“E sedutosi… li ammaestrava” : Fateli sedere ( di don Salvatore Callari)

Nella liturgia di questa domenica leggiamo ( l°  e 3°  lettura )  due pagine che in filigrana ci offrono spruzzi di  divertente umorismo.  Ci vogliono occhi di fede e intelligenza intuitiva  per scoprirlo . E’ davvero grazioso l’accostamento del miracolo di Eliseo ( l° lett.) con quello di Gesù  nel Vangelo. Chiamiamo in causa la fede perché dobbiamo sapere scorgere , in essi, il simbolo della Eucaristia e ritenere necessaria una opportuna catechesi per una comprensione, pur minimamente adeguata. Si presenta al profeta  Eliseo  un individuo che offre venti pani per la gente. Ma era in numero di cento e non potevano bastare. Eliseo, tuttavia, comanda : “Dallo da mangiare, ne mangeranno e ne avanzerà.” Nel Vangelo si narra : cinquemila uomini, ci sono cinque pani e due pesci per sfamarli. Gesù: fateli sedere e distribuite. Ne mangiarono e ne avanzarono dodici canestri. Sembrava  che Eliseo scherzasse; sembrava che Gesù scherzasse, ma in tutti e due i casi si verificò l’imprevedibile : il poco bastò per i molti. Se in questo sta il simbolo della Eucaristia , è chiaro che si voglia dire che il pane  disceso dal cielo, come lo chiamerà Gesù, è sufficiente, sempre, per saziare l’uomo  della fame di vita eterna, di cui l’Eucaristia è nutrimento e garanzia. Ci permettiamo, ora, un “pizzico”  di catechesi semplice e globale.. Noi cristiani viviamo “ dentro” il mistero della Eucaristia, come in un grembo che ci accoglie lungo l’arco della intera  vita. Appena in grado di “ capire” riceviamo la Comunione; ci viene detto che è precetto, almeno una volta l’anno; la messa ( eucaristia per eccellenza) è un dovere settimanale; si chiude l’esistenza terrena accompagnati dalla Eucaristia ( il viatico). Abbiamo un lungo periodo per vivere la “trionfale manifestazione eucaristica” ( le quarantore ) , ci esaltiamo con le solenni precessioni eucaristiche. Insomma, l’Eucaristia è davvero la placenta del nostro spirito, per vivere il mistero del pane e del vino. Però, quanto è importante, non solo vivere “dentro” il mistero , ma anche  avere “dentro di noi” nell’intimo del nostro cuore, il mistero dell’amore che è l’Eucaristia, e avere sempre il desiderio di riceverla,  usare  il rispetto e il trattamento “di civiltà  divina”, che si conviene, “sapendo e pensando” con chi si ha da fare.

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