Nato a Sutera, aveva frequentato il Seminario di Caltanissetta, ma con l’aiuto del discernimento del vescovo Iacono, comprese che la sua strada sarebbe stata quella del laico nel mondo. Profondo restò sempre il legame con il vescovo di origine ragusana. Punto di riferimento per la sua educazione alla fede furono lo zio Mariano Di-prima, parroco a Sant’Agata, a Sutera, morto in odore di santità, e lo zio mons. Giuseppe Randazzo, a Campofranco. Di Cataldo Naro fu intelligente collaboratore. Educatore, formatore, uomo di scuola, direttore dell’Istituto professionale di Campofranco, primo entusiasta interprete ed attuatore dei decreti delegati nel suo territorio, uomo dai molteplici interessi, fu anche presidente della cassa rurale “San Giuseppe”, poi confluita nella “Toniolo” di San Cataldo, di cui fu amministratore, impegnato nell’attività politica ed amministrativa.
Ma soprattutto in ambito ecclesiale Stefano Diprima ha avuto un ruolo importante nella -Chiesa di Caltanissetta e in quella regionale. Presidente di Azione Cattolica, membro del Consiglio Pastorale Diocesano, convinto promotore dell’indagine religiosa del 1973 insieme al suo amico Angelo Rizzo, divenuto vescovo di Ragusa. Attento ai problemi pastorali della diocesi, ha seguito con attenzione il fenomeno della pietà popolare, con rigorosa indagine ha analizzato l’evolversi della fede e della religiosità nel nisseno, la vita della parrocchia, l’attuazione, nella Chiesa locale, del rinnovamento del Concilio Vaticano II, collaborando con i vescovi Francesco Monaco e Alfredo Maria Garsia.
Uomo di fede dalla schiena dritta, senza ipocriti baciamano e squallidi servilismi, denunciò con coraggio ambiguità e operazioni non trasparenti, testimoniò la propria fede coniugandola con l’impegno nella storia e con l’impegno culturale. Seguì -per lunghi decenni le realizzazioni edilizie
ed educative, in Italia, della Congregazione delle Suore domenicane del Sacro Cuore, fondate dal grande vescovo di Noto mons. Giuseppe Vizzini, originario di Villalba. Partecipò con passione alla vita dell’Associazione Genitori, di impegno educativo e pedagogico, promosse la formazione amministrativa del clero di Sicilia con un programma informatico da lui elaborato, partecipò con lucidi interventi e puntuali analisi ai Convegni regionalidelle Chiese di Sicilia, fu membro della segreteria pastorale della Conferenza Episcopale Siciliana, aiutò il Seminario di Caltanissetta ad uscire da pericolose disavventure amministrative collaborando con don Massimo Naro. Fu membro del Consiglio di amministrazione dell’Associazione Casa Famiglia Rosetta, presenza lucida, competente, espressione di un volontariato maturo e creativo.
Ma il suo nome va particolarmente legato alla celebrazione del Primo Sinodo Diocesano della Chiesa di Caltanissetta. Insieme a don Cataldo Naro e ad altri amici, ne caldeggiò gli inizi, ne seguì i lavori, ne divulgò le scelte. Con amore e pazienza certosina registrò e raccolse tutti i lavori, gli interventi, i documenti, pubblicandoli sull’interessante giornale locale “La voce di Campofranco” e sulla Rivista “Argomenti”. Il Sinodo fu il capolavoro della sua testimonianza ecclesiale. Fu membro del comitato di redazione della Rivista “Argomenti” e presidente dell’Associazione “Amici di Argomenti”, rivista e associazione promotrici di un dibattito lucido e appassionato sulla vita della diocesi nissena.
Amico leale e fraterno di don Cataldo Naro, gli fu accanto al Centro Studi “A. Cammarata”, e quando Naro fu eletto Preside della Facoltà Teologia di Sicilia, lo collaborò nella ristrutturazione della sede e con la presenza nel Consiglio di Amministrazione della Facoltà, sempre stimato, richiesto, punto di riferimento. Lo seguì, poi, amico fedele e volontario generoso, nella sede arcivescovile di Monreale, offrendo l’apporto della sua professionalità e delle sue competenze tecniche. Curò con straordinaria competenza l’illuminazione del Duomo Monrealese.
Esempio di laico impegnato, fuori dalle logiche clericali, servo di nessuno, solo di Gesù Cristo e della Chiesa, attento alla società, innamorato della sua famiglia, fortemente legato al patrimonio della sua Sutera.
Sul letto di morte, vestito con gli abiti della “Confraternita degli Agonizzanti” della sua Sutera, con l’immagine dell’amato Santuario di S. Onofrio e S. Paolino, cuore della sua pietà popolare, luce nel cammino di un uomo coraggioso e realizzatore, amico e compagno di tante sfide entusiasmanti. Campofranco. (DON VINCENZO SORCE)