DON  VINCENZO  SORCE : è una figura  da scolpire con una sola parola  : ARDITO :

Alla notizia della sua morte sono stato preso da profondo turbamento e un senso di sottile sconforto mi ha pervaso. Lo conoscevo fin dalla sua adolescenza per essere stati insieme in seminario. Siamo stati , poi, colleghi nell’impegno di assistenza e formazione dei seminaristi . Ha continuato il suo ministero scegliendo fin da giovane il servizio della carità. Ben presto rivelò la sua passione per i disabili, gli ammalati, i bisognosi di aiuto per recuperare una decorosa qualità di vita. E per questo ha promosso numerose iniziative partendo da un piccolo nucleo che ha chiamato Casa Rosetta ed estendendo le attività non solo al territorio nisseno ma anche all’estero. Una impresa che lascia pieni di stupore per l’ardimento con cui ha affrontato le mille difficoltà che lo hanno sempre accompagnato. A me sembra che il primo ad essere stupito “dell’ardimento” sia stato lui stesso e lo ha documentato nel volume “ Il coraggio di osare”. Il coraggio non gli è mancato e ha potuto accendere tante luci di speranza per innumerevoli ragazzi e giovani, soprattutto vittime di nefaste dipendenze, oltre a quelli colpiti da patologie ed handicap di natura. Non è esagerato affermare che era la “ perla” più preziosa della nostra diocesi, in particolare in questo settore, e assistito dalla Provvidenza e con umile e impavido coraggio, s’è fatto sempre più ardito ed ha raggiunto mete di alto prestigio, come stanno a testimoniarlo gli autorevoli riconoscimenti e premi ricevuti, in Italia e all’estero. Non ho inteso tessere un elogio completo e competente, come altri potranno fare meglio di me per la dettagliata conoscenza delle sue attività. Ho voluto esprimere la mia profonda ammirazione per tutto quello che ha fatto all’insegna della carità e del coraggio per superare gli ostacoli con sempre indomabile volontà di bene. Il prevedibile unanime rimpianto si trasformi in un devoto e fervido augurio che il Signore lo ripaghi generosamente, memore della garanzia “ quello che avrete fatto ai miei fratelli più piccoli e più bisognosi, l’avrete fatto a me “ .

Condividi