Sinistra Italiana Federazione Caltanissetta: eletto il coordinatore provinciale, è Paolo Cafà

CALTANISSETTA – Si è tenuto il congresso di Sinistra Italiana federazione di Caltanissetta, presenziato dal garante nominato dal coordinamento nazionale nella persona di Massimo Fundarò. A conclusione dei lavori congressuali e degli interventi dei partecipanti su proposta fatta dalla commissione elettorale composta da Massimo Gruttadauria, Leonardo Lombardo e Romeo Bonsignore è stato eletto all’unanimità il coordinamento provinciale con i seguenti componenti: Paolo Cafà, Anna Bunetto, Antonella Rotella, Maria Spanò, Josette Carlino, Maria Lombardo, Dafnè Rimmaudo, Enzo Torregrossa, Andrea Grottadaurea, Lombardo Leonardo, Salvatore Pecoraro, Salvatore Tinnirello, Salvatore Divincenzo, Salvatore Falcone, Salvatore Guarino, David Catania, Massimo Gruttadauria, Maria Giuseppa Polara, Romeo Bonsignore, Giuseppe Iacono E Aldo Caramanna.

In seguito sono stati eletti all’unanimità i delegati che andranno, nei prossimo giorni, a rappresentare il partito al congresso che si terrà a Palermo per eleggere gli organismi regionali. Successivamente sono stati eletti all’unanimità il coordinatore provinciale nella persona di Paolo Cafà, il responsabile organizzativo Andrea Grottadaurea ed il tesoriere Massimo Gruttadauria.

E’ stato inoltre votato all’unanimità un ordine del giorno su proposta di Andrea Grottadurea ed il documento politico proposto dalla commissione politica presenziata da Giuseppe Iacono, Paolo Cafà e Andrea Grottadaurea.

Documento Politico Congresso Sinistra Italiana Caltanissetta. L’ALTERNATIVA C’E’ ANCHE NEL NISSENO SINISTRA ITALIANA nasce perché c’è alternativa. Un Partito che si mette a disposizione per l’unione, l’aggregazione e la rinascita, che sfida e si candida a governare i territori ed il paese.

Anche nelle nostre comunità nissene il partito si propone come alternativa al l’idea neoliberista che a tutti i livelli si è incancrenito nella nostra società, quindi in contrasto con guerre che di riflesso ci vedono coinvolti, alla società ingiusta, allo sfruttamento del lavoro, alle crescenti diseguaglianze, al degrado ambientale, all’oppressione di genere, al decadimento della democrazia e della libertà.

Sinistra Italiana non è un partito chiuso nel recinto identitario ed ideologico ma prende atto della notevole contraddizioni che connotano la società e si pone come più energico partito di lotta, sollecitando al confronto tutte le altre forze politiche che si richiamano ai valori della nostra Costituzione ed ai principi di riscatto sociale e diritto al lavoro.

La crisi non è solo di carattere economico, ma nella stessa politica ripercuotendosi nelle istituzioni. Negli ultimi decenni i partiti che hanno governato in Italia ed in Europa non sono più stati affianco del loro stesso popolo, hanno preferito giocare facile perseguendo gli ideali neo-liberisti della famigerata spending revew e della sobrietà, togliendo i diritti ai lavoratori conquistati durante il boom economico di 40 anni fa, quel benessere che i nostri genitori hanno consegnato a noi e che noi non potremmo ricambiare ai nostri figli. Quel sistema nel quale il denaro prevale sull’uomo e perde valore la democrazia rappresentativa e partecipativa.

Nel panorama politico italiano c’è anche chi afferma che “Sinistra e destra non esistono più”, e a forza di ripeterla continuamente l’affermazione diventa reale, per fortuna è falsa. Sta rinvigorendosi però l’area xenofoba, tutti i fondamentalismi religiosi, i nazionalismi, l’omofobia e l’arroganza nella nostra società in gran parte responsabilità dell’assenza della politica. Noi resistiamo affianco ai valori dell’antifascismo, della libertà e della giustizia sociale, valori fondanti da cui stiamo costruendo qui una politica nuova.

Dobbiamo agire oggi, quindi, in discontinuità con chi ha tutelato gli interessi dell’establishment anziché a difesa delle fasce deboli e del ceto medio che si impoverisce non soltanto economicamente ma soprattutto in diritti. Dobbiamo raccogliere le istanze di giustizia sociale ed emancipazione collettiva, rappresentando i bisogni di chi nella società non si arrende all’egoismo e alla solitudine.

Serve giustizia sociale, redistribuzione del reddito e della ricchezza, combattere contro lo sfruttamento e la precarietà, tutelare i beni comuni e l’ambiente. Per questo ci impegneremo a costruire l’alternativa insieme a tutti i soggetti, a partire dagli uomini e le donne che vorranno condividere questo percorso insieme a noi, per ricostruire un rapporto nuovo tra politica e società.

La politica deve essere lo strumento per la gestione del bene comune, redistribuire potere dall’alto verso il basso. Liberiamo la politica da chi la tiene in ostaggio al solo fine di tutelare interessi particolari a discapito della collettività. Una sinistra restituita al popolo, questa è la nostra sfida.

Sinistra Italiana Caltanissetta dovrà elaborare in tutta la provincia l’avvio di  un confronto proficuo e inclusivo con tutte le altre forze politiche di sinistra per favorire un processo di riflessione ed elaborazione delle reali necessità del territorio. Dovrà prevalere l’interlocuzione con i movimenti e le associazioni che nel territorio costituiscono una presenza rilevante e ritenere un errore preparare tali interlocuzione esclusivamente alle prossime scadenze elettorali, ma da subito per il futuro del nostro paese iniziamo dalle idee.

Il lavoro e la battaglia contro il precariato, la costruzione di una sanità finalmente a misura di cittadino con la battaglia principale per una struttura provinciale ospedaliera migliore lottando contro la chiusura dei presidi locali, l’integrazione e la reciproca conoscenza, per spegnere i focolai razzisti che nelle nostre città si accendono sempre più, recuperare i luoghi della memoria ed aumentarne il numero, la loro funzionalità per riscoprire lo stare insieme, l’agora, stare affianco ai cittadini di Niscemi ed al movimento “No Muos” ai cittadini di Gela ed dei lavoratori del petrolchimico ed a tutte le altre comunità affinchè la questione  ambientale non offenda il territorio, la nostra salute la nostra sicurezza, la tutela del paesaggio e dell’ambiente a sostegno dell’agricoltura settore economico in grandissima difficoltà e abbandonato per inesistenti politiche agricole nazionali e regionali, la viabilità interna che impedisci la rapida e sicura comunicazione tra i vari centri,  questi sono in parti i temi che dobbiamo affrontare.

A partire da domani, il neo gruppo dirigente dovrà discutere con tutte le forze politiche, i movimenti, le associazioni, i sindacati ma soprattutto coi cittadini, per ridare parola, forza e dignità alla nostro territorio, tornado ad essere forza di governo.

In conclusione Sinistra Italiana di Caltanissetta si propone come unico baluardo della Sinistra contro le disuguaglianze, lo sfruttamento dei lavoratori e per la giustizia sociale.

 Coordinamento Sinistra Italiana Caltanissetta

Con l’approssimarsi dei mesi di aprile e maggio torna d’attualità anche quest’anno, come negli ultimi, la questione delle aperture (o meglio chiusure) delle attività commerciali. Facendo salva la premessa che le aperture domenicali e festive nei comuni turistici o in particolari occasioni non si pongono come un problema, ma anzi garantiscono servizi che possiamo definire indispensabili per lo sviluppo economico del territorio, vogliamo sottoporre questo nostro contributo, provocatorio, ad una riflessione collettiva: è costituzionale il D.L. 201/2011, SalvaItalia, nella parte che ha consentito il regime di totale deregulation degli orari delle attività commerciali, rendendo possibile dal primo gennaio 2012 l’apertura 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno, domeniche e festività incluse?

Se interpretiamo lo spirito della Costituzione, che promuove l’eguaglianza di tutti i cittadini ed il diritto di tutti al lavoro secondo le proprie attitudini e scelte, questa legge risulta con Essa in contrasto .

La normativa ha instaurato un regime di fatto insostenibile, che sta portando alla scomparsa di migliaia di imprese e posti di lavoro, in contrasto con l’enunciato dell’Art.1 (L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro). Questo regime continua ad essere sostenuto in nome di presunti effetti economici positivi su consumi ed occupazione che, però, non si sono mai concretizzati, come confermato dai dati macroeconomici e da vari studi.

Oltre a questo noi riteniamo che la norma abbia arrecato un grave danno proprio al principio della concorrenza che intenderebbe invece sostenere, riducendo sensibilmente le possibilità di competere dei piccoli esercizi commerciali a solo vantaggio della grande distribuzione organizzata. Ciò in contrasto con l’art.117 della Costituzione (Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: … tutela della concorrenza). L’impatto della liberalizzazione degli orari, per quanto difficile ed oneroso per tutti gli operatori della distribuzione, è infatti meglio assorbibile dalle grandi aziende, che dispongono di indubbie maggiori potenzialità finanziarie e di risorse umane per affrontare nel medio-lungo periodo queste trasformazioni rispetto alle piccole e micro imprese.

E’ sotto gli occhi di tutti il proliferare abnorme di centri commerciali, Ipermercati, Outlet, strutture la cui apertura è stata favorita attivamente dalle Amministrazioni Comunali e Regionali, interessate più a far cassa con gli oneri di urbanizzazione che a favorire l’occupazione e che favoriscono, nei peggiori casi, il controllo clientelare dell’accesso ai nuovi posti di lavoro. La scomparsa del commercio di prossimità ha peraltro un influsso sociale molto negativo: i piccoli negozi possono rivestire un ruolo di protezione sociale, costituiscono un presidio urbano costante nel territorio e possono contribuire a rendere le strade più sicure e protette dal degrado urbano.

Aggiungiamo poi che l’idea che la chiusura di un esercizio commerciale non sia obbligatoria e che ciò garantisca maggiore concorrenza ci sembra contrastare con i più elementari principi economici. Se così fosse, perché non riorganizzare non il solo commercio, ma tutto il sistema dei servizi, anche pubblici (asili, trasporti, scuole, banche, etc.) affinché chi lavora la domenica ne possa fruire?

Assistiamo dunque impassibili ad un peggioramento delle condizioni dei lavoratori dipendenti, sottoposti a regimi lavorativi giornalieri e settimanali spesso incompatibili con la vita familiare, senza che tutto questo abbia però determinato una crescita dell’occupazione stessa, né tantomeno un miglioramento nei redditi degli stessi.

A tutto questo noi ci dobbiamo opporre. Per il futuro del commercio, dobbiamo sostenere ed incentivare non il modello finanziariamente più efficiente, ma quello più sostenibile dal punto di vista sociale e umano, per noi rappresentato dal commercio di prossimità.

Proponiamo quindi di fare un passo indietro. Consideriamo che in totale le domeniche e le festività nel corso dell’anno sono circa 60.

CHIEDIAMO

–          di regolamentare le chiusure festive e domenicali, secondo un criterio in cui l’eccezione non è la chiusura festiva, ma l’apertura;

–          un provvedimento legislativo che consenta l’apertura in queste giornate con un tetto massimo gestito dalle istituzioni territoriali in accordo con le parti sociali, ad esempio fissando in 6 domeniche su 52 e 6 festività su 12 le aperture consentite.

Potrebbe essere una soluzione semplice, che avrebbe un positivo effetto di riequilibrio tra grandi aziende e piccolo commercio. Lanciamo questa proposta al Parlamento perché elabori una legge in tal senso.

Condividi