Dal Vallone

Zona Madrice Mussomeli: Quartiere silenzioso e in speranzosa attesa di … risveglio

MUSSOMELI – La Madrice, il quartiere, il suo centro storico, la sua evoluzione e l’auspicio dei matricesi. Un periodo circoscritto a quasi 80 anni di storia matricese: Dal 1940 al 2020. Alla guida della Parrocchia sono stati: Padre Migliore per 36 anni, Padre Paruzzo 3 anni, Padre Galante 7 anni, Padre Incardona 21 anni, Padre Genco (attuale Arciprete in carica) da 10 anni. Intere generazioni sono cresciute fra l’inconfondibile suono delle campane matricesi, i cui rintocchi hanno coperto e coprono l’intero quartiere espandendosi per l’intera la vallata, chiamando a raccolta i parrocchiani, ora per la messa, ora per i Vespri, ed ancora per le attività parrocchiali. Insomma, un articolato suono di campane per diversificare ed individuare l’oggetto della chiamata. Un suono e ritmo diventato familiare ai parrocchiani allorquando, tre volte al giorno, mattina, mezzogiorno e sera, si udivano e tuttora risuonano i rintocchi riconducibili all’Ave Maria, che ricordano la recita dell’Angelus. I tempi sono cambiati e certe usanze ed abitudini sono rimasti, forse, soltanto nei ricordi di pochi. Diversi solerti sacerdoti della diocesi si sono alternati alla Madrice di Mussomeli ed ognuno al termine del proprio mandato, ha lasciato la sua impronta.

C’è da dire che il quartiere, nelle varie epoche, ha risentito, come del resto nel rimanente territorio, del fenomeno dell’emigrazione, col conseguente abbandono delle case, rimaste nell’assoluto abbandono ed ha risentito anche dell’espansione e sviluppo urbanistico che ha registrato la presenza di nuovi insediamenti residenziali, smembrando il cuore del centro storico con le conseguenze ormai note a tutti. Quartiere spopolato, dunque, vita di quartiere ridimensionata, Insomma, un lembo di terra, qualcuno direbbe, ridotto al lumicino, che, tuttavia, trova l’antica dimensione, poche volte all’anno ed esattamente nelle ricorrenze di tradizionali feste matricesi ( Santa Lucia, San Sebastiano, San Giuseppe, ‘a festa du Signuri, quarantore e quaresima. Nella restante quotidianità regna silenzio e soltanto silenzio. Una situazione che i matricesi mal sopportano, tanto che sono stati costretti a costituire un comitato di quartiere che fosse attento e vigile alle problematiche emergenti. I matricesi auspicano una svolta e poiché da sempre la parrocchia è stata considerata un autorevole punto di riferimento, auspicano più autorevolezza, dinamismo, carisma, coinvolgimento e tanta apertura verso il mondo giovanile, che opportunamente coinvolto e guidato, sarebbe capace di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Provarci sarebbe già un buon segno, caso contrario le antiche campane di Terravecchia potrebbero non essere messaggere di auspicate e positive notizie.

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