Patrimonio immateriale vale come siti Unesco, è legge. Opera pupi tutelata come Dolomiti

La dieta mediterranea e l’arte del violino di Cremona tutelati come il centro storico di Napoli. Il canto a tenore sardo e l’opera dei pupi siciliani al pari delle Dolomiti. Con il via libera all’unanimità in sede legislativa da parte della commissione Cultura del Senato, diventa legge il provvedimento che assegna pari dignità e risorse ai beni immateriali patrimonio Unesco equiparandoli ai beni materiali. E passa anche un ordine del giorno che impegna al governo ad attivarsi perché le lingue classiche per eccellenza, latino e greco, entrino a far parte del patrimonio Unesco. “Si tratta di misure attese da anni – spiega la relatrice Elena Ferrara (Pd) -: l’Italia è la prima nazione al mondo per numero di siti Unesco, ma non tutti sanno che molte delle nostre eccellenze sono immateriali”. Si chiude così l’iter di una legge di iniziativa parlamentare avviata alla Camera (relatrice Giulia Narduolo, Pd) e approdata in Senato grazie a tutte le forze politiche, che punta ad agevolare “riqualificazione, tutela e sostegno di questo tipo di capolavori anche nel nostro ordinamento”, sottolinea ancora Ferrara. A garantire la programmazione delle salvaguardia del patrimonio saranno il milione e 300 mila euro stanziato per i beni dell’Unesco, più altri 800 mila euro di fondi Mibact previsti nella legge di Stabilità 2016. Sono sei i beni del patrimonio immateriale italiano già insigniti del sigillo Unesco, grazie alla Convenzione del 2003: l’Opera dei Pupi, il Canto a Tenore dei pastori sardi, l’Arte del violino a Cremona, la Dieta mediterranea, la Rete delle città delle macchine a spalla (Viterbo, Nola, Sassari e Palmi Calabro) e la Vite ad alberello di Pantelleria, che ora potranno “godere anche in Italia della stessa attenzione, degli stessi fondi e della stessa valorizzazione riservati ai siti”, sottolinea ancora Ferrara. E la protezione potrà estendersi anche a quelli eletti nei prossimi anni. Con la legge, è stato approvato, sempre all’unanimità in commissione Cultura, anche un ordine del giorno bipartisan sull’inserimento del latino e del greco del patrimonio mondiale dell’umanità, accolto con favore dal ministero per i Beni e le Attività culturali. In particolare, il testo impegna il governo a farsi garante “per la salvaguardia concreta delle lingue latina e greca”, ad “attivarsi per presentare all’Unesco la domanda per dichiarare il latino e il greco ‘patrimonio culturale dell’umanità’ non soltanto europea, ma anche extraeuropea” e a richiedere all’Unesco di “nominare l’Italia ‘scrigno simbolico’ e crocevia delle culture e delle lingue greca e latina”. Plaude Luciano Canfora, storico e filologo del mondo antico: “L’Italia ne trae un vantaggio spirituale e materiale al tempo stesso”, sottolinea. “I nostri studiosi vanno in Inghilterra a leggere i papiri di Londra o di Oxford, come in Francia ad insegnare. Sono una ricchezza del Paese”. Perciò il ‘bollino’ Unesco può essere “salvifico: abbiamo tantissima intelligenza che non aspetta altro che di essere valorizzata”.

Condividi