Il Cuffaro scrittore a Mussomeli. Cronache dalla presentazione del libro di “Totò vasta vasa”

imageMUSSOMELI – Democristiani della Prima Repubblica, balenieri bianchi della Seconda, imprenditori, avvocati, curiosi. Gli orfani del cuffarismo riempiono uno stanzone. Seduti su delle sedie scomode affollano una sorta di salone parrocchiale scarsamente arredato. In un vecchio e quasi disabitato convento francescano di un paese di provincia siciliana va di scena il ritorno del ras di Raffadali. Jeans, scarpe sportive, un maglioncino di cotone verde. E’ magro “Totò vasa vasa”. Gli anni di carcere lo hanno debilitato, e si vede pure. Persino la voce sembra più gracchiante, limata, raschiata. Totò è tornato al centro del suo granaio elettorale non più da capopolo o capocorrente, ma da scrittore. Un tour editoriale per presentare il suo ultimo libro (“L’uomo è un mendicante che crede di essere un re” edito da Wingsbert House). Il tavolo all’ingresso su cui troneggiano decine e decine di copie costituisce la premessa, argomenta le ragioni della sua presenza. C’è un prodotto da presentare, da promuovere e soprattutto da vendere. E Totò vende. Eccome. C’è chi sottobraccio tiene strette almeno 3 copie: per gli amici degli amici degli amici. Vanno a ruba i libri di Totò. Rilegata, sotto una copertina bianca, scorre la sua vita. Soprattutto quella degli ultimi anni, costretta in una cella di pochi metri quadri e condivisa con delinquenti comuni. Alla fine autografa le copie vendute come un Fabio Volo qualunque. Li verga di pensieri e dediche. Ed intanto elargisce sorrisi rassicuranti.

Cuffaro è un Pannella cristiano. Parla di diritti, dell’iniquità del sistema carcerario, dell’ipocrisia dell’ergastolo che ha cambiato pelle (“adesso lo chiamano fine pena mai”), ma a differenza del leader radicale farcisce le sue lunghe filippiche con citazioni e riflessioni teologiche. Anche se poi fa un’ammissione. La sua ultima opera- dice- è stata ispirata da “La fattoria degli animali” di Orwell (“che di certo non è uno scrittore cattolico, anzi è lontano dalla cultura che mi ha formato”). Che faccia il tifo per Papa Francesco è chiaro; lo omaggia spesso, regala aneddoti della visita del pontefice in prigione, gli rende merito per le sue ultime parole pronunciate in Messico a favore dei carcerati. Dissemina il suo eloquio di episodi quotidiani di vita dietro le sbarre. “Prima di entrarvi vivevo di luoghi comuni sul carcere. Nei film ti raccontano di guardie violente e di sodomizzazioni nei bagni. Macché, quando sono entrato in una doccia comune gli altri detenuti per rispetto mi hanno lasciato da solo”.

Il Totò scrittore non è molto diverso dal Totò politico. I temi sono cambiati, ma la verve sembra la stessa. Condisce i racconti con riflessioni e battute spiritose. Incassa applausi e risate quando della visita del Papa parla di Bergoglio che gli ruba il mestiere, ironizzando su quell’appellativo “vasa vasa” che lo ha reso l’icona del doppio bacio carpiato, dello sbaciucchio collettivo. Roba da guinness dei primati, da olimpiadi estive, da studi di sociologia spicciola. “Il Santo Padre non ha fatto altro che baciare i detenuti, ha baciato pure me. Da baciatore sono diventato un baciato”. Offre sprazzi di vita di coloro costretti a vedere il sole a scacchi, come quando rivela il momento comunitario per eccellenza, quell’agape televisiva che si consuma tutte le sere nella visione di “Un posto al sole”, la soap preferita dagli ospiti delle case circondariali della Penisola.

E’ un Cuffaro rabbuiato quello che riporta le tante privazioni subite, come di quando i giudici gli hanno impedito di partecipare ai funerali del padre o di quando gli hanno vietato la festa di laurea della figlia. Non spende una parola sul processo, ma accusa di frequente il sistema carcerario italiano puntando l’indice verso la politica. “Non è vero che in Italia non esiste la pena di morte- ripete spesso-. Come si può definire la condanna di un uomo a restare in cella per tutta la vita? Che speranza gli viene data? In che modo viene riabilitato un condannato?”. Parla dei tanti, tantissimi suicidi che irrorano di sangue le grigia mura dei penitenziari italiani. Si affligge nel pensiero di non essere riuscito ad intuire e prevenire le malsane intenzioni di un compagno. “Il giorno prima aveva commentato con me il suicidio di un detenuto. Il giorno seguente si è reciso la giugulare. Abbiamo scoperto che si era tolto la vita vedendo quel fiotto di sangue che aveva varcato la porta della cella”. Riflette pure sui marò. “C’è stata una giustissima mobilitazione per riportare in patria uno dei marò colpito da un attacco ischemico, ma nessuno si mobilita per i tantissimi carcerati che soffrono di patologie serie. Io ad esempio ho condiviso la cella con un detenuto affetto da linfoma di Hodgkin, e nonostante la gravità della malattia è rimasto rinchiuso per anni”.

L’ex presidente della Regione Siciliana discorre, con raziocinio, di un’Italia distratta sulla vita nelle carceri. Degli italiani che pensano che ai delinquenti è meglio rinchiuderli per sempre e gettare via la chiave. Peccato che Cuffaro abbia raccolto, nei suoi anni di potere, i voti dei ceti più popolari, del partito del “buttare via le chiavi”. Ha incassato per lunghi periodi il sostegno di una destra forcaiola. Egli è stato perciò vittima di un sistema che ha sostanziato.

E’ un Cuffaro comunque intimo, profondo, che accetta di denudarsi dinanzi al proprio popolo. Ispirato da temi meno burocratici e più umani: medita sulla democrazia assoluta e livellante obbligata dalle sbarre, del concetto di fraternità e amicizia imposto dalla costrizione. Di fede, amore, amicizia. Soprattutto di libertà. Di libertà privata. Di libertà agognata.

Il Cuffaro paladino dei diritti è comunque molto più condivisibile, nelle tesi, del Cuffaro analista politico. La seconda parte della sua arringa a sostegno delle sue ragioni puzzano di tipica ipocrisia da politico mediocre. “Ho ritrovato una Sicilia più affamata e arrendevole. Soffro nel vedere i siciliani emigrare. Un’emigrazione diversa da quella del passato, di chi andava via con il desiderio di tornare, e per questo inviava i soldi in paese per costruire la casa in previsione del ritorno. Chi parte oggi non sa se tornerà”. Cuffaro ha ragione: la Sicilia è affamata. Ma ha la stessa fame di quando c’era lui al vertice del governo regionale. I disastri di oggi sono il risultato delle colpe di Crocetta ma anche il prodotto di azioni scellerate compiute da chi l’Isola l’ha governata e saccheggiata. La Sicilia è anche il risultato più rovinoso del cuffarismo, la vittima principale di un sistema di potere nauseabondo e stomachevole che tutt’ora continua a prevale sotto insegne differenti. Il carcere è servito a pareggiare i conti con la giustizia, ma non ha mondato Cuffaro delle colpe politiche. Totò dovrebbe dedicarsi ai diritti civili. Un ruolo in cui, bisogna riconoscerlo, appare credibile. Ma del Cuffaro politico non credo che l’Isola ne abbia realmente bisogno.

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  • Traditore ! invece di fare Morale sui detenuti dovresti Pentirti ???
    il sistema di corruzzione la si può definire come una bomba atomica , il danno recato alla società e incalcolabile , nel caso si formarono delle falle giudiziarie , mettento in pericolo tutti, buoni e cattivi compresi, nel caso anche lui stesso , di conseguenza hai politici corrotti , prescrizione con estensione, compresa confisca dei beni , ad mio parere personale l'unica formula contro questo fenomeno chè alimenta, forma associazzioni criminali, chè nel caso possono danneggiare praticamente tutti , l'esempio facciamo caso chè non si scopriva la storia , ed il protagonista veniva raggirato, in questo caso poteva essere lui stesso risucchiato dallo stesso sistema criminale senza che nessuno scoprisse la verità .

  • Tanto livore per la presentazione di un libro sulla vita vissuta in carcere da parte di un uomo che ha pagato e continua a pagare. Non si tratta di reminiscenze sulla sua avventura politica. Forse il fatto che abbia venduto e venda tanti libri da fastidio a qualcuno che non riscuote lo stesso successo? Per il resto tutti, chi lo ha preceduto e chi gli è succeduto ha defraudato la Sicilia. Crocetta ha finito di spogliarla anche della speranza.

    • sig. carmela, il problema non e quello della vendita dei libri, ognuno di noi e libero di esporre le sue opinioni, pareri ed esperienze, nel caso il signore mette in evidenza lo stato delle carceri, la vita disagiata dei detenuti in italia, argomento di base dei radicali, persone eccezionali, sotto questo punto di vista ci vogliono queste persone , niente in contrario, come la riabilitazione dell'ex detenuto ed la relativa messa in linea sulla buona strada tramite sistemi di recupero di ex detenuti, il signore ex presidente non ha bisogno dei profitti delle vendite dei libri, questo e sicuro, in quando ci risulta benestante lui , la sua famiglia cioè i suoi fratelli, tra sistemi oleolici nella zona di agrigendo ecc. riconducibili al signore stesso , ed autolinee, non stiamo a giudicare, il fatto che il signore dovrebbe dare una cultura di risposta contro il sistema della corruzione, ho i miei dubbi, mio figlio ex pregiudicato, per motivi di non lavoro e finito in carcere, poi e uscito, ora non lavora, io direi al signor Cuffaro , di fare annunci rivolti ad ex detenuti, nel poter dare un lavoro, solo cosi il suo libro la sua cultura si concluderebbe in un lieto fine culturale ed costruttivo nell'aiuto di ex detenuti, ci vogliono i fatti, non Fesserie ...

    • Signora, nulla questio sul fatto che, a seguito di una condanna ed averla scontata, si possa scrivere libri e venderli. Non facciamo però dei martiri. Poi le evidenzio che, a seguito di una condanna di quel tipo, è più che opportuno mettersi da parte. Nessuno nega che sia i predecessori ed i successori si è comportato in un certo modo.
      Poi vorrei ricordarle cosa è la mafia : sopraffazione, omicidi, droga, stragi (dovreste vedere sempre le immagini Chinnici, Falcone, Borsellino, Roma, Firenze, Milano, decine di morti innocenti, patrimoni culturali distrutti), si ricordi che tra i progetti stragisti c'era quello di uccidere centinaia di Carabinieri, di infettare le spiagge romagnole con siringhe infette e così via. La nostra miseria è dovuta anche e soprattutto alla mafia.
      Ci dobbiamo mettere in testa che bisogna stare lontani da ciò che, anche minimamente, possa essere accostabile a quanto descritto........

  • Disavventure ?
    io direi invece per prevenire questa tipologia di reati di corruzzione ecc. come il caso delle Talpe !
    di estendere la prescrizione 30 anni ? !
    Traditore, dovresti pentirti come Un Mafioso .

  • In italia per prevenire disavventure come quella del signore di cui sopra, l'unica soluzione e Seguire le linee giuda del Dott. Davigo sicuramente tanti fenomeni criminali finiranno , l'italia si distingue da altri partner europei, da questi brutti fenomeni criminali, di conseguenza la linea europea sulla prescrizione, non serve ad un cazzo .

    • Forse al contrario per prevenirre queste brutte avventure dovrebbero estendere la prescrizione come in altri paesi d'europa si applica La legge e Uguale per Tutti invece di 20 possono ridurla a 19 ! oppure a 21 !
      In Galera i Corrotti .

  • In ogni caso, signor Taibi, l'unica cosa che quel signore potrà fare, come egli stesso ha detto, è il volontario in Africa. Mi permetto infatti di ricordarLe che, in Italia, di esperti di diritti civili se ne occupano già parecchi farabutti terroristi DX e SX, ladri, assassini, corruttori/corrotti, truffatori ecc. Non ce ne è bisogno di altri. Utilizziamo il fiore della nostra gioventù onesta che è in cerca di lavoro, magari spiegandoci come fa, dopo aver conseguito una laurea, a barcamenarsi in un mondo di lavoro precario, pensando, ripeto, alla classe politica e dirigenziale della regione Sicilia. Per fortune esiste un codice che prevede, oltre alla condanna, in taluni casi, anche sanzioni accessorie che costringono a stare lontani dalla cosa pubblica almeno per un poco.
    In un paese civile la sanzione accessoria della rinuncia alla cosa pubblica dovrebbe essere automatica e fare parte del senso dell'onore: questo a dimostrazione che, la onorata società o mafia o montagna di cacca, questo senso (che in taluni siciliani continua a serpeggiare) non è mai esistito.....

  • Inviterei le librerie a comportarsi come hanno fatto, nella circostanza, alla pubblicazione del volume del figlio di un signore famoso......

  • Aggiungo, nella circostanza, altro e cioè che non si commetta l'errore, gravissimo, di addossare a quel signore le responsabilità circa la situazione economica siciliana, a memoria non ricordo un presidente (apposta in minuscolo) che abbia fatto qualcosa..... l'errore sta ovviamente a monte quando, per i motivi che tutti conosciamo, alla Sicilia venne concesso lo statuto (apposta in minuscolo): conosciamo tutti l'uso - abuso che ne è stato fatto: onorevoli, dirigenti a iosa (più degli impiegati) sulle cui capacità potranno parlare le sentenze dei tribunali penali, civili ed amministrativi, assunzioni a gogo', miniere....., acqua.... terra. poi per ovviare, hanno eletto il successore di quel signore, con l'appoggio di varie forze politiche e con l'assistenza di assessori provenienti dai settori più disparati...... Alla fine meglio quello attuale, almeno non ha nulla da nascondere e, pur e sicuramente commettendo errori, guarda caso è criticato da tutte le forze che, guarda caso fino ad ora, alternativamente, hanno comandato.....

  • Complimenti signor Taibi, vedremo quante persone commenteranno ciò. E vero che in Italia, chi esce dal carcere (terrorista DX o SX, mafioso, delinquente, ladro, truffatore, corrotto, corruttore, assassino ecc.) diventa subito oggetto di cult: interviste TV ed ai giornali, parlamentare, redattore, scrittore, amministratore (dall'assessore al sottosegretario) ed altro ancora, ma chi ci è andato, come spiegherà ai propri figli una cultura antimafia omaggiando e prendendo libri con tanto di dedica a chi è stato condannato per aver favorito la mafia, nella funzione di presidente della regione.
    Vadano a vedersi su youtube il video dello scontro tra questo signore, del quale non pronuncio il nome, con la Buona Anima, Grande Uomo, del Giudice Falcone: guardate e poi commentate.
    Possiamo andare avanti in Sicilia così..........

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