di gelsi e cotognata; e dulcis in fundo… la punta della spina viene bagnata nel cioccolato fondente. La maniera più gaudente per gustare la Spina santa è quella di mangiarla partendo dalla parte con la confettura, per poi finire con il sapore del cioccolato fondente che dà il colpo di grazia alle papille gustative.
Foto di copertina dell’Associazione Ducezio ritrae il maestro Defraia e la spina santa