orruzione: al Senato si vota ddl. Nuovo falso in bilancio: ok, articolo 8 passa con tre voti di scarto

ROMA – Avrà il primo via libera, dopo mesi di stallo in commissione, il ddl sulla corruzione. Il provvedimento è in esame in Aula al Senato e tra i primi punti all’esame dell’Aula c’è stato l’articolo 8 sul falso in bilancio approvato, con voto segreto, con 124 voti favorevoli che ripristina il reato depenalizzato durante il governo Berlusconi. Un voto che arriva sul filo di lana con il sì che arriva solo con tre voti di scarto. Polemiche sui ‘pianisti’.

Atteso, oggi pomeriggio, il voto definitivo sul ddl. Il Movimento cinque stelle dopo una consultazione online degli iscritti voterà no al provvedimento. Sempre in bilico i numeri a Palazzo Madama soprattutto con i voti segreti. Lo spiega anche il senatore del gruppo per le Autonomie Lorenzo Battista su twitter.

Il falso in bilancio torna dunque, di fatto ad essere un reato dopo la sostanziale depenalizzazione decisa durante il governo Berlusconi. Le pene per le società normali saranno da 1 a 5 anni di reclusione, mentre per quelle quotate o quelle che immettono titoli sul mercato o le banche, gli anni di reclusione andranno dai 3 agli 8. La pena è invece da sei mesi a tre anni se i fatti sono lieve entità, “tenuto conto della natura e delle dimensioni della società e delle modalità o degli effetti della condotta”.

L’ok sul filo di lana – L’articolo 8 del ddl anticorruzione, quello sul falso in bilancio per le società non quotate, passa al Senato con soli tre voti di scarto. Su una maggioranza di 121 hanno detto “sì” a scrutinio segreto solo in 124. I “no” sono stati 74 e gli astenuti 43. Quattordici le assenze in Forza Italia al momento del voto. Tra queste: Maria Rosaria Rossi, Denis Verdini, Niccolò Ghedini, Altero Matteoli. In Ap-Ncd non hanno partecipato alla votazione in 15 tra cui Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Pier Ferdinando Casini. Per il Pd, gli assenti sono stati 17 tra cui Linda Lanzillotta, Nicola Latorre, Francesca Puglisi, Ugo Sposetti, Rosa Maria Di Giorgi.

Polemiche per i ‘pianisti’ – “La legge sull’anti-corruzione è falsata dal voto di pianisti che si esprimono per senatori assenti e il presidente Grasso non annulla le votazioni”. La denuncia arriva dal capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Giustizia al Senato Enrico Cappelletti. “Molti emendamenti anche migliorativi non vengono approvati sul filo del rasoio per 1-3 voti. Il Movimento 5 Stelle ha già scoperto un “pianista” che ha votato per il senatore Tarquini (Forza Italia) assente in Aula, ma di fronte alle denunce del M5S – avverte Cappelletti – Grasso non annulla votazioni palesemente irregolari”. “E’ assurdo, un paradosso totale. Si vota una legge che vorrebbe contrastare l’illegalità che è falsata dall’irregolarità del voto sugli emendamenti! Come se si volessero contrastare i furti e vengono ignorate le denunce puntuali di chi individua i ladri”, conclude Cappelletti.

Di Pietro, ddl è un pesce d’aprile – “Il pesce d’aprile oggi sta nel fatto non che si faccia la legge, ma come è fatta la legge. Poi piuttosto che non fare niente, va bene anche questo”. Lo dice Antonio Di Pietro a Radio Montecarlo parlando della legge anticorruzione all’esame del Senato.

I grillini, dopo le consultazioni on line, hanno deciso che voteranno no La consultazione degli iscritti sul blog di Beppe Grillo non ha infatti lasciato spiragli visto che, su 27.124 iscritti certificati, si è espresso a favore il 19,7 % dei votanti mentre ha detto “no” l’80,3%. Un responso che ha creato anche un po’ di maretta tra i grillini: se infatti il deputato Toninelli ha salutato con favore la decisione della base ribadendo che “serve il Daspo per i politici corrotti e un vero falso in bilancio”, in Senato parere diverso è stato espresso da Michele Giarrusso il quale aveva invitato gli attivisti M5s a votare sì alla consultazione on line. Certo, ammette Giarrusso, sarebbe stato meglio avere pene più severe, così come “mancano molte cose che ritenevamo necessarie”, ma è vero che sono “meglio due passi avanti che nulla”.

Aumentano pene per associazione mafiosa: i boss e i loro uomini rischieranno, grazie all’approvazione dell’articolo 4, fino a 26 anni di carcere.

Patteggiamento – Sì alla possibilità di poter ricorrere al patteggiamento e alla condizionale nei processi per i delitti contro la pubblica amministrazione, ma unicamente nel caso in cui ci sia stata la restituzione integrale del “maltolto”.

Informare Anac su delitti p.a. – Con l’approvazione dell’articolo 6, è previsto l’obbligo per il Pm, quando esercita l’azione penale per i delitti contro la pubblica amministrazione, di informare il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione. Passa l’esame dell’aula anche l’articolo 3 del disegno di legge, quello che stabilisce la riparazione pecuniaria: per i reati contro la pubblica amministrazione, in caso di condanna,il funzionario corrotto dovrà versare allo Stato una somma pari alla “mazzetta” ricevuta. (Fonte ansa.it)

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