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Fase 2, Caputo (FI): “Assurdo vietare le attività di parrucchieri, estetisti e tatuatori, decreto Conte penalizza la Sicilia. Chiedo a Musumeci che imponga il nostro Statuto”

PALERMO – “Ancora una volta la Sicilia esce penalizzata dalle decisioni del Governo nazionale. A rischio fallimento intere categorie artigianali e produttive che potevano riprendere le attività con l’adozione di rigidi sistemi di prevenzione sanitaria. Mi riferisco in particolare alle attività artigianali di parrucchieri, sale da barba, centri estetici e di bellezza e per le attività di tatuaggi. Vietarne la ripresa significa decretare il loro fallimento o favorire gli abusivi del settore o peggio, trasformare artigiani in regola in abusivi per necessità”.

Lo afferma il deputato regionale di Forza Italia e componente la Commissione parlamentare Attività produttive, on. Mario Caputo, il quale oltre ad avere presentato un ordine del giorno a nome di tutto il gruppo parlamentare all’ Ars, ha chiesto al Presidente della Regione di intervenire presso il Governo nazionale perché revochi alcune parti del decreto, alla luce anche della petizione che oltre 7.500 parrucchieri hanno firmato e inviato a Roma.

“È il momento di fare prevalere nell’interesse della Sicilia le prerogative del nostro Statuto speciale – conclude il Parlamentare. Non possiamo assistere al fallimento di migliaia di attività artigianali che avrebbero potuto riaprire con l’adozione di misure di distanziamento e igienico sanitarie. Anche perché la Sicilia ha il più basso indice di diffusione del virus e i siciliani hanno dimostrato di sapere rispettare gli obblighi in materia di igiene, sanità e di distanziamento.

Ho chiesto al Presidente Miccichè di fare intervenire tutta la deputazione nazionale di Forza Italia affinché si adottino iniziativa politiche e parlamentari a tutela del sistema artigianale e produttivo siciliano. Intanto, tutto il gruppo parlamentare di Forza Italia in seno all’Ars, in sede di voto alla Finanziaria chiederà il voto dell’ordine del giorno a tutela di queste categoria da inviare al Governo nazionale per la modifica del decreto del 26 aprile”.

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