Dalla provincia

San Cataldo, titolare di bar minacciato ed offeso sul web dopo fake news su violenza a cane

SAN CATALDO – Serata da incubo per il titolare di una noto bar pasticceria sancataldese che ha dovuto fare i conti con un post pubblicato su facebook in cui è stato accusato di violenza su un cane. Poche righe che hanno leso la sua reputazione, oltre a dover sopportare il peso di fake news dall’effetto dirompente. Andiamo con ordine per ripercorrere le tappe di una vicenda che avrà numerosi strascichi legali.

Una presunta animalista scrive un post sul celebre social ed “afferma” che il titolare della suddetta attività commerciale, scrivendo senza nessuna remore il nome, ha gettato acqua bollente su una cagnolina che cercava riparo, colpendola anche con dei calci. In breve tempo il post viene condiviso da diverse persone: molti riempiono di insulti il presunto aggressore, giungendo perfino a minacciarlo.

Il web, come talvolta purtroppo capita,si trasforma in improvvisato giudice ed emette il verdetto di colpevolezza; trasporta la sua fame di giustizia sommaria sulla pagina facebook dell’attività commerciale che viene sommersa da centinaia di commenti con contenuti minacciosi, offensivi e drammaticamente violenti.

Situazione che inizia a diventare davvero preoccupante: il titolare della pasticceria “chiude” la pagina sul social. Nel frattempo, dopo aver capito cosa stava accadendo, si reca presso le forze dell’ordine con le immagini del sistema di videosorveglianza per dimostrare la sua totale estraneità ai fatti e l’assoluta infondatezza delle accuse a lui rivolte.

L’onda di livore del web però non si attenua anzi aumenta di intensità poichè alcuni siti di informazione, in spregio alle basilari regole della deontologia professionale e del buon senso, trasformano il post “accusatorio” dell’animalista in un articolo; il tutto senza curarsi della veridicità della notizia data in “pasto” ai lettori.

L’effetto è tellurico: si motiplicano, a centinaia, le condivisioni dell’articolo e crescono proporzionalmente le minacce, in taluni casi addirittura di morte, e le offese anche ai parenti dell’uomo. In breve tempo le sopracitate testate, cacciatrici di click, condivisioni e mi piace, sono “costrette” a cancellare dapprima i commenti e poi lo stesso articolo, dopo aver compreso l’incommensurabile superficialità del loro agire ma, ormai il danno è fatto.

La caccia all’untore si è scatenata: nessuno si cura della veridicità del fatto, ormai è solo una vorticosa spirale di violenza che non si arresta.

Una vicenda che rischia di distruggere la credibilità, costruita con anni di duro lavoro, di un’azienda e mettere a repentaglio molti posti di lavoro. Adesso la parola passa ai legali ed alle forze dell’ordine: non mancheranno sviluppi.

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