GELA – Rissa tra profughi in una struttura di accoglienza a Gela. Feriti due carabinieri.
In manette un 19enne gambiano che ha aggredito dei connazionali e si e’ avventato contro i militari intervenuti nella struttura di vico Bonodin. Il giovane ha rotto con un pugno una finestra e poi picchiato due connazionali con calci e pugni. Non e’ chiaro cosa ci sia all’origine dello scoppio d’ira. A quel punto, mentre altri ospiti della struttura lo hanno bloccato un operatore ha contattato il 112. Sul posto sono cosi’ arrivati i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Gela, che hanno trovato il 19enne apparentemente calmo in cucina. Alla vista dei militari, pero’, l’uomo ha avuto un ennesimo scatto d’ira, aggredendoli a calci e pugni e provocando lesioni ai malcapitati. Il gambiano e’ stato quindi bloccato e arrestato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale e accompagnato in caserma. Gli accertamenti condotti a suo carico hanno rivelato come l’uomo non fosse nuovo a violenze di questo tipo, poiche’ gia’ qualche anno prima aveva mandato all’ospedale tre ospiti. Su disposizione dell’autorita’ giudiziaria e’ stato portato in carcere in attesa di giudizio.
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Un commento?
Bisognerebbe chiedere ai carabinieri e in genere alle Forze dell'ordine che cosa pensano di questi "incidenti".
Certo che sono tra i primi a rischiare di tutto.
Uno Stato che non riesce a organizzare questa "invasione", magari accogliendo solo donne e bambini, le persone più deboli della catena dei profughi,non ha nulla da rimproverarsi?
Insomma: in alto si decide e "in basso" si eseguono gli ordini che vengono dall'alto.
"In basso" ci siamo tutti coloro che volenti o nolenti subiamo.
Il primo gesto di rispetto che si deve ai "profughi" la cui invasione non conosce sosta, è significare loro attraverso tutti i mezzi dell'informazione nazionale e internazionale, Europa e ONU compresi, che le condizioni socio-economiche del Paese Italia non sono esattamente quelle di un paradiso a prescindere.
E una casa agibile per 5 persone, quando è costretta ad "accoglierne" ancora quaranta e cento oltre
il limite consentito, quella casa crolla. Ma solo dopo tante esplosioni di ogni genere.
Insomma, non c'è più uno Stato, come costituzionalmente inteso all'articolo 3 della nostra Costituzione.
Con ogni evidenza non siamo effettivamente tutti uguali davanti alla legge, senza nessuna distinzione.
Le distinzioni-esplosioni sono quotidiane, come se non fossero bastate quelle autoctone, che non avevamo ancora finito, le persone per bene, di combattere per vincerle.
Dr. Filippo Grillo
Filippo Lei ha ragione , ma se informiamo i profughi che l’Italia (per non parlare della Sicilia in particolare) non è quello che loro credono, i compagnucci delle cooperative sociali finiscono di fare affari!!! Quindi non succederà nulla se non un grande è grave disagio per noi......e per le forze dell’ordine che più di quello che fanno davvero non possono fare!