La realtà virtuale applicata allo sport

Era il 2005 quando la Wii venne presentata per la prima volta alla stampa; da quel momento alla commercializzazione vera e propria passò un altro anno e, per alcuni paesi del mondo, addirittura tre. Stiamo parlando di una delle console più vendute della Nintendo e per chi era giovane e nerd in quegli anni, ma non solo, rappresentava quasi un must. Cosa aveva di speciale? Sostanzialmente il fatto che alcuni accessori consentissero di interagire fisicamente con i videogiochi e in particolar modo la raccolta Wii Sports risultò essere una precorritrice di ciò che oggi possiamo osservare a ben altri livelli. Era possibile giocare a tennis, pugilato, bowling, golf e baseball stando comodamente nel salotto di casa e avendo quasi la sensazione di fare la stessa fatica fisica di chi giocava realmente. Quando diciamo che diventò quasi imprescindibile anche al di là della passione per il gaming, intendiamo dire che per molti divenne sostanzialmente un modo comodo ed economico di fare attività sportiva senza uscire di casa: consentiva infatti di scegliere la modalità di allenamento in base al livello di abilità, monitorando man mano i progressi. Insomma, un’antesignana di quello che oggi viene realizzato in modo molto più avanzato e complesso dalla realtà virtuale, che tocca ambiti di applicazione tra i più disparati: dai videogame ambientati in luoghi storici e dall’inestimabile valore culturale e artistico all’attività sportiva di ogni genere e a qualunque livello venga praticata.

E proprio quest’ultima sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti, grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie e all’innovazione che consente agli atleti, amatoriali e professionisti, di svolgere allenamenti completi e assolutamente reali, in qualunque contesto si trovino. Qualche anno fa era necessario lo schermo di una TV e un accessorio che consentisse di praticare uno sport avendo la sensazione manuale di colpire realmente una palla o un avversario, nel caso della boxe; oggi basta semplicemente indossare un visore per ritrovarsi completamente immersi con tutto il corpo in una dimensione fatta di sudore e fatica. Questa sorta di allenamento del futuro è chiamato virtual fitness e, stando ad alcune ricerche, almeno sette americani su dieci considerano ormai superato il concetto di palestra e preferiscono svolgere attività fisica all’interno delle mura domestiche. È possibile anche interagire con altri attraverso il proprio avatar e scegliere la tipologia di muscolatura più rappresentativa; dopodiché ci si può dedicare ai cosiddetti virtual workout o alla cyclette e altre discipline utilizzano le fitness room.

Ma prima ancora che la realtà virtuale si affacciasse al mondo dello sport, contribuendo ad ampliare il sistema di allenamento degli atleti, gli ambiti di applicazione digitale erano già piuttosto ampi in settori come quelli degli eSport o del gaming. E non parliamo soltanto di meri passatempi, ma di veri e propri campionati e tornei organizzati in piattaforme specializzate come PokerStars Casino o eSports Academy: dalle slot al calcio, passando per il tennis e qualunque altra forma di intrattenimento in cui è possibile competere con altri avversari o semplicemente contro se stessi, per aggiudicarsi un jackpot finale o la scalata del ranking. È inoltre diffusa da tempo anche per quegli sport che ben si prestano alle simulazioni digitali: pensiamo ad esempio alla Formula 1 o alle corse motociclistiche, in cui i piloti possono allenarsi attraverso dei dispositivi che riproducono la sensazione di guidare realmente.

E questa sorta di simulazione della realtà sta toccando sempre più ambiti grazie allo sviluppo delle tecnologie: un tempo si correva da casa con il tapis roulant, oggi si indossano i visori, senza alcuna necessità di collegarsi a un computer o uno smartphone, e si viene proiettati direttamente all’interno di una palestra virtuale. In molti hanno ripreso a fare allenamento dopo anni di inattività grazie a questi sistemi innovativi. Si stanno inoltre svolgendo anche studi molto interessanti su quelli che sono gli effetti reali sulla salute e sulle prestazioni del corpo, anche in base alla fatica affrontata e allo sforzo realmente effettuato. Una cosa è certa: l’approccio, per molti settori, è già cambiato e i benefici apportati potrebbero essere enormi, a qualunque livello.

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