Mi veniva da sorridere quando l’attenzione era rivolta ad un assessore di fede egizia, vicino al Sovrano del Regno di Sicilia: impassibile con i suoi auricolari alle orecchie, strafottente con gli occhi fissi al suo smartphone (forse la partita di Europa League o Facebook erano più importanti di una mozione di sfiducia?). Egli è l’esempio di tutta una giunta, che predica un cambiamento in città che in realtà non è mai esistita e se ne frega di tutto ciò che la circonda. Buon per loro! La mozione si è risolta con un 17 a 11, che segna, da oggi, la sconfitta delle opposizioni e un rafforzamento politico della maggioranza e del suo sindaco. Certo, stando alle dichiarazioni di maggioranza, dei quattordicimila voti ricevuti al ballottaggio, oggi, forse nemmeno un decimo di questi voti si riuscirebbero a totalizzare. Se dovessi paragonare i due anni di amministrazione passati, potrei paragonarli con quei cari semafori che si trovano agli imbocchi del viadotto san Giuliano, lungo la SS640: lunghi, inutili e procacciatori di traffico: vedo il loro rosso e vedo specchiati i vostri fallimenti. Chi scrive tutto ciò è un ragazzo che ha sostenuto con entusiasmo, con forza e con coraggio (oggi direi) un progetto che a molti sembrava la svolta per questa città, ma che si è rivelato solo parole e populismo. Ho regalato, senza ricevere nemmeno un grazie dal partito di cui sono stato il suo più giovane candidato e dal sindaco, circa 150 voti. Anzi, il contrario. Oggi non credo più nel partito cittadino, vedi la sua “classe dirigente” e non credo più nel Sindaco, specialmente da quando ha barattato la sua precedente giunta civica per una politica. A me stesso e all’opposizione dico che ben vengano le sconfitte: tutti i fallimenti non vengono per distruggere, anzi creano il terreno per qualcosa di proficuo. E non tutte le vittorie vengono per rafforzare, caro Sindaco e cara giunta politica: a volte sono il preludio stesso della catastrofe. Perciò, fatevi un esame di coscienza, un bagno purificante all’essenza di umiltà e scendete nuovamente tra le strade, ad ascoltare il malcontento popolare. La politica è dialogo, non incontri di nicchia nelle segreterie e nei distributori di benzina la domenica. “The road to hell is paved with good intentions”.
Giuseppe Solami