Nel nisseno, loculi ed estorsioni: per 2 gelesi 45mila euro e assunzione di parenti

GELA – Stamane, gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Caltanissetta, Sezione Criminalità Organizzata e del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gela, hanno eseguito delle perquisizioni domiciliari, delegate dalla Procura di Gela, nei confronti di due imprenditori gelesi, titolari di agenzie funebri, in quanto raggiunti da informazione di garanzia per estorsione continuata in concorso ai danni di un altro imprenditore edile che, per loro conto, aveva realizzato dei loculi all’interno del cimitero Farello di Gela. Perquisizioni sono state effettuate anche nelle sedi legali delle agenzie funebri a loro riconducibili.

Le indagini presero avvio nel febbraio del 2015, quando un imprenditore gelese, titolare ed unico amministratore di una ditta individuale di costruzioni, raccontò alla polizia che  dal mese di novembre dell’anno 2013 al mese di agosto dell’anno 2014, per conto di una associazione gelese, presso il cimitero Farello Gela aveva realizzato 252 loculi, così come previsto dell’ampliamento cimiteriale.
Per la realizzazione di tali lavori, nel mese di novembre dell’anno 2013, era stato contattato personalmente dai due imprenditori che gli proposero la realizzazione dei citati loculi per conto dell’associazione da loro rappresentata.
Dopo qualche riunione, il costruttore concordò con i due imprenditori indagati, la realizzazione dei citati loculi per un importo di 450.000 euro, iva inclusa.
A lavori iniziati, nel mese di novembre dell’anno 2013, prima che il costruttore presentasse alla ditta committente la prima fattura di pagamento, presso il cimitero Farello, si presentarono gli imprenditori committenti i quali, con tono alquanto perentorio e con fare minaccioso, ma senza proferire specifiche parole minacciose, riferivano al costruttore che doveva assumere due loro parenti; ove la loro richiesta non fosse stata accolta, gli avrebbero arrecato un non meglio specificato danno; gli avrebbero bloccato i pagamenti ed i lavori e si sarebbero inventati qualsiasi cosa per danneggiarlo.
In considerazione di ciò, il costruttore, vista la scarsità di lavoro, timoroso che gli venisse rescisso il contratto, fu costretto ad assumere un congiunto dei due.
Altra minaccia posta in essere nei confronti del costruttore, avvenne nel mese di dicembre dell’anno 2013, subito dopo l’assunzione del congiunto.
In quella circostanza, al cospetto del costruttore edile si presentò uno dei due imprenditori che avevano commissionato i lavori e, sempre con fare minaccioso, gli ribadì che doveva assumere anche suo nipote, altrimenti questa volta avrebbe fatto in modo di bloccargli i lavori, minacciandolo nuovamente che gli avrebbe arrecato un danno.
Questa volta il costruttore riferì di non poter assecondare la richiesta di assunzione del nipote poiché aveva già tanti operai a libro paga.
Oltre all’imposizione della manodopera, il costruttore edile, nel corso della realizzazione dei loculi in argomento, ogni qualvolta che presentava le fatture sullo stato di avanzamento dei lavori, veniva costretto dai committenti a consegnare a titolo estorsivo, dazioni di denaro.
Il costruttore taglieggiato riferiva agli investigatori che l’attività estorsiva iniziò nel mese di novembre dell’anno 2013 e si concluse nel mese di agosto dell’anno 2014, arrecandogli un danno economico che quantificava, complessivamente, in 45.000,00 euro, versati in 5 o 6 soluzioni effettuate in occasioni del saldo dei vari stati di avanzamento mediante operazioni bancarie, ossia mediante la negoziazione di assegni che versava direttamente sul c/c dell’associazione riconducibile ad uno dei due taglieggiatori, committente dei lavori, il quale, di volta in volta, annotava su una agenda che custodiva presso l’agenzia la somma di denaro che veniva versata.
Sempre nel corso della denuncia, l’estorto esponeva il modus operandi che precedeva la consegna della dazione estorsiva, gli istituti ove venivano effettate le operazione bancarie ed il numero di c/c ove venivano eseguite le operazioni.
La conseguente attività di indagine eseguita a riscontro delle dichiarazioni rese dall’imprenditore taglieggiato, oltre a riscontrare quanto denunciato dallo stesso in ordine all’assunzione di uno dei congiunti degli estorsori, permetteva agli investigatori di acquisire anche particolari su alcune movimentazioni bancarie riconducibili alle transazioni bancarie effettuate dall’estorto in favore dei due imprenditori funebri, i quali, nel marzo del 2015 venivano denunciati dalla Polizia di Stato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela, perché ritenuti responsabili del reato di estorsione continuata in concorso.
Nel corso delle perquisizioni odierne sono stati sequestrati computer, materiale informatico, documentazione varia per ulteriori sviluppi investigativi e l’acquisizione di altre prove a carico degli indagati.

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