Caltanissetta, mafia. Borsellino quater, parti civili: “Grave depistaggio, lo Stato chieda scusa”

CALTANISSETTA  – “Siamo di fronte ad un vero e proprio depistaggio, un serio depistaggio. Se e’ venuto male, e’ perche’ Scarantino era una fonte deficitaria. Lucia Borsellino, proprio in quest’aula ha detto che se c’e’ stato un depistaggio suo padre e’ stato ammazzato due volte. Il vostro compito, in questa sede, e’ rendere giustizia alle vittime e alla giustizia”. E’ quanto ha affermato l’avvocato Rosalba Di Gregorio, nel corso della sua arringa al processo “Borsellino quater”, in qualita’ di legale di parte civile di Gaetano Murana, condannato ingiustamente per la strage di via d’Amelio e per il quale l’avvocato ha chiesto il risarcimento danni. Il legale di Murana, si e’ soffermata anche sul mancato ritrovamento dell’agenda rossa del giudice. “L’agenda rossa di Paolo Borsellino e’ scomparsa e non per mano di mafia. Di questo possiamo essere certi. Il 24 luglio del 92, l’ex capo della Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, ha detto che l’agenda rossa si era sciolta a causa della combustione aggiungendo poi che si trattava di un’agenda telefonica che non conteneva nulla di importante. Ma lui cosa ne sapeva?”. L’avvocato durante la sua arringa, si e’ soffermata a lungo, anche sulla gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino. “Sin dal primo interrogatorio – ha detto l’avvocato Di Gregorio – Scarantino ha detto cose che non stavano ne’ in cielo, ne’ in terra. Bo e Ricciardi, sin dalle prime battute, hanno detto che erano perplessi su Scarantino. Nonostante le lettere inviate alla Corte, nonostante due ritrattazioni, nonostante l’assenza di riscontri, lui pero’ e’ rimasto attendibile. Non e’ attendibile solo quanto accusa magistrati o poliziotti. Scarantino da solo non puo’ aver inventato la strage. Stiamo parlando di un personaggio squallido ma che sicuramente non e’ mafioso”.
“Nessuno in quest’aula di giustizia, fra tutti i magistrati e i poliziotti chiamati a testimoniare, ha ammesso di aver sbagliato e chiesto scusa”. Parti di uno Stato che deve assicurare giustizia e verita’, “avrebbero dovuto chiedere scusa al popolo italiano, a coloro che sono stati condannati ingiustamente, ai familiari delle vittime delle stragi”. Ad affermarlo, nel corso della sua arringa, al quarto processo per la strage di via d’Amelio, che si svolge in Corte d’Assise a Caltanissetta, e’ stato l’avvocato Giuseppe Scozzola, legale di parte civile di Gaetano Scotto, condannato ingiustamente per l’eccidio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. “La Boccassini sin dal primo interrogatorio nutriva delle perplessita’ sull’attendibilita’ di Scarantino. Ma cio’ nonostante su Scarantino si e’ andati avanti. Gli inquirenti, seppur in buona fede, hanno un po’ forzato la mano”, ha aggiunto l’avvocato Scozzola. Il legale di parte civile di Gaetano Scotto ha riferito in aula di essere stato colpito da una frase pronunciata da Scarantino “il quale disse che se avesse detto la verita’ perche’ avrebbe dovuto ripassare le sue dichiarazioni? Aveva invece la necessita’ di rileggere gli appunti e di impararli a memoria. In relazione ai fatti – ha detto il legale di Scotto – sono stati commessi molti errori. Basta analizzare non solo le dichiarazioni, ma gli atti. Mancano le relazioni sui sopralluoghi e un interrogatorio non e’ firmato”. Per quanto riguarda “il falso pentito Andriotta e’ riuscito a superare Giuda. Lui per la sua liberta’ ha venduto molte persone. Le sue lacrime di coccodrillo non mi fanno affatto impietosire, anzi creano in me una maggiore rabbia”. Scozzola proseguira’ il suo intervento il 6 febbraio. Il processo invece riprendera’ domani.
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