Fatti dall'Italia

Carceri: torture su detenuti, sospesi 23 agenti

Ventitré agenti della polizia penitenziaria di Biella sono stati sospesi dal servizio con l’accusa di torture nel carcere della città piemontese commesse su tre detenuti. L’ordinanza di misure cautelari interdittive emessa dal Gip Valeria Rey ed eseguita oggi dai carabinieri del Nucleo investigativo di Biella segue di oltre un mese l’arresto del vice comandante pro tempore dell’istituto penitenziario messo ai domiciliari lo scorso 6 febbraio.

Le indagini, inizialmente nei confronti di 28 agenti di polizia penitenziaria, sono partite il 3 agosto 2022 da una denuncia per minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale presentata dallo stesso Comandante arrestato nei confronti di un detenuto, dove si parlava della “necessità” di impiegare del nastro adesivo per contenerlo nonostante fosse già ammanettato.

L’inchiesta ha svelato come non si fosse trattato di un caso isolato ma di un “metodo punitivo – fa sapere la Procura di Biella – ed un clima di generale sopraffazione creato e coltivato dal vice-commissario, con la complicità o la connivenza di altri agenti della polizia penitenziaria”. I pm hanno ipotizzato i reati di falso ideologico, abuso di autorità e lesioni in particolare per alcuni episodi in cui detenuti sono stati “colpiti con calci pugni e schiaffi mentre erano ammanettati e denudati”.

In base alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo è stato possibile ipotizzare che le condotte configurassero il reato di tortura di stato “apparendo indubbio” che “contenere su tutti gli arti un detenuto, denudarlo, aggredirlo, insultarlo e minacciarlo configuri un trattamento inumano e degradante”.

L’accusa degli inquirenti guidati dalla Procuratrice Maria Teresa Camelio troverebbe “precisi elementi di sostegno”, scrive il Gip in metodi che possono “essere definiti crudeli, determinando nei detenuti una serie di sofferenze fisiche e di umiliazioni non necessarie”.

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