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Caltanissetta, Francesco Petrantoni vince il Cuneo Film Festival con un documentario sul lustrascarpe Giuseppe Romano

Il 19enne Francesco Petrantoni ha vinto il concorso “Cuneo film festival” con il mini documentario “a Botta du Mastru” dedicato a Giuseppe Romano, il lustrascarpe che per decenni ha montato il suo ombrellone in Corso Umberto I a Caltanissetta diventando ormai un’istituzione.

“Mi sono diplomato l’anno scorso a Caltanissetta al Liceo Ruggero Settimo e ho iniziato a frequentare a Milano l’Istituto Europeo di Design, indirizzo arti visive e video design – ha raccontato Francesco -. Apprezzo molto lo stile di Gianfranco Rosi e vorrei diventare un documentarista di pedinamento. Ho deciso di non perdere troppo tempo prima di mettermi alla prova e, all’inizio di quest’anno, ho deciso di cimentarmi in uno short documentary”.

Al concorso si erano presentati oltre 200 lavori, distinti tra la categoria dei documentari e quella dei cortometraggi. Molte erano tematiche con risvolti sociali ma il regista ha spiegato che voleva lasciare la sua creatività libera di muoversi senza essere imbrigliata in argomenti potenzialmente gettonati ma non completamente affini alla sua visione. La sua idea, che poi è risultata vincente, era quella di raccontare “un mestiere” e la passione che una persona ripone nel suo lavoro. E’ stata sua madre, Lisandra Spadaro, a suggerirgli un “viaggio nel tempo” tornando a Caltanissetta per raccontare la storia del lustrascarpe Giuseppe Romano.

“Ho accolto l’invito ma avevo ancora qualche perplessità perché temevo che l’approccio voyeristico e l’obiettivo sempre puntato poteva generare qualche imbarazzo. Dopo aver conosciuto Giuseppe e acceso la telecamera mi sono subito ricreduto e ho trovato davanti a me una persona disponibile e affabile, appassionata del suo lavoro e onorata di poter raccontare, attraverso un documentario, la passione per quel lavoro nato per caso”.

Giuseppe Romano, infatti, ha iniziato questo mestiere per necessità. Insieme al padre e al fratello ha preso in mano gli attrezzi del mestiere e ha iniziato ad andare in piazza alla ricerca di clienti per guadagnare qualche lira da portare a casa. Dopo poco tempo si è accorto che ebano, grasso e lucido non erano strumenti di lavoro ma dei veri e propri compagni di viaggio. E quel tempo dedicato alla cura delle scarpe si è trasformata in una amorevole passione che portava le persone, soprattutto la domenica e i festivi, ad andare a cercare il lustrascarpe, prendere il numero e attendere il proprio turno.

Guarda il cortometraggio

“Quando abbiamo girato il documentario, con supporto di mio padre, Toti Petrantoni, e di mio nonno Gaetano che si sono prestati come comparse, la piazza era completamente vuota. Ascoltando la storia di Giuseppe sono rimasto affascinato dal pensiero che, proprio in quel punto, qualche decennio fa, nella strada in quel momento deserta, in realtà, c’era una fila di persone. E il mio stupore è rimasto tale quando il lustrascarpe mi ha raccontato che, nonostante i tempi e le abitudini siano cambiate, c’è ancora chi lo cerca e gli chiede di prendersi cura delle sue scarpe perché la mano del maestro, che io ho voluto riproporre con il titolo del documentario direttamente nel dialetto nisseno <<‘a Botta du Mastru>>, non eguaglia nessuna macchinetta automatica”.

Francesco Petrantoni, oltre i complimenti della giuria e l’applauso del pubblico, a Cuneo ha ottenuto un trofeo e la conferma di avere un talento di cui prendersi cura. Il neo regista, proprio come il lavoro del lustrascarpe, nel suo futuro dovrà maneggiare con attenzione la sua arte, rimuovere la polvere che la opacizza, lucidarla e poterla presentare, in mostra, al grande pubblico. Un compito che non lo intimorisce ma, al contrario, lo stimola a dare il meglio di sé.

Nella foto: Francesco Petrantoni e Giuseppe Romano durante le riprese del documentario

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