Regionali 2017, in attesa dei programmi

Il 5 novembre prossimo eleggeremo il nuovo Presidente e la nuova Assemblea Regionale Siciliana.
Gli schieramenti, sono accomunati da un desiderio di offrire candidature di qualità e composizioni del Governo Regionale di spessore. L’obiettivo comune sembra essere il superare l’immagine della politica formatasi a seguito degli esiziali risultati del Governo regionale uscente. Per quanto riguarda gli schieramenti tradizionali di centro destra e centro sinistra, l’obiettivo comune è arginare l’avanzata del movimento cinque stelle.
I messaggi delle campagne elettorali sono stati, fino ad ora, pregnati da contenuti squisitamente politici, dove l’elemento comune è la riscossa del territorio, la lotta alla disoccupazione, la promessa di far tornare in terra natia chi è emigrato, ma su come tutto ciò dovrà avvenire si attendono ancora risposte concrete.
Senza pretesa di poter suggerire soluzioni, cercheremo di fotografare le emergenze che pongono la nostra regione in un evidente gap di sviluppo rispetto al resto della Nazione.

Infrastrutture e comunicazioni. I collegamenti ferroviari in Sicilia sono caratterizzati da una velocità commerciale nettamente inferiore alla media nazionale, stimandosi la media intorno ai 70 km/h. Veramente troppo bassa per una Regione che ha elevate potenzialità di sviluppo turistico e un fabbisogno di mobilità in continua crescita. A ciò aggiungiamo che il territorio non è servito capillarmente e non vi sono nodi di interscambio. La ferrovia, con poche eccezioni, non collega porti ed aeroporti. Trascurate dalla programmazione sono le zone interne, con l’esempio di Caltanissetta, che ha dovuto attendere il crollo del viadotto Imera per vedere quantomeno utilizzare, a piena potenzialità, la vecchia linea Catania Fiumetorto con elettromotrici moderne (elettrificata nel 1994 ed utilizzata con automotrici diesel di vecchia concezione). Le infrastrutture stradali non stanno meglio. Lavori di “manutenzione” arrivati troppo tardi sulle principali direttrici, hanno reso i lavori di ripristino su manufatti ormai al collasso (se non crollati) dei cantieri infiniti. Esemplare il caso della Palermo Agrigento e della Palermo Catania. Indefinita la costruzione della Nord Sud, Gela Santo Stefano di Camastra, che donerebbe alla fruizione turistica gli splendidi territori nebroidei, che d’inverno rischiano l’isolamento. Anche le infrastrutture portuali non stanno meglio, con l’eccezione dei grandi porti delle città metropolitane, comunque inadeguati nell’offerta dei servizi rispetto agli analoghi nazionali ed internazionali.

Turismo e Beni Culturali La valorizzazione dei Beni Culturali, costituisce non solo una suscettibile fonte di entrata da parte della Regione Siciliana, ma costituisce l’elemento motore di un indotto economico “sostenibile” attorno ad un patrimonio che già possediamo. Diverse le tesi pubblicistiche e privatistiche sostenute dai diversi Governi nella gestione dei beni. Sulle diverse opinioni politiche, glaciale è arrivato il giudizio del Procuratore Generale d’Appello della Corte dei Conti della Regione Siciliana, che in una recentissima requisitoria ha dichiarato: ”Attraverso le audizioni dirette effettuate dalla Procura Generale, è emerso come il personale, non solo di vigilanza e fruizione, ma anche tecnico (restauratori, architetti, archeologi etc.) lungi dall’essere sovradimensionato, sia invece ampiamente carente, sia da punto di vista quantitativo che qualitativo, talora sganciato da una consapevole progettualità gestoria, stante la perdurante assenza di piante organiche sulla base di una seria valutazione delle effettive esigenze e dei carichi di lavoro”. Molto dovrà fare il nuovo Governo Regionale sulla organizzazione e qualificazione delle risorse umane, anche in considerazione dell’oggettiva circostanza che il costo del personale della Regione Siciliana è tra i più alti d’Italia a fronte di una resa così insoddisfacente.

Rifiuti. Su questo tema sono stati consumati fiumi di inchiostro per scrivere direttive su direttive, finalizzate al tentativo di gestione di una infinita e cronica fase emergenziale. Per combattere la frammentarietà delle gestioni, ottimizzando così i costi e facilitando i controlli, si erano create le SRR, per la verità fotocopia dei precedenti ATO, la cui triste storia di dissesti finanziari è nota alle cronache. Anche il progetto SRR, ha faticato a decollare, proprio perché fatto solo di inchiostro. La buona gestione, infatti, non si consegue sulla carta. Occorrono impianti di trattamento delle frazioni differenziate dei rifiuti riciclabili e non, creare una logica filiera nonché un efficiente sistema di controlli, dall’affidamento fino alle fasi esecutive dei contratti, che garantisca agilità gestionale senza divenire invece, come spesso succede, un ideologico freno alle corrette iniziative. La fotografia del sistema attuale, con rare, anzi rarissime eccezioni, raffigura il perseverare della dispersione delle gestioni, in cui ogni comune gestisce in proprio con modalità di affidamento talvolta precarie. Nulla o poco più è stato fatto in termini di impiantistica. Le fasi emergenziali, con l’abbandono dei rifiuti per strada creano un danno di immagine irreparabile allo sviluppo turistico della Regione. L’impresa del nuovo Governo sarà ardua.

Acqua. Con sentenza del 4 maggio 2017 n° 93 la Corte Costituzionale, a seguito dell’impugnativa del Governo Nazionale, ha bocciato l’intera norma sulla pubblicizzazione dell’acqua varata dall’Assemblea Regionale Siciliana (legge 19\2015). Sono state, quindi annullate le disposizioni sul controllo tariffario da parte del Presidente della Regione Siciliana, sulla limitazione degli affidamenti ai privati (anche nella durata temporale).
Rimangono, pertanto , pienamente efficaci, non solo le convenzioni esistenti con i privati (prima di tutte quella con Sicilacque sottoscritta nel 2004 dalla stessa Regione Siciliana con una società francese), ma anche le possibilità di procedere a nuovi affidamenti in regime di libero mercato, secondi i principi stabiliti dalle direttive europee. Il nuovo Governo dovrà impegnarsi su un fronte dove altissime sono le aspettative dei cittadini, forse un po’ illusi da provvedimenti legislativi rivelatisi eminentemente “dimostrativi”, che si aspettano efficienza e riduzione dei costi.

Provincie. Occorrerebbe, forse un trattato, per descrivere il lungo elenco dei provvedimenti di abolizione, commissariamenti, indizione elezioni poi revocate. Il risultato di tale gestione, autentica elegia dell’entropia del legislatore, è il de finanziamento delle attività istituzionali in capo a detti enti, molte delle quali, essenziali, legate all’istruzione, alla viabilità. Gli unici risultati visibili, in special modo nelle zone interne, sono stati l’acuire dello stato di disagio, l’isolamento ed arretratezza, il vedere disperso, forse irrimediabilmente il patrimonio infrastrutturale della viabilità, delle scuole e degli impianti sportivi, lasciato senza alcuna cura a deperire, e che oggi inizia la fase della dismissione. Al nuovo Governo l’obiettivo di individuare il giusto equilibrio (al netto di proclami e populismi) tra contenimento della spesa pubblica ed adeguata offerta di servizi essenziali ai cittadini.

Urbanistica. Su detto tema il nuovo Governo avrà molto meno di una tabula rasa. Dovrà infatti mettere mano a provvedimenti, nati per fini positivi, che si sono rivelati un onere superfluo, se non addirittura un ostacolo. Il primo riferimento è la legge sui centri storici del 10 luglio 2015 n° 13, che ha obbligato i comuni (alcuni dei quali per l’ennesima volta) a classificare il patrimonio edilizio dei centri storici, con il solo obiettivi di individuare il titolo abilitativo edilizio idoneo, già in parte superata della L.R. 16\2016. Ai comuni servono invece strumenti espropriativi snelli, per entrare in possesso del patrimonio edilizio fatiscente e pericoloso, e le necessarie risorse finanziarie per la messa in sicurezza. Il nuovo Governo dovrà individuare le giuste priorità e razionalizzare le esigue risorse per consentire la realizzazione concreta di interventi di salvaguardia del territorio e riqualificazione. Di strumenti e norme disapplicate ve ne sono fin troppe. Nulla, inoltre, in una Regione che ha potestà in materia urbanistica, è stato fatto per dotarsi di una legislazione adeguata e contemporanea nella gestione degli strumenti, anch’esso un obiettivo conseguibile in cinque anni di legislatura.

Sanità. Sfida calda nel dover andare verso un efficentamento che non debba essere necessariamente sinonimo di taglio né trasformarsi in un nominificio. Un settore così essenziale per la vita dei cittadini deve precostituirsi come portabandiera della trasparenza e della meritocrazia.
Altri temi sono la formazione, il precariato diffuso tra forestali, enti locali, partecipate, etc.., Questi ultimi, meritevoli della dovuta attenzione, non possono comunque essere confusi con obiettivi amministrativi di gestione del territorio, essendo il risultato di scelta politiche passate rivelatesi errate. In tale chiave di lettura il nuovo Governo dovrà affrontarli, prestando attenzione affinché, come è già avvenuto, non diventino l’elemento pregnante e dimostrativo dell’agenda politica.
I siciliani pagano le stesse tasse che nel resto di Italia e si aspettano di avere analoga qualità dei servizi.
In attesa dei programmi tanti auguri ai candidati ed ai tanti Cittadini siciliani che attendono risposte.

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