Scuola, Pagano: “Al Senato superare ambiguità su ideologia gender”

ROMA – “Buona la riforma della scuola, che afferma i principi della libertà educativa e dell’autonomia scolastica a noi cari. C’è però un punto che preoccupa noi come molte associazioni di genitori, e che è stato perfino citato nella prolusione del presidente della Cei. Si tratta dell’ambigua formulazione dell’emendamento PD-Forza Italia (Martelli, Malpezzi, Carfagna, Centemero) che, sostenendo la lotta contro la violenza alle donne, consente però interpretazioni pericolose. Parlare, infatti, di “genere” anziché di sessi può aprire la porta all’introduzione della cosiddetta ideologia del gender nelle scuole, permettendo nuove forme di discriminazione e annullando la differenza sessuale.

Alla luce degli episodi già avvenuti anche in alcuni asili e denunciati dalle famiglie, chiediamo più chiarezza. In merito come Nuovo Centrodestra-Area popolare abbiamo presentato un ordine del giorno al ddl ‘Buona Scuola’, sottoscritto anche da Maurizio Lupi, Eugenia Roccella, che è stato approvato alla Camera.

Questo odg richiama i principi della nostra Costituzione e di una serie di documenti internazionali per ribadire il primato dei genitori nella responsabilità educativa, soprattutto in materia di valori e di educazione all’affettività. L’ordine del giorno, che impegna il Governo “a garantire che l’attività di sensibilizzazione di docenti, studenti e famiglie sulla parità dei sessi e contro la violenza di genere e tutte le discriminazioni” sia condotta “garantendo il diritto dei genitori alle scelte educative dei propri figli”, è solo un primo passo in questa direzione.

Al Senato Area Popolare proporrà emendamenti di merito per eliminare ogni ambiguità e ristabilire il giusto ordine nella responsabilità educativa”.

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  • La scuola. La scuola pubblica italiana. “La buona scuola”. La scuola “al centro” come un bersaglio da colpire. Chi può negare che proposte e interventi sulla scuola pubblica italiana di questi ultimi anni, da parte dei governi di centrodestra e di centrosinistra, si siano inesorabilmente ed esclusivamente concentrati sugli aspetti organizzativi e ordinamentali dell'istituzione scolastica? Proposte e interventi ostinatamente finalizzati a ridurre la scuola pubblica italiana a macchina di disciplinamento, produttrice di conoscenze povere per una manodopera remissiva e obbediente, disponibile alla precarietà di un lavoro usa e getta. Ad una vita usa e getta. In questo processo di precarizzazione e aziendalizzazione della scuola tutti hanno cercato di tecnicizzare il fare scuola. Ovvero: rendere le conoscenze quantificabili, ridurre l'apprendimento a prestazione certificabile, l'insegnamento a procedura burocratica. Grigia, demotivante, estenuante. Soprattutto si è pensato a ridurre, tagliare risorse economico-finanziarie, mentre, invece, aumentavano i finanziamenti alle scuole private. Non si è mai riconosciuto il valore della laicità della scuola, la ricerca libera del sapere come costruzione di sé e del mondo, la centralità della conoscenza nei processi produttivi e sociali contemporanei. Nessuna attenzione per la scuola come luogo di relazioni delicate, complesse. Come luogo in cui si incontrano storie differenti, culture, generi e generazioni. Nessuna attenzione per quella peculiare dimensione pubblica della scuola che è costruzione di un mondo comune, a partire da punti di vista diversi, elemento costitutivo della cittadinanza, della moderna democrazia. L’attuale governo Renzi realizza, oggi, una sorta di ricomposizione dell’intero mondo del lavoro, nella generale cancellazione dei diritti, nella precarizzazione, nella riduzione dell'insegnamento a lavoro “sotto padrone”. Questo è il progetto di scuola, o meglio di morte della scuola, che si evince dal disegno di legge presentato il 27 marzo scorso, dai ministri Giannini, Madia e Padoan, denominato “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”. Un progetto che, di fatto, segna la fine della libertà di insegnamento. Il modello Marchionne fa scuola, insomma. Più che aziendalizzazione, una vera e propria organizzazione neo-feudale, basata sul vincolo personale e sull'obbedienza al datore di lavoro (il dirigente scolastico).

    Per noi la scuola pubblica italiana è altro. Per noi è fondamentale riconoscere e valorizzare il sapere come prerequisito della democrazia. Per noi è fondamentale il fare scuola come costruzione personale di conoscenza in uno spazio pubblico di relazioni significative. Per noi è fondamentale che il sapere non sia solo confezionato, trasmesso e testato, ma si apra a domande, dubbi, desideri e speranze. Per noi è fondamentale che sia incentivato il lavoro collettivo e collaborativo nella scuola. Per noi è fondamentale leggere nella scuola e nella società il desiderio e la possibilità di uscire dal deserto culturale dell’imperante neoliberismo. Per questo siamo con le ragazze e i ragazzi, con gli uomini e le donne, con insegnanti e docenti che si stanno impegnando e mobilitando, nel nostro Paese, perché il progetto di distruzione della scuola non si realizzi. Perché la scuola statale è un patrimonio nazionale da difendere.

    Leandro Janni – Docente

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