Corte d’Assise Caltanissetta, ‘Capaci bis’: requisitoria, usata una tonnellata esplosivo

foto-della-strage-di-capaciCALTANISSETTA – “Per la strage di Capaci venne utilizzata oltre una tonnellata di esplosivo. La carica era composta da un miscuglio di esplosivi di natura artigianale e militare, proveniente da cave e da ordigni bellici. L’esplosivo era di origine italiana e anglosassone, ma c’era una netta prevalenza di tritolo”. Lo ha sostenuto il Pm Onelio Dodero nel corso della sua requisitoria nell’ambito del processo “Capaci bis” che si svolge davanti la corte d’Assise di Caltanissetta. “A Capaci venne utilizzato lo stesso esplosivo poi utilizzato in altri attentati. Ha agito una stessa mano e non mani diverse e c’era certamente la mano di Cosa nostra”. L’esplosivo ” era nella disponibilita’ del mandamento di Brancaccio”. I Graviano disponevano dell’esplosivo gia’ nell’aprile del ’92 “e a dirlo e’ stato Gaspare Spatuzza che venne coinvolto nelle operazioni di reperimento dei residuati bellici e nella preparazione. L’esplosivo usato a Capaci deriva dallo sconfezionamento di piu’ ordigni bellici risalenti alla seconda guerra mondiale e poi vennero lavorati con un martello”.  A svolgere un “ruolo fondamentale” per reperire l’esplosivo da alcune bombe della seconda guerra mondiale in fondo al mare e che poi sarebbe stato utilizzato per l’attentato al giudice Giovanni Falcone, “e’ stato Cosimo D’Amato”, il pescatore di Porticello, condannato a 30 anni di reclusione per la strage di Capaci e che da qualche mese collabora con la giustizia. D’Amato, ha detto il Pm, “rimasto nell’ombra per una ventina di anni, ha svolto un ruolo fondamentale per tutto il piano stragista perche’ oltre a fornire il tritolo al mandamento di Brancaccio che poi sarebbe stato utilizzato per l’attentato di Capaci, avrebbe messo a disposizione di Cosa nostra anche l’esplosivo poi usato per altre stragi. In maniera criptata usava indicare l’esplosivo come “la cassetta del pesce”.

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