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Nove milioni al voto per Comunali, partiti tastano polso per le politiche. Seggi aperti solo domenica, spoglio lunedì

Quasi 9 milioni di elettori (8.896.929) e un totale di 978 comuni interessati dal rinnovo di sindaco e consiglio comunale: è la fotografia delle elezioni che si terranno domani. Si tratta di un election day perché, insieme alle Comunali, si voterà anche per cinque quesiti referendari sulla giustizia. Per i candidati a sindaco l’eventuale ballottaggio si disputerà domenica 26 giugno. I seggi rimarranno aperti nella sola giornata di domani, dalle ore 7 alle 23: lo spoglio partirà subito alla chiusura dei seggi per referendum e poi dalle 14 di lunedì si procederà allo scrutinio delle schede delle elezioni comunali e, laddove vi siano, circoscrizionali.

Per accedere ai seggi non è più obbligatoria la mascherina chirurgica, come era stato invece inizialmente previsto dal governo: è solo “fortemente raccomandata”. Si voterà in 142 comuni superiori a 15mila abitanti e 836 pari o inferiori ai 15mila abitanti. Al voto ci sono 22 capoluoghi di provincia (Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona, Viterbo) e 4 capoluoghi di Regione: Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo.

Per quanto riguarda la mappa politica di queste elezioni comunali la sfida appare particolarmente importante per il centrodestra che parte da una posizione di vantaggio. Tra le città capoluogo, infatti, 16 sono attualmente governate dal centrodestra (Alessandria, Asti, Catanzaro, Como, Frosinone, Genova, Gorizia, L’Aquila, La Spezia, Lodi, Monza, Oristano, Piacenza, Pistoia, Rieti e Verona), 4 dal centrosinistra (Cuneo, Lucca, Padova e Palermo), 2 da coalizioni civiche (Belluno e Parma), mentre 4 sono i comuni commissariati (Barletta e Taranto dopo un voto di sfiducia, Messina e Viterbo a causa delle dimissioni del sindaco).

Le sfide principali e più significative a livello nazionale sono Verona dove il sindaco uscente Federico Sboarina, ex leghista ora passato a Fratelli d’Italia si contenderà la guida del comune con Flavio Tosi, anche lui ex Carroccio, sostenuto da Forza Italia e – anche questa novità interessante – da Italia Viva di Matteo Renzi, e con l’ex calciatore Damiano Tommasi che scende in campo per il centrosinistra.

Ma anche da L’Aquila potrà giungere un segnale di rilievo per le due coalizioni nazionali perchè qui va in scena il primo esperimento di campo largo con il Pd guidato dalla deputata Stefania Pezzopane che raccoglie il consenso di M5s e Italia Viva.

Palermo, su cui il Movimento Cinquestelle ha fatto una forte scommessa, la sfida è aperta: il centrosinistra insieme a M5s sostiene Franco Miceli mentre il centrodestra unito schiera Roberto Lagalla. Azione e Più Europa presentano Fabrizio Ferrandelli. Per quanto riguarda le modalità di voto nei comuni fino a 15mila abitanti si può tracciare un segno sul nominativo del candidato sindaco o sul contrassegno della lista collegata al candidato sindaco o anche sia sul candidato sindaco che sulla lista collegata al medesimo candidato sindaco: in ogni caso, il voto viene attribuito sia alla lista di candidati consiglieri che al candidato sindaco collegato.

Viene eletto primo cittadino il candidato che ottiene il maggior numero di voti. In caso di parità di voti si procede ad un turno di ballottaggio domenica 26 giugno tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. Nei Comuni con più di 15mila abitanti è possibile tracciare un solo segno sul rettangolo con il nominativo di un candidato sindaco, senza cioè segnare alcun contrassegno di lista: in questo caso il voto viene attribuito solo al candidato sindaco prescelto.

Si può anche tracciare un segno solo sul contrassegno di una delle liste oppure tracciare un segno sia sul nominativo del candidato sindaco che su una delle liste collegate al medesimo candidato sindaco: in entrambi i casi il voto viene attribuito sia al candidato sindaco che alla lista collegata. E’ possibile, inoltre, esprimere un voto disgiunto, tracciando un segno sul nominativo del candidato sindaco ed un altro segno su una delle liste ad esso non collegata: in questo caso il voto viene attribuito sia al candidato sindaco che alla lista non collegata. Diventa sindaco al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno).

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