Falcone, boato e valigetta scomparsa: il sopravvissuto Angelo Corbo ricorda

ROMA – “Per distruggere una persona hanno distrutto un mondo. Ricordo che Falcone scendendo dall’aereo aveva in mano una valigetta, ma di quella valigetta non si parla mai e non verra’ piu’ trovata. Lui era solito tornare con quella valigetta, di cui fara’ menzione anche l’autista giudiziario, Costanza. Dove e’ finita? Che cosa aveva dentro? Sarebbe giusto rispondere anche a questi interrogativi”. A parlare con l’AGI e’ Angelo Corbo, uno dei tre poliziotti sopravvissuti alla strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Angelo Corbo ricorda quel 23 maggio come “una giornata splendida. La classica giornata di una terra baciata dal sole e cullata dal mare. Quel giorno ero euforico. Avevo giocato al Totocalcio e avevo detto ad Antonio Montinaro, che mi chiedeva il perche’ della mia insolita euforia, che ero sicuro di fare il 13 che avrebbe cambiato la mia vita. Questa affermazione mi pesa ancora oggi, mi peserà finche’ la morte non mi chiamerà“.
“Giovanni Falcone con la moglie, la dottoressa Morvillo, scese dall’aereo e si mise alla guida della croma, con l’autista giudiziario, Giuseppe Costanza, seduto dietro. Noi pensavamo gia’ alla giornata dell’indomani. All’improvviso, pero’, cambio’ tutto. Ricordo le parole del caposcorta di quel giorno, Gaspare Cervello, che disse ‘cazzo, perche’ rallenta cosi’ tanto?’. Poi sentii un fortissimo boato, la sensazione di volare e sbattere all’interno della croma. E massi, tanti massi, che ci cadevano addosso. Scendemmo subito dalla macchina – racconta Angelo Corbo – e davanti a noi quella che doveva essere l’autostrada era diventata un paesaggio lunare“.

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  • Noi siciliani spero capiremo, comprenderemo sempre di più nel tempo, di questo dono immenso che è stato per la nostra isola il giudice Giovanni Falcone ( con il commosso ricordo per la cara moglie e gli indimenticabili uomini della scorta).
    Questa sera ho sentito in tivù la rievocazione della sua opera di giustizia e del suo impegno sociale.
    Emergono la sua umiltà, l'intelligenza investigativa, la ragione e la forza dello Stato, di quando è sicura barriera nel respingere ogni mafia e ogni mafioso.
    L'eroismo comportamentale di questo Uomo, non a caso definito "Eroe mondiale" si nobilita anche dallo sprezzo di quel pericolo che immagino sapesse sempre incombente sulla sua bellissima vita.
    E poi ancora Paolo Borsellino, Chinnici, Terranova, Boris Giuliano, Pio La Torre, Libero Grassi, Livatino e tante altre persone, comuni persone che danno il senso e la misura in direzione opposta a un popolo che, purtroppo e spesso rinuncia alla sua intelligenza storica per cascare nell'accidia della rinuncia a essere protagonista CONTRO la mafia, le mafie.
    Sarà con noi sempre quel suo velato sorriso che però ci incoraggia a cambiare.
    Cambiare noi stessi per dare un senso migliore, più giusto e più vero alla vita dei nostri figli e a coloro che si aspettano consegniamo loro una Sicilia in cui si possa e debba vivere con coraggio e dignità.
    Grazie, Giudice Giovanni Falcone!

    Filippo Grillo

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