Caltanissetta, appello Borsellino. Legale del falso pentito Scarantino: “Come in un Truman show”

CALTANISSETTA, 4 ott. – “Scarantino e’ un burattino le cui fila vengono mosse da sapienti orchestranti”. Lo ha detto Calogero Montante, avvocato di fiducia del falso collaboratore di giustizia, Vincenzo Scarantino nel processo Borsellino quater che si celebra in Corte d’Assise d’Appello a Caltanissetta nei confronti di cinque imputati e che si avvia alla conclusione. Per Scarantino, accusato di calunnia, in primo grado, venne decisa la prescrizione del reato. Il legale, nell’udienza di oggi, ha chiesto l’assoluzione. “La storia di Vincenzo Scarantino ha tutte le caratteristiche di un Truman show”, ha affermato l’avvocato, “possiamo mai imputare al protagonista di questo Truman show una qualche responsabilita’ per condotte lucidamente determinate e volute da altri?”.
Il legale ha evidenziato che Scarantino ha subito delle pressioni esercitate dagli inquirenti e accertate dalla sentenza di primo grado: “Una volta arrestato per una falsa accusa, Scarantino comprende sempre piu’ di essere stato incastrato. Nella sua mente si fa strada l’idea che l’unico modo per uscire da quel tunnel sia cedere alle pressioni dei suoi aguzzini, ed iniziare a collaborare”. L’ex picciotto della Guadagna, ha passato “due anni di inferno tra un carcere e l’altro, vittima di continue vessazioni, minacce ed angherie preordinate. Che scelta ha un uomo normale che si trovi in una situazione del genere se non quella di cedere alle pressioni dei suoi aguzzini? Chiunque avrebbe fatto lo stesso, e probabilmente lo avrebbe fatto anche prima di Scarantino che ha resistito per quasi due anni, passandone di tutti i colori, prima di iniziare la sua falsa collaborazione”. Evidenzia poi che “chiedere la conferma del proscioglimento per prescrizione di Scarantino equivale a chiedere che lo stesso venga riconosciuto colpevole del delitto di calunnia; significa rimanere indifferenti di fronte alle sconcertanti verita’ emerse nel corso del processo di primo grado in ordine all’esistenza del depistaggio e prendersela con l’anello piu’ debole della catena solo per consegnare un capro espiatorio all’opinione pubblica. Noi non possiamo, non dobbiamo, accettare questo compromesso morale; se l’esistenza del depistaggio e’ ormai un dato pacifico, non si puo’ ammettere che Scarantino sia stato qualcosa di piu’ di un mero strumento inerte nelle mani dei depistatori, come pur sostenuto dalla Procura Generale. Se veramente vogliamo assaporare il fresco profumo di liberta’ di cui parlava Paolo Borsellino, dobbiamo rinunciare a qualsiasi compromesso morale e dichiarare a testa alta che Scarantino non c’entra nulla con il depistaggio”.
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