In India per un anno nella “città blu”. Il racconto di Silvia Cunsolo, studentessa niscemese

Silvia Cunsolo, 18 anni, studentessa del liceo linguistico dell’Istituto “Leonardo Da Vinci” di Niscemi, ha vissuto un anno in India, dal luglio 2015 al giugno 2016, nell’ambito di un progetto scolastico d’intercultura e grazie alla borsa di studio vinta a conclusione del terzo anno. Silvia Cunsolo racconta i tratti di un’esperienza di vita assolutamente unica.

“Il primo Luglio 2015 sono partita per un anno all’estero in India con intercultura. Sono stata sempre affascinata da questa terra misteriosa e mi incuriosiva molto conoscere le sue tradizioni, religioni e modi di vivere. Quando misi piede per la prima volta in India realizzai che nulla era come io mi aspettavo che fosse. Durante la settimana vivevo in “Boarding School” nella città di Jodhpur (Rajasthan), chiamata “Sun City” per il tempo sereno e il sole costantemente presente ma è anche soprannominata la città blu perché nella parte antica della città, che si trova sotto la fortezza, tutte le case sono dipinte di blu. La scuola che ho frequentato è un istituto femminile con dormitorio. Nel mio dormitorio eravamo 13 ragazze con 6 bagni e 6 docce, ma vi erano altri sei dormitori pieni di ragazze. Abituata ad avere i miei spazi, la mia camera, il mio bagno, li si condivideva tutto.

La privacy non esisteva. Questa è una delle cose che caratterizza l’India : non sarai mai da sola. Il sabato tornavo a casa della mia nuova famiglia indiana. In India “famiglia” significa: genitori, fratelli, sorelle, nonni, zii, cugini, il nipote del figlio del fratello di tuo nonno e tutti i tuoi parenti e i parenti dei tuoi parenti vicini e lontani. Volendo anche i tuoi vicini di casa o la mucca che passeggia dinanzi casa tua. Questa caratteristica della cultura indiana la adoro, le famiglie sono grandi famiglie e la famiglia è una cosa importantissima. L’impatto con questa terra, dapprima sconosciuta, non é stato dei migliori. Inizialmente l’ho odiata a causa di tutte le difficoltà. L’aria irrespirabile, la lingua, il cibo, il sistema scolastico, la nostalgia di casa, la diversità nel fare e pensare le cose. Se ripenso a tutto quello che mi sembrava impossibile superare adesso ci rido su. Quando inizi a capire il loro “mondo” che pur essendo culturalmente diverso, ti rendi conto che aldilà della cultura, del colore della pelle, della lingua é sempre lo stesso, te ne innamori. I suoni, le danze, la musica, la disponibilità della persone che appena ti conoscono ti invitano a pranzo; le donne e i loro lunghi capelli neri raccolti in una treccia, i saree coloratissimi, gli uomi e ì turbanti che suonano la tabla, il mridangan, il sarad, il sarangi.

Il Dwali, il Rakshabandhan, Natale, Holy, gli Hindu, i Cristiani, Musulmani, Panjabi e Buddisti. Amo l’india per la sua diversità. Persone che parlano lingue diverse e seguono culture, tradizioni e stili di vita diversi vivono qui. Ma nonostante tutte queste diversità in India si é tutti uguali. Questo é quello che la rende bella e unica. Nonostante sia anche povera, sporca, a volte maleodorante, ladra e bugiarda. È vero, la sua realtà é agghiacciante, in dieci mesi ho visto cose che non potrò dimenticare più in tutta la mia vita. Metà della popolazione é analfabeta, vive sulla strada nella vera e propria miseria. A volte la casa per un’intera famiglia si riduce a un telo di plastica tenuto insieme da quattro fili e bambini che chiedono l’elemosina. Questa è la parte peggiore dell’India che ti assale e ti prende allo stomaco. L’India l’unica cosa che non permette é di restarle indifferente.

L’india é anche uno dei paesi più inquinati al mondo. Il 70% dell’acqua potabile disponibile é contaminata (ricordate di bere sempre dalle bottiglie sigillate se un giorno vorreste visitarla) e l’aria é molto inquinata. D’altronde così é la vita, per ogni cosa bella ce n’é sempre stata una brutta (e in India questo é molto visibile). La mia esperienza nella sun city é stata magnifica. Non cambierei nulla, nemmeno i momenti difficili perché mi hanno aiutata a capire e a trovare sempre il lato positivo nelle cose/situazioni. Non é sempre stato “confortable” ma in india ci si adatta, si accetta. L’esperienza in una scuola femminile é stata unica ed interessante. Le boarding school in India sono molto rigide , all’inizio ho avuto problemi ad adattarmi alla nuova routine e alle regole. D’altra parte ho avuto la possibilità di partecipare a molte attività come competizioni di nuoto, atletica, marcia, saggi di danza, MUN.

La scuola è diventata la mia seconda casa. Ogni singola persona mi ha dato tanto anche quando non aveva niente e per questo ne sono grata. Quando sei all’estero devi essere in grado di accettare, capire e adattarti a ciò che é semplicemente diverso e nuovo. Quest’anno é stato una sfida contro me stessa. Ho imparato ad avere fiducia in me. Adesso lo so, ci vogliono determinazione e coraggio per un’avventura come questa. E per quanto l’India sia stata difficile lo è stato di più doverla salutare. Faccio parte di questa cultura come questa cultura fa parte di me.”

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