Agricoltura

Caltanissetta, Agromafie: Dia, mani su affari in continua crescita da 24 mld

“Oggi non c’e’ un anello della filiera agroalimentare in cui le mafie non abbiano messo le mani”. Lo ha detto il vice direttore operativo della Dia, il generale di brigata Nicola Altiero, intervenuto a Caltanissetta, nel corso del convegno dedicato alle agromafie nell’ambito di “Antimafia itinerante”, evento promosso per i 30 anni della Dia.

“La morsa mafiosa – ha aggiunto – impone le loro regole stabilendo i prezzi di mercato e riciclando denaro di provenienza illecita. Soggetti che disponendo ingenti risorse economiche decidono d’investire su settori legali, in particolare in quello agroalimentare”.

Nell’ultimo biennio, e’ stato detto, c’e’ stato un incremento del fatturato del 12,4%, cioe’ un volume d’affari pari a 24,5 miliardi di euro. “La mafia e’ entrata anche nel settore della logistica”, ha detto Altiero che ha aggiunto che “dalla grande distribuzione passa il 70% dei prodotti”. Peraltro, nel settore agricolo “c’e’ una manodopera disposta a guadagnare pochi euro l’ora”.

“In questo hinterland territoriale c’e’ un regime fondato sull’intimidazione mafiosa imponendo una servitu’ ai mafiosi”, ha poi detto il procuratore facente funzioni della Dda di Caltanissetta, Roberto Condorelli, analizzando il fenomeno dell’agromafia nelle province di Caltanissetta e di Enna. Altro fenomeno nel territorio nisseno e’ quello relativo alla imposizione e monopolizzazione di forniture di determinati prodotti. Il procuratore ha evidenziato che nel territorio nisseno non sono stati riscontrati particolari episodi di caporalato. Nel territorio gelese c’e’ la “metodica di distruzione delle recinzioni dei fondi con gli animali che distruggono le colture.

Durante il periodo estivo l’incendio dei terreni prima della mietitura creando dei danni a chi vorrebbe fare attivita’ agricola”. Molti imprenditori agricoli sono stati costretti a “svendere la loro proprieta’ o chiedere protezione”. Altro fenomeno, in particolare nella provincia ennese, e’ quello dell’accaparramento dei contributi dell’Unione europea. I clan avrebbero costretto alcuni imprenditori a dare in locazione alcuni terreni “che hanno fruttato contributi europei 100 volte superiori rispetto al pagamento della locazione”

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