Rassegna stampa. Caltanissetta, la Corte d’Appello: «Il segreto professionale vale anche per i giornalisti pubblicisti»

CALTANISSETTA – Anche i giornalisti pubblicisti possono avvalersi del segreto professionale. Il principio è stato sancito dalla corte d’appello di Caltanissetta nelle motivazioni della sentenza che ha scagionato i colleghi Josè Trovato e Giulia Martorana. Soddisfatti Ordine e Associazione della stampa di Sicilia.

I giornalisti pubblicisti possono avvalersi del segreto professionale come i colleghi professionisti. Il principio è stato sancito dalla corte d’appello di Caltanissetta nelle motivazioni – ora depositate – della sentenza che ha scagionato Josè Trovato e Giulia Martorana, accusati di favoreggiamento per non aver voluto rivelare le fonti di una notizia.

L’imputazione era collegata al fatto che il codice di procedura penale (all’articolo 200) riserva la facoltà di avvalersi del segreto solo agli iscritti all’elenco dei professionisti, mentre i due sono pubblicisti. Nel processo gli imputati erano stati assolti sia dal giudice monocratico di Enna sia dalla corte d’appello nissena.

Nelle motivazioni di quest’ultima decisione, la presidente del collegio, Andreina Occhipinti, scrive che l’ordinamento della professione di giornalista non evidenzia, «fra le prestazioni rese da un giornalista professionista e quelle rese da un giornalista pubblicista, differenze di ordine qualitativo», ma solo di tipo quantitativo, che «non possono essere ritenute ostative ad una interpretazione estensiva della norma» sul segreto professionale.

«È la tesi che sosteniamo da anni, con forza e nonostante resistenze e pregiudizi, alimentati da chi specula su anacronistiche divisioni tra professionisti e pubblicisti – dicono il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena, e il segretario dell’Associazione siciliana della Stampa, Alberto Cicero – certi come siamo che non vi siano differenze sostanziali, né possano essere avallate discriminazioni di alcun tipo: l’unica distanza che va tracciata con forza è tra coloro che fanno e vivono di questo mestiere e coloro che, pur non facendolo o non avendolo mai fatto, pretendono di governarlo». (Fonte www.fnsi.it)

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