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Decreto “CURA ITALIA”, anche se tardivo, ma ci aiuterà veramente? Malcontento dei commercialisti nisseni

Emanato il provvedimento “Cura Italia”, il decreto  legge atteso da una settimana, corposo e redatto in un momento di estrema urgenza, ma il Fisco non si smentisce nelle sue manifestazioni, complicate, poco comprensibili  e che si presta a diverse interpretazioni. Ma i cittadini, i datori di lavoro, le imprese e noi, professionisti intermediari, tra il contribuente e il Fisco, sempre poco attenzionati  e spesso bistrattati abbiamo bisogno di regole certe, precise e puntuali, non da interpretare; il provvedimento è promulgato tra l’altro in un momento storico in cui lo Stato deve tutelare i propri contribuenti, che sono il cuore dell’economia, che garantiscono il gettito fiscale che poi “dovrebbe” essere redistribuito al Paese sotto forma di servizi pubblici.”    Così in una nota inviata dal Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti di Caltanissetta, il dott. Giuseppe Fasciana

I nostri imprenditori, lavoratori autonomi e professionisti, sono in ginocchio perché non incassano, alcuni perché chiusi con decreto, altri hanno chiuso volontariamente per mancanza di clienti, essendo fatto divieto (giustamente) di uscire da casa se non per esigenze improrogabili, e per loro il primo pensiero/problema è quello di come pagare i propri dipendenti a fine mese, non potendo licenziare perché vietato dallo stesso decreto, misura più che giusta, che salvaguarda il posto di lavoro, in un momento già critico prima dell’epidemia Covid-19. Ebbene ecco che interviene il decreto, offrendo la possibilità di adire alla Cassa Integrazioni Guadagni in deroga, misura che interviene a sostegno dei lavoratori, integrando la retribuzione ridotta a seguito di conclamata crisi aziendale o motivi oggettivi, quindi questa emergenza epidemiologica ben si addice a quanto previsto dalla normativa. Con il Cura Italia l’ Istituto della CIG è stato esteso a tutte le aziende anche con un solo dipendente, ed è stata prevista la preventiva consultazione sindacale con le più rappresentative organizzazioni del settore. Ma se le attività sono state sospese da un DPCM, il sindacato cosa deve certificare, se non dare atto dell’attuale contingente situazione di crisi. Un legislatore che anziché semplificare e sburocratizzare, dopo dieci giorni dal primo decreto che ha chiuso alcune attività, non ha saputo dare certezze e non ne dà neanche con la pubblicazione del predetto decreto, facendo brancolare nel buio noi operatori intermediari e gli stessi sindacati, per non dire che le organizzazioni sindacali pretenderanno le adesioni dei lavoratori alla propria organizzazione, anche perché dovranno svolgere un immane lavoro gratuitamente; quanto meno è corretto che pretendano la quota sindacale, naturalmente a carico dei lavoratori, piovendo sempre sul bagnato. Per cui anziché sveltire le pratiche che arriveranno da ogni singolo datore di lavoro, capite benissimo che si intaseranno le procedure, in primis presso le organizzazioni sindacali e poi all’INPS, i cui dipendenti lavoreranno in smartworking e quindi non con l’efficacia con cui dovrebbero essere trattate, per non dire che le istanze vanno presentate alla regione siciliana, che con proprio decreto di concessione, invia le liste dei beneficiari all’INPS, che provvederà alla successiva erogazione della prestazione, previo rispetto dei limiti di spesa previsti dallo Stato, sforati i quali, cosa succede? Si bloccano i pagamenti e quindi molti lavoratori si troveranno ad aprile inoltrato senza alcuno stipendio di marzo. A voi le conclusioni.

Altra norma degna di essere menzionata, perché così come annunciata a gran voce dai nostri esponenti del Governo, è sicuramente da applaudire: la concessione per il mese di marzo di una indennità di euro 600 ai professionisti e ai cosiddetti Co.Co.Co., nonché ai lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dell’Ago (Commercianti, artigiani, coltivatori diretti, lavoratori agricoli con più di 50gg.lavorati nel 2019 etc.), provvedendo l’INPS al monitoraggio del rispetto dei limiti di spesa previsti dal Governo; che significa questo, che chi prima arriverà beneficerà del sussidio a discapito di chi, invece, ritarda qualche ora o qualche giorno, perché non ha dimistichezza con l’informatica o perché il commercialista e i suoi collaboratori sono costretti a rimanere a casa per le restrizioni dell’emergenza. Si vocifera che si farà un click-day, già sperimentato dal Fisco per altre agevolazioni, in funzione del quale in una giornata e ad un orario prestabilito è possibile fare la richiesta, quindi una gara informatica, una guerra tra poveri. Secondo voi i contribuenti vanno aiutati in questo modo? L’INPS ben conosce quanti sono gli iscritti alla gestione dell’Ago, così come gli OTD con più di 50gg. lavorate, quindi bastava fare la moltiplicazione tra il numero di iscritti per euro 600 e stanziare dette somme, ed in automatico provvedere alla corresponsione. Ma queste cose vanno richieste? O in uno Stato sociale di diritto che “vuole il bene” dei propri sovventori, dovrebbe avvenire in automatico.

Sempre perché non riceviamo il nostro giusto riconoscimento e per non perdere l’abitudine di lavorare per ferragosto, per Natale, e in piena epidemia, per fare da bancomat al Fisco come intermediari per fare affluire i flussi finanziari nelle casse dell’Erario e trasmettere tutte le più svariate dichiarazioni e comunicazioni da far apparire magicamente sul desktop dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate, ci viene imposto di trasmettere i pagamenti delle aziende anziché il 16 marzo, dopo 4 giorni, il 20 marzo, in piena ordinanza di restrizione veicolare . Si, perchè questo è stato lo spostamento tecnico delle imposte e contributi, con delle eccezioni in funzione del volume d’affari e dell’attività svolta:

  • Aziende con più di 2mln di euro di volume d’affari versano quanto dovuto il 16 marzo, dopo 4 giorni, il 20 marzo, rimanendo invariate tutte le scadenze successive al 20 marzo!!! Forse perché medie e grandi imprese hanno un tesoretto tale da sopportare l’attuale crisi economica?
  • Aziende che svolgono attività considerate particolarmente svantaggiate (bar, ristoranti, pasticcerie, associazioni sportive, ONLUS, case di riposo e di cura per anziani e disabili, asili nido, trasporto merci, trasporto di persone, agenzie di viaggio e altre attività individuate dall’art.61 del Decreto Cura Italia) si vedono differiti i versamenti ricadenti dal 8 marzo al 30 aprile, entro il 31 maggio in unica soluzione o in 5 rate mensile, mentre per loro resta dovuta al 16 maggio l’IVA del 1°trimestre, i contributi previdenziali di artigiani e commercianti, nonchè ritenute e contributi derivanti da lavoro dipendente. Non vengono differite le ritenute di cui agli artt. 25 e 25bis del DPR 600 (ritenute acconto cod. tributo 1040), che devono essere versate entro il 20 marzo, insieme al tassa sulle vidimazioni per le srl.
  • Altre aziende con volume d’affari inferiore a 2mln di euro e non rientranti nelle precedenti attività, quali artigiani, imprese edili, commercianti in genere, si vedono spostare i pagamenti di ritenute di cui agli artt. 23-24 del DPR 600 (ritenute di lavoro dipendente) e contributi previdenziali ed assistenziali e IVA scadenti tra l’8 marzo e il 31 marzo, al 31 maggio in unica soluzione o in 5 rate mensili; per cui tutte le scadenze dei pagamenti dal 1 aprile in poi non vengono differite.

Anziché sospendere in modo univoco tutti i versamenti, unitariamente per tutte le aziende, capite quando parlo di mancanza di chiarezza e di regole incomprensibili, che anche noi addetti ai lavori spesso stentiamo ad interpretare, immaginate i poveri contribuenti italiani!!!!

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