Rassegna stampa

Marco Corbo, biologo nisseno in California: “Studio se pure cani e gatti possono portare il virus”

“Anche gli animali domestici, e tra questi i cani ed i gatti, possono essere portatori del coronavirus, e quindi riceverlo e trasmetterlo alle persone: ormai siamo molto vicini ad avere la conferma ufficiale…»: è quanto sostiene ildott. MarcoCorbo, un biologo nisseno che proprio oggi compie 30 anni e che, dopo essersi laureato nel 2016 a Pavia con 110 e la lode ed avere conseguito il dottorato con un giudizio superlativo occupandosi di Genetica e Biologia molecolare con la prof.ssa Elena Giulotto- è entrato a far parte dell’équipe del prof. Harries Lewin, un ricercatore che all’istituto di Genomica della città universitaria di Davis (a 25 chilometri da Sacramento, in California), da quando è esplosa l’epidemia assieme ad altri importanti esperti del settore si sta dedicando allo studio su come il Covid-19 può contagiare e come può essere trasmesso.

«Si è partiti dall’idea che la proteina denomina “Ace2”, che è quella “buona” che si trova nel corpo di ogni essere umano – dice Marco Corbo – può essere attaccata da questo virus e stiamo studiando se questa proteina può essere attaccata dal virus in altre specie. Abbiamo cominciato a studiare così 400 specie di animali ed abbiamo visto che quelle più attaccabili sono le scimmie anche perché molto più simili all’uomo, e poi (più a basso rischio) le specie che si trovano negli allevamenti agricoli, come le pecore, i bovini ed i ruminanti in genere, ma anche i cani e i gatti. Adesso stiamo completando due esperimenti per testare che questi animali possono essere contagiati e contagiare l’uomo».

Un aspetto, quest’ultimo, sino ad ora smentito dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) che sostiene come al momento non ci sono “evidenze scientifiche” del fatto che gli animali domestici possano contrarre il Covid-19 trasmettendolo pure agli uomini. «Noi stiamo aspettando il risultato di due esperimenti ed abbiamo una idea compiuta che il contagio può accadere poiché ci sono delle indicazioni chiare e dei riscontri che confermerebbero le contaminazioni –aggiunge il dott. Corbo, che è figlio di Sebastiano Corbo e Maria Aronica, e fratello di Tony (che vive negli Usa e di Gero che fa lo skipper in Turchia – però prima di sbilanciarci vogliamo una ulteriore conferma che dovrebbe arrivare alla fine della fase sperimentale in cui ancora ci troviamo.

Come sapremo al 100% che questi animali possono essere infettati, passeremo allo screening, al fine di individuare quali animali con certezza possono stare vicini all’uomo senza che questo possa correre dei rischi. Una di queste nostre ricerche sta riguardando dei test fatti negli zoo e nelle riserve naturali, durante la quale abbiamo avuto la conferma che anche le tigri sono state trovate positive al coronavirus. Di tutto questo è stata data notizia negli States con un articolo di carattere scientifico che ha avuto come titolo “Broad Host Range of Sars-2 Predicted by Comparative and structural analys of Ace2 in vertebrate (che si potrebbe tradurre in italiano “Ampio raggio ospite di Sars-CoV-2 previsto dall’analisi comparativa e strutturale di Ace2 in vertebrato”».

«Il nostro è un lavoro che si può definire propedeutico e che può risultare particolarmente importante ed utile poiché, capendo come reagisce questa proteina al virus trovata negli animali – aggiunge il ricercatore nisseno – si può arrivare con più facilità a trovare il vaccino giusto. Abbiamo infatti individuato tra l’altro un “modello”simile all’uomo, che è quello delle scimmie, e che in fase di sperimentazione ci può dare le certezze giuste. Del resto sappiamo già chele galline non contraggono il virus, mentre gli uccelli ed i pesci hanno un indice basso di rischio, contrariamente a quello che avviene con le balene che invece hanno alte possibilità di contagio.

Del resto è ormai assodato che l’epidemia si è diffusa in Cina, a Wuhan, dove era praticata la compravendita degli animali piccoli che si sono contagiati tra di loro e che poi hanno trasmesso il virus all’uomo. Tra questi, in particolare i pipistrelli, che venivano pure mangiati vivi e che sono portatori di centinaia di virus diversi, tra cui appunto il Covid-19.

Insomma, la nostra ricerca può essere utile per trovare prima il vaccino e, ovviamente, noi ne saremmo felici, anche perché finalmente potremmo contribuire a trovare l’antidoto ed allo stesso tempo ridare serenità a tutte le popolazioni del mondo, molte delle quali sono ancora sconvolte da tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi…». «Il mio futuro? Al momento non ci penso –conclude il dott. Marco Corbo –vivo a Daviscon la mia fidanzata, una ragazza americana di nome Sarah, e sono felice. Certo che non mi dispiacerebbe rimanere e continuare a lavorare in California…».

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