Roma-Bologna-Catania: traffico illecito illecito di rifiuti, 6 arresti tra cui 4 carabinieri

Due imprenditori e quattro carabinieri arrestati. E’ il bilancio di una operazione, tra Roma, Bologna e Catania, dei carabinieri della tutela ambientale contro il traffico illecito di rifiuti. Le sei persone sono ritenute responsabili a vario titolo dei reati di attivita’ organizzate per il traffico illecito di rifiuti, corruzione e rivelazione del segreto d’ufficio. I due imprenditori sono i titolari di una importante azienda operante nel trattamento dei rottami metallici. Sono in corso numerose perquisizioni.

 L’arresto e’ scattato nei confronti di un 68enne imprenditore di Bologna e del figlio di 47 anni, titolari della Italferro, che, assieme ad altre imprese collegate, smaltiva circa 30mila tonnellate annue di veicoli fuori uso, avviandoli in fonderia senza i dovuti trattamenti e guadagnando cosi’ un ingiusto profitto. Si trattava di carcasse di auto non bonificate e cioe’ di mezzi che, senza essere privati dei materiali e delle sostanze inquinanti (lubrificanti, plastiche, batterie, filtri e motore), venivano compattati e identificati come rifiuti gia’ trattati e idonei alle successive operazioni di riciclo.
Le misure cautelari hanno riguardato anche quattro militari dell’Arma sospettati dalla Procura di Roma di essersi adoperati, dietro compensi in denaro o altre utilita’, per fornire agli imprenditori indagati notizie riguardanti le attivita’ di polizia giudiziaria in corso. Ad indagini in corso, infatti, gli stessi imprenditori hanno cominciato ad agire con piu’ attenzione proprio come se qualcuno li avesse avvertiti di essere oggetto di attenzione da parte della magistratura. Gli accertamenti – e’ stato sottolineato a piazzale Clodio – sono partiti dalla piu’ grande azienda romana di autodemolizione che “ometteva di bonificare le carcasse dei veicoli rottamati prima di conferirli alle altre ditte della filiera.

I militari finiti nei guai sono un luogotenente di 54 anni, gia’ in servizio presso il Noe di Bologna ma sospeso per un’altra vicenda penale: lui fungeva da stretto collaboratore dei titolari della Italferro, tanto da essere stipendiato in nero. Il militare si avvaleva dell’amicizia di altri due sottufficiali dell’Arma, uno impiegato presso il Comando Tutela Ambientale di Roma e l’altro al Comando Provinciale di Catania. Da quest’ultimo, a sua volta in rapporti con un altro collega del Comando Tutela Ambientale di Roma, aveva informazioni sullo stato delle indagini dietro adeguato compenso. Sono state poi denunciate a piede libero sei persone, tra cui un magistrato in pensione, che faceva il presidente del consiglio di amministrazione della societa’ capofila degli imprenditori indagati e un altro luogotenente dell’Arma in servizio al Noe di Bologna. “La Procura di Roma – ha commentato l’aggiunto Michele Prestipino, responsabile della Dda – e’ grata ai carabinieri del Comando Tutela Ambientale per la capacita’ e la risolutezza dimostrata per scoprire questa falla al loro interno e raccogliere prove che hanno consentito di costruire un quadro di gravi indizi di colpevolezza e procedere all’esecuzione dei provvedimenti restrittivi. E’ giusto esprimere gratitudine e rinnovare la fiducia nei confronti dell’Arma sottoposta a un momento di particolare fibrillazione”. Dal canto suo, anche il generale Maurizio Ferla ha ribadito come “la confermata delega alle indagini su nostri militari da parte della Procura vada letta come un atto importante di rinnovata fiducia assieme al riconoscimento della professionalita’ del Comando Tutela Ambientale che puo’ contare su un centinaio di uomini altamente specializzato e qualificato

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