Rassegna stampa

Caltanissetta, assenteismo all’UREGA: 20 capi di imputazione per i 10 indagati

CALTANISSETTA – Riprese delle telecamere installate dagli investigatori delle Fiamme Gialle e appostamenti dei militari. Sono questi gli elementi che hanno portato alla scoperta dei presunti casi di assenteismo da parte di dieci dirigenti dell’ufficio Urega di Caltanissetta, sospesi a seguito dell’ordinanza emessa dalla gip Graziella Luparello.

I casi di assenteismo nella sede dell’Ufficio regionale per l’espletamento di gare per l’appalto di lavori pubblici, ospitata al Cefpas, ha destato sconcerto anche per i nomi dei soggetti coinvolti. Una struttura importante per cercare di snellire gli iter burocratici, dove invece c’era chi si allontanava anziché lavorare, secondo le indagini. Proprio nelle pagine dell’ordinanza sono analizzati capillarmente i vari episodi di truffa e falsa attestazione di presenza.

Nei guai sono finiti Salvatore Falzone, 66 anni, di San Cataldo, Roberto Lauricella, 59 anni, di Agrigento, Domenico Melilli, 62 anni, di Caltanissetta, Gabriella Dell’Utri, 58 anni, di Caltanissetta, Domenico Michele Bonelli, 63 anni, di Caltanissetta, Alfonso Tumminelli, 59 anni, di Caltanissetta, Marco Giovanni Bonura, 58 anni, di Caltanissetta, Domenico Di Mare, 61 anni, di Riesi, Carlo Turco, 56 anni, di Caltanissetta e Marco Sferrazza, 55 anni, di Montedoro. A difenderli gli avvocati Massimo Dell’Utri, Rosario Di Proietto, Giuseppe Panepinto, Davide Schillaci e Walter Tesauro.

Gli episodi finiti sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori coprono un arco di tempo che va dal novembre 2018 al novembre del 2019: venti in totale i capi di imputazione che al momento sono contestati ai dieci indagati destinatari di misure cautelari. Un’indagine che aveva preso il via da un esposto anonimo inviato al comando della Guardia di finanza il 27 settembre 2019. Comunque, l’inchiesta potrebbe avere ulteriori appendici visto che l’attività delle Fiamme Gialle non si è ancora esaurita.

Questo è ciò che scrive la gip Luparello nella sua ordinanza: «Gli indagati, nel periodo oggetto dell’indagine, si recavano nei locali dell’ufficio per uscirne poco dopo, omettendo la registrazione mediante badge dell’allontanamento dal luogo di lavoro. In questo modo la presenza in servizio risultava essere meramente virtuale, con pregiudizio per l’ordinario svolgimento dell’attività e per l’immagine della pubblica amministrazione».

Stando a quanto riferito dagli investigatori dovranno adesso essere quantificate le somme di denaro indebitamente percepite dagli indagati e, qualora le accuse vengano confermate, gli atti saranno trasmessi alla Corte dei Conti per il recupero delle stesse somme.

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