G7: Migranti, commercio e clima i dossier Gentiloni a Taormina

Evidenziare i rapporti con l’Africa, approfondendone problemi e potenzialita’ al fine di tessere la tela di quello che Gentiloni chiama un “nuovo ordine Mediterraneo

ROMA – Migranti, commercio internazionale e cambiamenti climatici: sono questi i tre pilastri su cui il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, sta costruendo l’agenda del G7 in programma a Taormina il 26 e 27 maggio. Lo sforzo della presidenza italiana sara’ quello di rovesciare il punto di vista sul Mediterraneo, mettendolo al centro di una nuova politica internazionale tesa alla stabilizzazione delle aree di crisi globale, a cominciare dalla Libia. “C’e’ stato un po’ di strabismo, nostro e dell’Unione Europea, ma piu’ in generale della comunita’ internazionale, a non vedere con sufficiente tempestivita’ che l’Europa doveva avere un suo sguardo verso il Sud”, sono state le parole di Gentiloni all’ultima assemblea parlamentare dell’Unione del Mediterraneo.
A Taormina, dunque, ci si concentrera’ sui rapporti con l’Africa, approfondendone problemi e potenzialita’ al fine di tessere la tela di quello che Gentiloni chiama un “nuovo ordine Mediterraneo”: l’emergere di nuove domande sociali richiede una regione piu’ stabile e piu’ prospera, capace di approfittare di nuovo della sua posizione geografica per promuovere lo sviluppo, e’ il convincimento a Palazzo Chigi. Anche per questo la Sicilia sara’ ancora protagonista quest’anno con il vertice tra Paesi Osce e Mediterraneo, che il governo organizzera’ a Palermo. Assieme a questo, lavorare a ridurre i fattori di instabilita’ nel Mediterraneo, come la situazione in Libia. Fattori di instabilita’ non piu’ di un’area, ma che coinvolgono l’intero sistema globale. Dalla Libia partono i mercanti di uomini che lucrano sulla disperazione imbarcando uomini, donne e bambini su imbarcazioni destinate a inabissarsi poche ore dopo aver salpato. Gli sherpa stanno ancora lavorando, ma l’obiettivo italiano, sul quale Gentiloni ha lavorato anche nel suo incontro con Trump alla Casa Bianca, resta quello di trasformare la percezione internazionale sulla Libia: da crisi locale a “fonte” di instabilita’ globale, con tutto quel che ne consegue in termini di coinvolgimento, diretto e indiretto, degli altri Paesi del G7.
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