Rosario Amico Roxas: “Un parallelo tra referendum”

CALTANISSETTA – Riceviamo e pubblichiamo.

Quando l’’Italia venne chiamata al referendum per decidere tra Repubblica e Monarchia, si ebbe un risultato controverso e, anche, non chiarissimo.

A risolvere la Vexata quaestio, dal significato letterale: “questione tormentata” , fu l’ultimo sovrano di casa Savoia. La sua decisione di rimettersi al volere del popolo, fu accompagnata dall’’affermazione “Non si governa un popolo con il 50%”.  Fu la frase che placò gli animi e scongiurò ogni ipotesi di rivalsa che avrebbe potuto sfociare nel prosieguo di una guerra civile.

Umberto II di Savoia (nella foto) (Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria di Savoia, questo in nome intero) ; fu  luogotenente generale del Regno d’Italia dal 1944 al 1946 e ultimo re d’Italia, dal 9 maggio 1946 al 18 giugno dello stesso anno, data in cui fu ufficializzato il risultato del referendum istituzionale del 2 giugno e sebbene il 13 giugno il consiglio dei ministri avesse nominato Alcide de Gasperi Capo provvisorio dello Stato; quella decisione salvò quel modesto residuo di onorabilità di Casa Savoia, riscattando la “fuga” paterna. Il ministro della Real Casa Falcone Lucifero, suggerì, infatti, di appellare il risultato dichiarato per chiedere il riconteggio dei voti, cosa che non avrebbe modificato la Storia, ma mortificato, ancor di più, il residuo di dignità e onorabilità che deve avere un sovrano; per queste ragioni, ritengo, che Umberto II abbia meritato il saluto dei corazzieri, nonché una pagina nella storia d’Italia.

Ora poco più di un risicato 50% l’’Inghilterra decide di confermare il proprio isolazionismo; ma sarà pronta a pagarne i costi che già si preannunciano molto elevati ?

Per contrastare la volontà egemonica del pangermanesimo, l’’Inghilterra ha scelto la strada più ardua, lasciando alla Merkel  la più ampia capacità di azione, privando l’’intera UE di un contraltare significativo in grado di equilibrare le sorti dell’’intera Europa, senza la pretesa di primati da parte di nessuno.

Il paragone regge, perché la cronaca politica ci spinge a ricordare quel marito che si castra, avendo scoperto il tradimento della moglie.

Rosario Amico Roxas

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  • In aggiunta a quanto scritto da Roberto, che sottoscrivo, vorrei ricordare che Umberto II, qualora la Monarchia avesse vinto con uno scarto risicato, si era impegnato a ripetere il referendum entro due anni dal primo. Purtroppo la repubblica lo ha ricambiato mandadolo in esilio.

  • " quella decisione salvò quel modesto residuo di onorabilità di Casa Savoia, riscattando la “fuga” paterna."
    Peccato... Aveva incominciato bene riconoscendo l'abuso del Governo del 13 Giugno ( cosa del tutto originale perché per la gran massa dei nostri connazionali, quelli che sanno che siamo in una repubblica, questa sarebbe nata il 2 giugno senza neanche lo spoglio delle schede) e poi si affloscia su un luogo comune come quello dell'onorabilità di Casa Savoia residua dalla "fuga" paterna.
    Vittorio Emanuele III raccolse l'eredità di una guerra che non voleva e portò in salvo uno stato che ebbe la sua dignità e fu interlocutore delle potenze alleate e garante dei prigionieri. Lo fece a prezzo di una figlia morta, Mafalda, una reclusa in un Lager , Maria, più diversi parenti che fecero la stessa fine. Perché l'Italia era più importante.
    Peccato... era partito bene.

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