Frutta Martorana Nissena: la tradizione della famiglia Miracolini

Con il passare del tempo alcune ricette si evolvono, subiscono reinterpretazioni o, semplicemente, non risvegliano più l’interesse dei palati. Altre, come la pasta reale, rimangono intramontabili presenze nell’immaginario collettivo.

Pensare alla frutta martorana  vuol dire rievocare il passato. Riportare alla memoria i ricordi di quando si era bambini e, la mattina del 2 novembre, alzandosi si girava per casa alla ricerca del regalo portato dai “morticini”. Della gioia provata quando, dopo aver frugato tra sportelli e stanze, si giungeva a quel pacchettino che racchiudeva quei dolci aromatici e colorati. Ed era quello il momento della “spartizione”. Ognuno osservava bene il vassoio cercando di immaginare quale fosse il più pesante tra il pomodoro e la castagna. Una valutazione attenta che gli avrebbe permesso di gustare una maggiore quantità di dolce. Alla fine della contrattazione tutte le dispute svanivano e non contava più nulla se non l’intenso sapore avvertito in bocca. Ed è proprio quella emozione che, tramandata da padre in figlio, si porta avanti con amore.

Un sentimento che, per rimanere vivo, deve essere trasferito dall’essenza emotiva al cibo. Un compito arduo ma non impossibile. Sono tre, infatti, gli elementi indispensabili che permettono di creare la tradizionale frutta martorana. Zucchero, pasta di mandorla e molta cura per trovare le giuste sfumature di colore. Una procedura che la famiglia Miracolini, giusta ormai alla terza generazione, porta avanti da ben 48 anni.

Dopo la scomparsa del padre il cappello dello chef pasticciere per la frutta martorana è stato raccolto dal figlio Michele. È lui che, due settimane prima della festa di Ognissanti, crea i golosi e coloratissimi dolci. Il segreto di queste apprezzate creazioni, ha spiegato Davide Miracolini, è semplice da raccontare ma non tutti lo sanno mettere in atto.

Serve, innanzi tutto, la qualità delle materie prime. L’impasto deve essere naturale e privo di quegli additivi che, pur mantenendo la martorana morbida nel tempo, fanno perdere il carattere della genuinità.

Il secondo, e ugualmente importante passaggio, è legato alla scultura e pittura dei panetti di pasta reale. L’impasto bianco viene lavorato, modellato e poi dipinto  con una base gialla alla quale si sovrappongono i colori, passati manualmente con il pennello o a spruzzo. L’ultimo tocco è riservato a regalare lucentezza e luminosità al frutto.

“Nel nostro negozio si presentano clienti di tutte le età – hanno raccontato i fratelli Miracolini -. Arrivano per commissionare pacchetti da regalare ai bambini per il giorno di Ognissanti o confezioni da spedire ad amici e parenti che vivono fuori città ma, prima di andare, nessuno rinuncia a una generosa scorta personale”.

La frutta martorana è sempre apprezzata soprattutto nelle tradizionali forme. La ricetta, creata circa un secolo fa dalle suore palermitane, è radicata  nella cultura nissena oltre che siciliana. Qualche volta si vedono creazioni a forma di panini, di rosticceria o di dolciumi ma si tratta di eccezioni curiose o celebrative di un evento. Come il “rollò” per il quale la città di Caltanissetta detiene il guinness dei primati.

Tutte variazioni al tema che non potranno mai togliere “lo scettro” ai frutti. Mele, pere, ficodindia o  banane. Sono queste le forme che non tramonteranno mai e che tutti i clienti cercano quando arrivano davanti al bancone dello storico negozio di famiglia.

Preparare la frutta martorana, dunque, per i fratelli Miracolini, non significa solo rispondere alle ordinazioni dei clienti. Vuol dire rinnovare l’affetto provato dal padre quando insegnava loro a realizzare i dolci ma, soprattutto, portare avanti una tradizione culturale della nostra città. Piccoli gioielli di pasticceria così speciali proprio perché capaci di resistere alle frivole evoluzioni delle mode e del tempo.

 

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  • Una storia di tradizione e sicilianità di grande amore verso la riconosciuta Frutta Martorana Nissena (e sicliana)

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