Lo sport come sfida: dall’Agon alla Metis

Sto rivedendo per la milionesima volta nella mia vita l’Ulisse con Kirk Douglas. Mi ha sempre affascinato questo film del 1954 con Silvana Mangano nel ruolo di Penelope ma anche di Circe, ed uno straordinario Antonhy Quinn nel ruolo di uno dei Proci. Sicuramente il film più bello su Odisseo con una interpretazione magistrale, che meglio di tutti incarna la sua astuzia… ahi, ahi, il mio solito errore che il prof. Isidori cerca di correggermi, debbo parlare della sua Metis e non della sua astuzia.
Le lezioni del prof sono state tra le più belle del corso di laurea sia per la mia passione per il mondo greco ma soprattutto per la sua capacità di accompagnarmi con i suoi racconti e con la tonalità della sua voce in quel mondo lontanissimo, parlando del Concetto dello sport o meglio degli Agones o giochi sportivi dell’antica cultura greca classica. Ricordo le lezioni che iniziarono parlandodegli strumenti strutturali della gara, quali erano i principali giochi nel mondo antico, nel mondo greco, come avveniva la preparazione sportiva, quali erano i principali Giochi della Antichità e gli aspetti sociologici e ideologici.
Oramai sono un fiume in piena e mi piace avere un dialogo interiore , forse dettato dalla mia perenne solitudine. Posso sintetizzare il concetto di Sport nel mondo greco antico attraverso 6 punti: il concetto di sfida, l’agonismo, la posta in gioco, la Metis, l’onore e la gloria, l’oblio e il biasimo.
Questi punti possono essere le costanti per approcciare e comprendere nella loro unità strutturale, il concetto di sport nel mondo antico.

Il concetto
di sfida
Lo sport è legato ad una dimensione originale dell’uomo, ai ritmi della festa ma è a delle pratiche di sopravvivenza, della caccia, di difesa e di lotta e alle pratiche della guerra , è innegabilel’origine militare , guerresca dello sport, all’utilizzo delle armi. In fondo che cosa sono gli oggetti di cui lo sport nella contemporaneità utilizza? Sono trasformazioni con finalità pacifiche, di oggetti e strumenti che venivano utilizzati dall’uomo antico per cacciare, per fare la guerra. Pensiamo al lancio del giavellotto: che cosa è il lancio del giavellotto? Non ha un obiettivo preciso, se non quello di fare record, di fare un certo punteggio. Può essere considerato una trasformazione dell’antica lancia, che veniva scagliata dagli antichi guerrieri primitivi per cacciare, per sopravvivere, per lottare.
Quindi nello sport antico nasce da una sfida, dalla provocazione lanciata da uno dei 2 contendenti. Questa idea della sfida è rimasta in alcune lingue, per esempio in inglese sfida, si traduce Sport, competizione sportiva si traduce contest, che è la traduzione inglese di una derivata del verbo altino Contestare, che vuol dire : io rispondo ad una provocazione, ad una sfida. Perché nel mondo antico, se io leggo l’Iliade nel XXIII libro, la gara sportiva, in cui gli eroi antichi dimostravano il loro valore, nasceva da una sfida: si veniva chiamati. Se leggiamo con attenzione l’Iliade, si nota qual è la struttura di una competizione sportiva: c’era un eroe che ad un certo punto apre i Giochi e mettendosi al centro dell’Assemblea dice: “ in questo momento i Giochi sono aperti, c’è qualcuno che vuole partecipare, sfidare qualche contendente’” e si fanno avanti delle persone.
La sfida è il momento iniziale da cui nasce una competizione, un Agon, questo è il termine che i greci utilizzano per intendere una gara.

Quindi cosa è una gara?
Innanzitutto rispondere ad una sfida, una sfida provocata dall’altro e che ha come scopo dimostrare il proprio valore. Quindi in quella parola inglese Contest c’è tutto il significato. Quindi in questa parola c’è tutta la tradizione , Contest deriva dal latino contesto, che vuol dire rispondo a qualcuno che mi chiama e la domanda per:” chi vuole dimostrare il proprio valore confrontandosi con questa altra persona?”. L’idea della sfida è collegata con una domanda con una risposta ma anche alla dimostrazione del proprio valore ed è questo il valore fondamentale.

Il concetto
di agonismo
La parola Agonismo viene spesso usata in modo improprio anche nella lingua italiana, nei mezzi di comunicazione di massa.

Che cosa intendiamo per Agonismo?
Una contrapposizione e al tempo stesso la massima assimilazione fra i contendenti. Per farvi capire Agonismo, voglio partire dalla sua etimologia: la parola Agon di Agonismo deriva da Agon, che per i Greci era la competizione, la gara, . l’Agon equivale al significato del nostro sport.
La parola Agonderiva dalla radice AG- , da cui deriva la parola Agorà, che vuol dire piazza, luogo d’incontro, luogo in cui ci si scambiano le idee, si dialoga. Infatti nella Polis Greca antica ma anche nella Roma antica, repubblicana, la piazza era il luogo della democrazia, luogo del confronto, dove le persone parlano, dove si è tutti uguali. Prima vi ho parlato del concetto di segolia che è connesso, legatoal concetto di democrazia agonale antico: io ho il diritto a partecipare in quanto cittadino.
L’Agonismo rimanda all’idea della piazza ma nella piazza cosa si fa?
Nella piazza si dialoga, ci si incontra. La piazza è n luogo pacifico in cui i conflitti si risolvono pacificamente, attraverso l’utilizzo e l’assimilazione di regole comunicative, in fondo lo sport è questo. Quindi l’Agon non ha un significato negativo, l’Agon è connesso non nella contrapposizione o stile con la guerra, che i Greci chiamavano Polemos, anche se questa parola è connessa con il concetto di città ma al concetto di Agorà e quindi dell’agonismo, con il concetto dell’amicizia, della Filia, con questo termine i Greci intendevano il concetto di amicizia tra le persone. Quindi lo sport antico era Agonale , che rimandava all’idea dello stare insieme, dell’amicizia, quindi con il termine Agonindicavano non soltanto la competizione ma anche l’assemblea, l’idea del confrontarsi, l’idea che lo sport nasceva per dimostrare, dinanzi ad un assemblea, il proprio valore. Ricordo i versi dell’Odissea: “ dimostrare dinanzi all’assemblea per dimostrare per poter essere giudicato, meritorio per il comando, di guidare la cosa pubblica”.
Questi sono i concetti su cui de Coubertain lavorerà e saranno alla base del suo concetto di Repubblica Sportiva.
Il concetto
di posta in gioco
La gara tendeva alla conquista di un qualcosa: questo è importante perché atleta vuol dire colui che gareggia per vincere un premio che è chiaramente immateriale, l’onore e la gloria. Talvolta, molto spesso, era materiale e questo farà sì che dal III° secolo A.C. esistessero delle strutture formative, deputate per la preparazione degli atleti. Il professionismo è stato sempre parte integrante dello Sport greco e qui si nota la differenza con lo Sport decoubertiniano.
Possiamo dire che lo Sport antico aveva come finalitàla conquista di qualcosa, che poteva essere un ruolo sociale, un simbolo, un premio materiale, chi vinceva la competizione sportiva, gli Agones, vinceva talvolta delle corone, fatte con elementi naturali, i vincitori delle Olimpiadi vincevano una corona di ulivo. Si tratta appunto di simboli, che erano naturalistici, qualcosa che in apparenza era di poco valore ma che nella civiltà greca aveva un valore altissimo, perché vincere un Olimpiade aveva un profondo significato religioso, perché chi vinceva, una volta tornato in patria, nella sua Polis, poteva tranquillamente intraprendere la carriera politica, perché era considerato una persona amata dagli Dei e quindi di buon augurio, persona meritoria di governare la cosa pubblica.

La Metis
Termine per certi versi intraducibile nella lingua italiana, che noi erroneamente possiamo tradurre come astuzia, furbizia. Ulisse poteva essere tranquillamente essere considerato l’eroe della Metis: era il prototipo dell’atleta antico con le sue abilità atletiche si parla di lui sia nell’Iliade che nell’Odissea. Soprattutto nel XXIII libro dell’Iliade si parla di Ulisse che era bravo nella corsa e viene raccontato da Platone che riferisce racconti collegati con la vita di Ulisse, come colui che è basso ma agile, che riesce a vincere con la sua astuzia, con la sua Metis , contro un lottatore che era il doppio del suo peso. Ulisse incarna il concetto di Metische non è furbizia, non è astuzia, Ulisse è l’eroe del cavallo di Troia, dell’inganno che permette ai Greci di vincere la guerra di Troia. La Metis può essere tradotta con il termine di Tattica, termine più idoneo, già i greci si resero conto che una competizione sportiva solo con la preparazione fisico/atletica ma si vinceva con l’intelligenza tattica cioè con la Metis.
Molti autori hanno individuato la Metis nella cultura meridionale, la si può individuare un po’ con il luogo comune del napoletano astuto, sveglio, furbo ma non è soltanto questo, la Metis è la capacità di adattarsi alla vita, alle situazioni per trovare soluzioni, la possiamo intendere come la nostra tattica ed io la tradurrei con il termine di cui facciamo uso nella gara sportiva, che non si vince soltanto con la preparazione tecnica, fisica, con la volontà ma si vince soprattutto con la tattica.

Il concetto
di onore e gloria
La corona di ulivo che in altre competizioni era di sedano selvatico, era il premio del vincitore di Olimpia ma era il segno materiale dell’immateriale cioè il mezzo. È significativo il fatto che queste corone fossero fatte con elementi vegetali, perché l’elemento vegetale ricorda la caducità della vita, il fatto che la vittoria è sempre trattenuta, immortale, come quel ramo di ulivo, come quel ramo di sedano selvatico o di pino con cui era incoronato il vincitore delle competizioni antiche, a ricordare che si è sempre mortali ed infatti lo Sport nella antica Grecia era collocato in un preciso orizzonte, anche, religioso.
La competizione sportiva doveva servire a ricordare al vincitore che era immortale e che la sua vittoria eratranseau, passeggera e non doveva mai andare contro la volontà degli DEI , peccare di quel concetto della cultura greca, che significa superbia, tracotanza. Quindi quella corona fatta con elementi vegetali, ricordava all’atleta antico, la sua umanità nel fatto di essere un uomo e che doveva stare entro certi limiti e che gli DEI avevano segnato per ogni uomo e che nella competizione sportiva c’era un meccanismo pedagogico, educativo che serviva da controllo delle persone, serviva a ricordare all’atleta che non doveva montarsi la testa , perché l’atleta viveva all’interno di un sistema sociale e politico, che aveva le sue regole che dovevano essere rispettate se no ci sarebbe stata la distruzione totale. Il fatto che le competizioni sportive fossero collegate con la dimensione religiosa era uno strumento di dissuasione a diventare un tracotante, un superbo.

Il concetto dell’oblio
e del biasismo
Nel mondo antico non esistevano secondi, non esistevano terzi. La cosiddetta medaglia d’argento, di bronzo e quella di legno sono state una invenzione di de Coubertain, una invenzione della Pedagogia Sportiva contemporanea.
Nel mondo antico c’era soltanto il vincitore e la riprova che abbiamo soltanto i nomi dei vincitori, non abbiamo i nomi dei secondi. La competizione sportiva terminava con la incoronazione del vincitore, esisteva soltanto lui, il migliore, non esistevano altri. Posso dire che la competizione nel mondo antico è sempre una lotta per un qualcosa ed è sempre in connessione con il sacro.
Mi sono distratto e nel film, Kirk/odisseo si toglie gli stracci di mendicante e inarca il suo arco e fa passare il suo dardo attraverso …… scusatemi ma mi debbo godere il finale del film che mette in grande risalto la Metis di Odisseo.

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  • Un'analisi completa e corretta di quello che è il significato più intrinseco di sport inteso nel suo senso più profondo e nobile. L'agonismo come sfida ad un avversario da battere e non combattere, la metis intesa come tattica e non furbizia tesa ad approfittarsi del prossimo, la vittoria come premio immateriale ma assoluto che ti porta ad essere ricordato per il risultato conseguito e quindi di allontana dall'oblio che subisce chi perde. Lo sport rispecchia fedelmente la vita, o quanto meno è lo specchio della vita nella quale ci si dovrebbe sfidare sempre ad armi pari per ottenere dei risultati, ma che invece nei giorni nostri è portatrice malata di competizione estrema dove tutto è permesso e dove lo scopo non è battere ma abbattere l'avversario che è diventato nemico. Bravo coach, molto bravo.

  • Un altro spaccato di storia e di cultura a dimostrazione che per essere un grande coach bisogna non solo guardare il basket il TV ma studiare (non solo basket) ed avere una grande preparazione globale.

  • Approfondita analisi ma quanto del sano agonismo ci rimane oggi nello sport e nella vita ? Il basket ci dà ancora in parte questa sensazione , ma guardiamo gli sport dove ci sono grossi interessi economici . La favola gira intorno a farmaci studiati per raggiungere i risultati ,fregandosene della salute di chi li assume .Sono veramente preoccupata e scettica sui risultati di tante competizioni.

  • Questo articolo dimostra, ancora una volta, che è la cultura che conta, che rende le persone capaci di insegnare e condurre i propri allievi nello sport, nella vita. Anselmo ricorda Ulisse per la sua Metis, che è comune anche ai più grandi condottieri della storia. A questo grande , aggiungerei, se Francesco me lo consente, anche Annibale. A mio avviso il più grande Coach della storia. Ha condotto i cartaginesi e battuto i romani per 14 anni...in trasferta. Grazie Francesco.

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