ENI, riconversione Green a Gela: la nuova Amministrazione apre pagina dolorosa

imageGela – Da otto mesi si grida al miracolo per la riconversione green ma l’investimento da 2,2 miliardi di euro sul progetto Eni è bloccato. Altro che area di crisi complessa presentata durante la campagna elettorale come cosa fatta! Il bando non è stato pubblicato in gazzetta ufficiale e non sono state firmate le autorizzazioni senza le quali non si possono avviare i nuovi insediamenti produttivi per mantenere i livelli occupazionali. La nuova amministrazione comunale apre una pagina dolorosa della vita economica della città. L’accordo del 6 novembre non ha portato ancora i frutti sperati e la giunta ne ha parlato con i sottoscrittori per potere avviare una piattaforma programmatica in grado di creare le condizioni reali per la riconversione della Raffineria e le estrazioni di gas on e off shore. C’erano i rappresentanti dei sindacati: Ignazio Giudice (Cgil), Emanuele Gallo (Cisl), Franco Tilaro (Ugl) e Maurizio Castania (Uil), i rappresentanti dell’Eni, il delegato della RaGe, Alfredo Barbaro, e il presidente Enimed, Massimo Barbieri. La Legacoop era rappresentata da Giovanni Salsetta e Leonardo Li Causi; Confindustria da Rosario Amarù, Carmelo Turco e Carlo La Rotonda. L’amministrazione comunale ha posto l’accento sullo stato di stasi del protocollo del 6 novembre e sull’inerzia del ministero e del governo regionale. I vertici Eni hanno sottolineato il ritardo sul rilascio delle autorizzazioni. L’amministrazione comunale vuole prendere in mano la situazione e verificare lo stato di avanzamento del progetto sottoscritto al Mise . “Stiamo istituendo un tavolo di coordinamento in grado di monitorare e dare nuovo slancio alle azioni del protocollo – hanno detto gli assessori della giunta Messinese – con le figure istituzionali i sottoscrittori del protocollo che prevede investimenti fondamentali per lo sviluppo del territorio e chi vorrà collaborare. La Regione non è presente perché abbiamo avuto con i suoi rappresentanti, un primo incontro per chiarire i termini della questione. Adesso attendiamo un incontro esecutivo con tutti i sottoscrittori”. I termini del protocollo Eni prevedono l’avvio di 13 i cantieri in esecuzione e 18 da attivare. Gli investimenti sulle opere di compensazione per una somma di 32 milioni non sono mai stati definiti, a rischio anche il progetto sulla diga Disueri. Non si possono spendere gli investimenti previsti e sostituirci agli obblighi assunti da Eni. E restano abbandonate le due camere cocke che sono stata posizionate davanti al porticciolo con un impatto ambientale non indifferente. Ma senza le autorizzazioni non si può fare nulla: lo hanno sottolineato gli imprenditori che vogliono avviare un’azione di sollecito nei confronti della Regione per potere sbloccare l’iter rimasto impantanato mentre i lavoratori protestano per il loro posto di lavoro e il rischio di esautoramento degli ammortizzatori sociali e ricominciano le protesta davanti al Palazzo di Città. L’anno scorso i lavoratori si sono resi protagonisti di una maxi protesta che ha coperto l’interno mese di giugno e parte di luglio culminata in una manifestazione a cui hanno partecipato i vertici nazionali dei sindacati: sembrava che l’accordo avesse dato una speranza ma tutto tace, mentre il governo regionale è in empasse.

Liliana Blanco

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