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La trasformazione digitale della pubblica amministrazione italiana alla prova dei fatti

L’8 dicembre 2020 è iniziata la fase sperimentale del piano “Italia Cashless” voluto dal governo. L’iniziativa intende incentivare la diffusione degli acquisti tramite carte di credito, carte di debito, bancomat e app di pagamento con l’obiettivo di scoraggiare l’utilizzo del contante. In questo modo sarà più facile per le autorità tracciare le transazioni e di conseguenza contrastare l’evasione fiscale.

Questa prima fase – che durerà fino al 31 dicembre e che è stata per questo battezzata “Cashback di Natale” – prevede un rimborso del 10% per le operazioni di acquisto tramite carte o app, escludendo gli acquisti online. Sarà quindi possibile ricevere un rimborso per tutto il resto – dagli acquisti al supermercato ai farmaci. Il tetto del rimborso è di 15 euro per singola operazione fino a un massimo di 150 euro, e sarà erogato entro il 28 febbraio 2021 a patto che si sia effettuato un minimo di 10 acquisti. Dal 31 dicembre in poi resterà il tetto di 15 euro per singola operazione, mentre il rimborso sarà di 150 euro al massimo per ognuno dei due semestri, da gennaio a giugno e da luglio a dicembre.

La speranza è che la possibilità del rientro economico sia sufficientemente appetibile da superare lo scoglio della sfiducia di molti cittadini italiani nei confronti delle iniziative digitali del governo. È ancora fresco, infatti, l’insuccesso di Immuni, l’app di tracciamento dei contagi sviluppata per contenere la pandemia da coronavirus, dovuto da una parte a problemi tecnici dell’app stessa, dall’altra alle difficoltà strutturali del sistema sanitario a sfruttarla in maniera efficiente. Un altro elemento che ha contribuito allo scetticismo generale nei confronti dell’adeguatezza dei servizi digitali pubblici è stato il grave malfunzionamento del sito dell’INPS tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, in occasione dell’erogazione dei sostegni economici alle partite IVA – disguido che è giunto addirittura a mettere a rischio i dati personali dei cittadini.

D’altronde la digitalizzazione dei servizi pubblici è un obiettivo ormai imprescindibile, e non solo nel contesto italiano: basti pensare che ben il 20% delle risorse messe in campo dal programma NextGenerationEU sarà destinato proprio all’innovazione digitale. La modernizzazione della pubblica amministrazione – inclusi il sistema giudiziario e sanitario – a livello europeo è infatti uno degli obiettivi chiave della ASGS (Annual Sustainable Growth Strategy) per il 2021. Una strategia che vede l’Unione impegnata nel tentativo di rispondere all’emergenza provocata dalla pandemia da coronavirus con una progettualità di ampio respiro, che vada oltre la contingenza, per creare nuova prosperità e infondere vitalità all’economia europea.

La possibilità di accedere ai fondi stanziati da NextGenerationEU, però, non è sufficiente per rispondere alle difficoltà italiane. Come ha sottolineato Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, è di fondamentale importanza che l’Italia sappia cogliere l’occasione per riformare profondamente i punti più deboli del sistema paese e adottare un approccio strategico agli investimenti: “Con il Next Generation EU l’Italia può reinventarsi ancora una volta. È un’opportunità per decidere come dovrà essere il suo futuro. Questa è la posta in gioco. Next Generation EU porterà un’ondata senza precedenti di investimenti pubblici per l’economia italiana, ma questo solo se l’Italia entra in gioco”. Un invito, dunque, a mettere in campo azioni utili alla ripresa, ma con uno sguardo attento agli obiettivi sul medio e lungo termine: tra i punti più rilevanti in agenda, la capacità di attrarre investimenti esteri, disincentivati proprio dall’arretratezza della pubblica amministrazione.

La digitalizzazione dei servizi pubblici è una delle tappe più urgenti di questo processo di riforme: l’Italia – insieme alla Grecia – è infatti fanalino di coda in Europa secondo il DESI, il Digital Economy and Society Index, che riassume diversi indicatori riguardanti la competitività digitale nei paesi dell’Unione. Sono diversi i parametri valutati dall’indice, come la possibilità per gli utenti di compilare documentazione online destinata alla pubblica amministrazione, la disponibilità di modulistica online precompilata, i servizi digitali destinati alle imprese, la disponibilità e regolamentazione degli open data, l’usabilità delle piattaforme digitali: parametri che dimostrano un’attenzione sia agli aspetti quantitativi che a quelli qualitativi dei servizi erogati.

I risultati italiani sono fortemente discontinui: per fare un esempio, nel 2019, in Europa, il 67% degli utenti internet ha dichiarato di aver utilizzato strumenti digitali per entrare in contatto con la pubblica amministrazione, segnalando un incremento. In Italia, nonostante la possibilità di accedere ai servizi della pubblica amministrazione in forma esclusivamente digitale tocchi il 90%, solo il 40% degli utenti internet si è affidato a questo mezzo. La trasformazione digitale ha infatti subito un’accelerazione esponenziale in tutta Europa come conseguenza dell’isolamento domestico e della diffusione dello smart working. La scarsa disponibilità di servizi digitali in Italia rischia quindi di porre un freno alla ripresa: per questo l’implementazione di sistemi sempre più digitalizzati non solo è un’azione auspicabile, ma un asset indispensabile a generare competitività.

L’attesa dei fondi stanziati da NextGenerationEU ha naturalmente generato aspettative nei cittadini italiani. L’iniziativa del Cashback di Natale è un passo che va nella giusta direzione, ma che da solo non può bastare. Il governo dovrà investire nell’implementazione di altri servizi digitali relativi alla pubblica amministrazione e prestare una particolare attenzione alla loro efficienza per riconquistare la fiducia dei cittadini.

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