I responsabili delle varie realtà che compongono il mosaico progettuale sono intervenuti in conferenza stampa per illustrare il progetto. “Mani in Pasta completa il cerchio della riabilitazione offerto dalla nostra cooperativa a favore della disabilità psichica. Dalla residenzialità leggera con i gruppi appartamento che va ormai avanti da cinque anni potremo ora offrire la possibilità di lavorare in un laboratorio artigianale di pasta fresca e questo sarà per gli utenti una palestra per transitare verso nuove esperienze lavorative”, ha spiegato la psicologa Marta Cortese socia della cooperativa Controluce e referente del progetto. “Questo è il primo progetto d’inserimento lavorativo in provincia dedicato alla disabilità psichica, una nuova scommessa per noi e per chi vuole mettersi in gioco”, ha aggiunto la psicologa. “Abbiamo creduto fortemente nelle potenzialità di questo progetto che punta all’inserimento lavorativo dei disabili psichici e che li vede parte attiva della società, una continuazione del percorso virtuoso cominciato con i gruppi appartamento; la forza del progetto risiede nel lavoro di rete tra tutti gli attori coinvolti: l’azione sinergica tra pubblico e privato è la garanzia della riuscita del progetto”, ha sottolineato l’assessore alla politiche sociali del Comune di San Cataldo, Salvatore Sberna. Un altro tassello fondamentale riguarda il lavoro del MDSM come ha spiegato la direttrice del modulo, la dottoressa Ritalba Mazzè. “Il nostro compito è di promuovere l’integrazione di soggetti con problematiche psichiatriche, la vera sfida per l’integrazione si gioca sul terreno del lavoro. Dobbiamo consentire ai nostri pazienti di giocare un ruolo attivo e di esercitare anche il diritto al lavoro. Fare rete è importante perché il MDMS da solo non può farcela a causa delle ristrettezze in termini di risorse, in quest’ottica il partenariato con altri soggetti legati al mondo del terzo settore e delle cooperative è fondamentale per raggiungere il nostro obiettivo”, ha spiegato Mazzè. Dello stesso parere sono Valerio Lo Vullo e Tullio Miccichè, membri dell’equipe del MDSM impegnata nell’individuazione dei possibili beneficiari delle azioni messe in campo da Mani in Pasta. Gli utenti del progetto saranno formati all’autoimprenditorialità dai membri dell’associazione Trecentosessantagradi. “La formazione imprenditoriale è più di qualche nozione economica su come fare impresa, è soprattutto un percorso che aiuta a scoprirsi come risorsa per il proprio gruppo di riferimento, a stimolare il desiderio d’indipendenza e a capire verso cosa dirigere lo spirito d’iniziativa: si impara a stare al gioco e ad affrontare le nuove situazioni, capovolgendole a proprio favore”, ha spiegato il responsabile della progettazione Davide Porrovecchio. Alla presentazione del progetto è intervenuto anche il presidente del Mo.Vi. Filippo Maritato che ha illustrato il ruolo di anello di congiunzione che l’associazione svolgerà con le varie realtà del territorio. “Il nostro intento è di pubblicizzare e fare conoscere il progetto e portare ad esempio questa esperienza presso le associazioni di volontariato che fanno parte della nostra rete e della casa delle culture e del volontariato che gestiamo a Caltanissetta”, ha argomentato Maritato sottolineando la necessità di condividere le buone pratiche. “Quando c’è stato chiesto di partecipare al progetto siamo stati ben lieti di aderire e di mettere a disposizione all’intero programma il know-how di Slow food che per la pluriennale esperienza sul territorio di riferimento, sui mercati e sulla filiera alimentare può dare un ulteriore apporto all’intero progetto da noi ritenuto di forte impatto socio/assistenziale”, ha spiegato Luigi Annino, fiduciario Slow Food Enna della sezione di Caltanissetta. Il progetto è stato sposato anche dalla segretaria di Slow Food, Stefania Mancini Alaimo, che ne ha sottolineato l’importanza strategica all’interno dei circuiti dei grani antichi vista l’importanza del territorio di riferimento.
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Caltanissetta guarda... non dico arrivare alla riabilitazione lavorativa... ma quanto meno usufruire dei gruppi appartamento... strutture presenti ormai su tutto il territorio nazionale ( pensate solo a Roma ne esistono 30 e gestiti direttamente dalle strutture socio sanitarie facenti capo al comune)... qui offrire servizi migliori agli utenti e risparmiare il 50% SULLE RETTE, rispetto alle normali comunità, al COMUNE DI CALTANISSETTA non interessa... la domanda è PERCHE'?????