Marotta, dopo la condanna in primo grado, era stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa, ma la ricostruzione del suo profilo, effettuata dalle Fiamme gialle sulla base degli atti giudiziari, ha evidenziato la sua pericolosita’ sociale. Gia’ in passato il collaboratore di giustizia Calogero Rizzuto lo aveva indicato come soggetto “raccomandato” da Giuseppe e Francesco Capizzi, esponenti della cosca mafiosa di Ribera, affinche’ non pagasse il pizzo a Sciacca. Soprattutto il rapporto tra Falsone e Marotta, ricostruito nella sentenza che lo ha visto definitivamente condannato, ha trovato ulteriore conferma fra i documenti rinvenuti nel covo marsigliese del latitante, che nei suoi pizzini lo appellava quale “u’ maluppila” (il malpelo) in virtu’ della carnagione e del colore di capelli. Le indagini del Gico hanno permesso inoltre di dimostrare la sperequazione fra il patrimonio accumulato ed i redditi dichiarati dal nucleo familiare di Marotta fra il 1997 ed il 2012. Sulla base di tali presupposti, si e’ pertanto proceduto al sequestro della “Sagid sas”, della “Edilmar sas, e della “Edilmar group srl”, tutte con sede a Sciacca, proprietarie di impianti di produzione e cave anche a Ribera, del 50% del capitale della “Samar Costruzioni srl”, anch’essa di Sciacca, nonche’ di autovetture e disponibilita’ finanziarie. Il patrimonio sequestrato sara’ ora gestito dall’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Agrigento.