Bimba gelese di due anni muore prima del trapianto: tre medici del Policlinico di Tor Vergata a processo

Il pm Pantaleo Polifemo contesta a due chirurghi e a un anestesista l’errato posizionamento del catetere prima di un trapianto di midollo. La piccola soffriva di una grave forma di anemia falciforme. Già assolti cinque colleghi

A distanza di cinque anni tre medici del Policlinico Tor Vergata sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Gloria Maria Ascia, la bambina gelese di 24 mesi deceduta durante un intervento per la preparazione al trapianto di midollo osseo. A uccidere la piccola sarebbe stata – secondo il pm Pantaleo Polifemo – un’emorragia provocata da un mal posizionamento del catetere. Sul banco degli imputati siederanno i medici Giorgio Onori, Nicola Bruno e l’anestesista Mario Dauri.

Il difensore di quest’ultimo – l’avvocato Gaetano Scalise – replica: «Il rinvio a giudizio ci ha meravigliati e, pur esprimendo sentimenti di vicinanza al dolore dei genitori, siamo certi che il dibattimento dimostrerà come il mio assistito non abbia alcuna responsabilità per quanto è avvenuto».

Sono stati assolti per non aver commesso il fatto i dottori Teresa Misciasci, Pietro Sodani, Javid Gaziev, Cecilia Alfieri e Michela Ribersani che avevano chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato.

Il caso risale all’11 settembre 2013 e fu subito denunciato dai genitori della piccola, arrivata a Roma dalla provincia di Caltanissetta, per essere sottoposta all’intervento. La bambina era affetta da una grave anemia falciforme, curabile solo con un trapianto. Dopo aver cercato a lungo un donatore compatibile, il padre e la madre avevano deciso di venire a Roma convinti che il Policlinico Tor Vergata fosse l’ospedale più adatto per quel genere di operazioni.

Gloria era stata ricoverata il 9 settembre con lo scopo di iniettarle i farmaci per la preparazione all’intervento fissato per il mese successivo. Quei medicinali sarebbero dovuti essere inoculati attraverso un catetere venoso centrale. E questo è il nodo chiave del processo: come scrive il pm, infatti, lo strumento sarebbe stato posizionato «scorrettamente» tanto da lesionare una vena scatenando all’istante l’emorragia che in due giorni ha portato Gloria alla morte. (di Giulio De Santis, fonte roma.corriere.it)

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