La Scuola Statale è un bene nazionale che non deve morire. lunedì “Selfie Mob” a Caltanissetta

imageCALTANISSETTA – Il flash mob torna sulla scena a Caltanissetta sull’onda della protesta degli insegnanti contro il DdL “Buona Scuola”, stavolta definito “Selfie Mob”, a sottolinearne la conclusione con un lancio di selfies nel social network.
Il prossimo incontro è fissato per il 4 maggio alle 19.00, di fonte il palazzo del Municipio, con inizio del raduno e corteo alle 18.00 nell’area antistante l’Agip di Viale della Regione. Si è dedicato ai ragazzi e ai loro genitori, ai giovani che sono indiretti protagonisti delle scelte e, mai come in questo caso, degli errori politici e amministrativi del Governo, e vedrà, nel suo momento culminante, la lettura corale degli artt. 3, 21, 33, 34 della Costituzione Italiana, modello esemplare di democrazia e inclusività, anche per le Carte Costituzionali di molti Paesi europei, nonché il canto dell’Inno Nazionale. Questo, come atto di denuncia dell’intima essenza anticostituzionale del DdL, e dell’aggressiva imposizione che ne fa il Governo Renzi. Riteniamo infatti, avallati dal pensiero di tanti autorevoli nomi, che il DdL si opponga drasticamente e violentemente agli articoli citati. E chiediamo sostegno alle famiglie che desideriamo rendere consapevoli e partecipi della profonda sofferenza che la scuola sta attraversando. La ragione di questa nostra richiesta fa riferimento al fatto che il DdL non offre loro alcuna garanzia qualitativa sulla scuola che delinea. Alcuni punti critici riguardano, ad esempio, il reperimento dei docenti in albi per materie “affini” a quella della loro abilitazione: quali competenze offriranno? La triennalità degli incarichi dei docenti, che perderanno la loro sede di titolarità: quale continuità didattica avranno gli alunni? L’ingresso della privatizzazione dei finanziamenti: nelle aree disagiate, quali potranno essere gli investitori? Non imporrano i “loro” docenti? Come conseguenza si avranno disuguaglianza sociale, discriminazione, e arretramento culturale. La chiamata diretta dei docenti da parte del preside: aprirà al clientelismo e alle pressioni personali; non garantirà le dovute competenze dei docenti. Inoltre: è prevista la nascita di centri speciali per il trattamento sempre più medicalizzato degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, i quali perderanno l’inclusione sociale essenziale per la loro crescita, quando il modello scolastico di inclusività, fiore all’occhiello della scuola italiana, è stato oggetto di studio e apprezzamento autentico in tutta Europa.
La protesta è divenuta sempre più serrata, al punto che la mobilitazione vedrà i docenti della scuola affiancati dal forte sindacato FIOM, dai docenti universitari e, come ultima entrée, i dirigenti scolastici. Questi ultimi infatti, lucidamente, si vedono gravati di improponibili responsabilità relativamente al “miglioramento dei risultati della scuola pubblica statale”, in quanto, come si legge nel documento della FLC – CGIL “ostacolano l’esercizio delle funzioni del dirigente scolastico e già producono fra il personale scolastico dissenso, disimpegno e conflittualità”. Il fortissimo movimento d’idee generato dalla diffusione della protesta attraverso il social network ha reso il DdL terreno scivoloso sotto i pedi di Renzi, il quale ha manifestato aleatorie forme di apertura, ovviamente volte al recupero di un margine di credito tra i lavoratori della scuola, aprendosi a “modifiche “ ed “emendamenti”. Il virgolettato per sottolineare quanto inattendibile sia la disponibilità del premier, del quale sottolineano a gran voce l’assoluta non credibilità delle sue offerte.
In un documento pubblicato da Orizzonte Scuola il 29 aprile, si legge la dichiarazione dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura, i quali invitano a non lasciarsi abbindolare dalle offerte, e di cavalcare l’onda della mobilitazione e del dissenso forte e continuo: “Invitiamo il mondo della scuola a non lasciarsi abbindolare e a non abbassare l’attenzione e i toni, come chiedono Renzi e Faraone: costoro non hanno alcuna intenzione di cambiare rotta e procederanno senza esitazioni, come appena dimostrato anche con la legge Elettorale. A conferma della capacità di Renzi di perpetrare la menzogna, oggi afferma che il suo è il governo che ha stanziato maggiori fondi sull’edilizia scolastica. Lo diciamo fin dal primo giorno e lo ribadiamo: quelli utilizzati da Renzi sono finanziamenti, insufficienti rispetto ai bisogni reali, sbloccati dal governo precedente. Il presidente del Consiglio si è semplicemente appropriato del lavoro svolto da altri”. E, ancora, il Movimento denuncia la scelta di collegare la riforma al DEF, e, dato che l’operazione non è prevista nel regolamento, “è una forzatura inaudita”, ha detto Valente “Non c’è alcuna volontà da parte della maggioranza di modificare il testo. Le modifiche effettuate sul primo articolo sono delle truffe semantiche, non cambiano nulla: potere a dirigenti e apertura a privati”.
Non è un caso che la discussione dell’Italicum stia procedendo di pari passo e a gran velocità con il Ddl, con immediate approvazioni dei punti nelle commissioni. Obiettivo a breve e a lungo termine del governo Renzi, appare chiaro, è sottrarre ai cittadini il diritto di scelta mediante il voto libero, rendere la scuola terreno di clientelismi e interessi aziendali mediante l’ingresso degli investitori privati. Delegittimare la libertà d’insegnamento e la circolazione delle idee al fine di produrre generazioni di uomini privi di discernimento e avvezzi alla subordinazione.
Chiudo con un’altra citazione: don Paolo Farinella, parroco a Genova e collaboratore di Micromega:”Bisogna resistere a tutti i costi. E mandare via un tiranno, un usurpatore come Renzi. E’ molto peggio di Mussolini perché è un fascista travestito da democratico. Usa metodi fascisti perché ha ricattato i parlamentari […], e porta avanti i progetti di Berlusconi e della P2 di Gelli. Dobbiamo fare la Resistenza.[…] Non possiamo accettare che la democrazia venga assassinata”.

View Comments

  • La scuola. La scuola pubblica italiana. “La buona Scuola”. La scuola “al centro” come un bersaglio da colpire. Chi può negare che proposte e interventi sulla scuola pubblica italiana di questi ultimi anni, da parte dei governi di centrodestra e di centrosinistra, si siano inesorabilmente ed esclusivamente concentrati sugli aspetti organizzativi e ordinamentali dell'istituzione scolastica? Proposte e interventi ostinatamente finalizzati a ridurre la scuola pubblica italiana a macchina di disciplinamento, produttrice di conoscenze povere per una manodopera remissiva e obbediente, disponibile alla precarietà di un lavoro usa e getta. Ad una vita usa e getta. In questo processo di precarizzazione e aziendalizzazione della scuola tutti hanno cercato di tecnicizzare il fare scuola. Ovvero: rendere le conoscenze quantificabili, ridurre l'apprendimento a prestazione certificabile, l'insegnamento a procedura burocratica. Grigia, demotivante, estenuante. Soprattutto si è pensato a ridurre, tagliare risorse economico-finanziarie, mentre, invece, aumentavano i finanziamenti alle scuole private. Non si è mai riconosciuto il valore della laicità della scuola, la ricerca libera del sapere come costruzione di sé e del mondo, la centralità della conoscenza nei processi produttivi e sociali contemporanei. Nessuna attenzione per la scuola come luogo di relazioni delicate, complesse. Come luogo in cui si incontrano storie differenti, culture, generi e generazioni. Nessuna attenzione per quella peculiare dimensione pubblica della scuola che è costruzione di un mondo comune, a partire da punti di vista diversi, elemento costitutivo della cittadinanza, della moderna democrazia. L’attuale governo Renzi realizza, oggi, una sorta di ricomposizione dell’intero mondo del lavoro, nella generale cancellazione dei diritti, nella precarizzazione, nella riduzione dell'insegnamento a lavoro “sotto padrone”. Questo è il progetto di scuola, o meglio di morte della scuola, che si evince dal disegno di legge presentato il 27 marzo scorso, dai ministri Giannini, Madia e Padoan, denominato “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”. Un progetto che, di fatto, segna la fine della libertà di insegnamento. Il modello Marchionne fa scuola, insomma. Più che aziendalizzazione, una vera e propria organizzazione neo-feudale, basata sul vincolo personale e sull'obbedienza al datore di lavoro (il dirigente scolastico).

    Per noi la scuola pubblica italiana è altro. Per noi è fondamentale riconoscere e valorizzare il sapere come prerequisito della democrazia. Per noi è fondamentale il fare scuola come costruzione personale di conoscenza in uno spazio pubblico di relazioni significative. Per noi è fondamentale che il sapere non sia solo confezionato, trasmesso e testato, ma si apra a domande, dubbi, desideri e speranze. Per noi è fondamentale che sia incentivato il lavoro collettivo e collaborativo nella scuola. Per noi è fondamentale leggere nella scuola e nella società il desiderio e la possibilità di uscire dal deserto culturale dell’imperante neoliberismo. Per questo siamo con le ragazze e i ragazzi, con gli uomini e le donne, con insegnanti e docenti che si stanno impegnando e mobilitando, nel nostro Paese, perché il progetto di distruzione della scuola non si realizzi. Perché la scuola statale è un patrimonio nazionale da difendere.

    Leandro Janni – Docente

Condividi