Lettera aperta: “Massacro di Charlie Hebdo, si confondono Islam e follia”

CALTANISSETTA – La logica delle armi, che si disse più volte remota e trapassata, s’è insinuata come non mai nel Duemila. Il tragico attentato alla redazione di Charlie Hebdo, ha ricordato a molti che agli spari segue il sangue. Nulla, pertanto, può giustificarli. Sia chiaro.
Detto questo, occorre far chiarezza su molte lacune di conoscenza: si diffondono pensieri perversi su una presunta violenza stillata dalle pagine del Corano; si confondono Islam e follia; si confondono informazione e satira; si confondono satira e profanazione dell’interiorità altrui; ci si dimentica del ruolo occidentale nelle primavere arabe.
Io non stimavo Charlie Hebdo. Che vengano presi di mira i cdd. leader religiosi, può farmi sorridere; che ci si prenda gioco delle religioni, pure; che esse vengano profanate nella propria trascendenza, no.  Che “Le Coran c’est de la merde” nessuno ha il diritto di dirlo.
Che il barbaro massacro debba essere condannato senza esitazioni, è fuori d’ogni dubbio; che le dodici vittime vengano incensate come paladine dell’informazione, tuttavia, non posso accettarlo. Anzitutto, la satira non è informazione; proprio per questo, certamente, va ad essa consentito di superare le limitazioni arrecate alla stampa. Il punto è che, quella di Charlie Hebdo, non era nemmeno una buona satira. Prima di identificare l’Islam come religione del sangue, occorre precisare, una volta per tutte, che “Jihâd” vuol dire sforzo. Il “piccolo sforzo” consiste in azioni esterne, il “grande sforzo” è una guerra interiore, contro la propria concupiscenza. Tradurre il termine jihâd con guerra santa, è assolutamente fuorviante e pericoloso; “guerra santa” si traduce âlharam âlquitâl o âlharb âlquds, termini che non compaiono tra le pagine del Corano, secondo il quale è permessa solo la difesa (come è chiarito in 22ª39-40). Che dei folli, tra i sacri furori della gioventù, passino le giornate a sterminare giornalisti e bambini, il Profeta Maometto non l’ha mai voluto.
“Il suolo è fedele a ciò che gli è stato affidato, e di tutto ciò che vi avete seminato mieterete senza inganno”, recita il Mathnawî di Jalâl âlDîn Rûmî. Per i fratelli Kouachi, la raccolta non sarà delle migliori.
Giuseppe Di Fini

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  • La parte relativa alla satira è anche condivisibile. La parte relativa all' Islam risente di un' informazione relativista e scarsa conoscenza delle fonte originarie. La Sira, ovvero la prima biografia del Profeta, si intitola " Il libro delle razzie" . Nelle cronache di Al-Tabari storico contemporaneo dell' espansione islamica del primo periodo ( musulmano, dunque fonti interne) si racconta dettagliatamente la sanguinosa conquista della Siria e la campagna verso oriente. Nelle quattro raccolte di Hadith considerate base per la sharia tanti episodi ci dicono molto del Profeta. Citare Rumi ( che ancora adesso per gli arabi vuol dire " cristiano, occidentale" è improprio in quanto i Sufi e personaggi alternativi sono stati perseguitati e uccisi dalla' Islam ufficiale.

  • Dopo il terribile settembre 2001 il mondo è entrato in una follia e non se ne vede la luce, follia architettata dai neoconservatori americani e dalle varie fondazioni tipo Aspen Institute e Rockfeller atte a garantire caos in tutto il globo.
    La deriva stragista dell'islam (che di colpe ne ha a mai finire) è piano di questi signori in cravatta che decidono le sorti economiche (crisi 2008) politiche (cambio governi 2011/13 Italia) e militari (Isis Iraq-Siria).
    tutto il resto è solo telefuffa.

  • Condivido appieno la lettera pubblicata nei suoi contenuti e ribadisco "Je ne suis pas Charlie".
    Gli attentati a persone vanno TUTTI condannati ma la difesa della presunta satira di Charlie Hebdo, come libertà d'informazione e di espressione è fuorviante e ipocrita.
    La satira non dovrebbe mai riguardare, le religioni e le credenze altrui, e sopratutto non deve mai riguardare persone che non sono più in vita, quindi impossibilitate a difendersi.
    Lo stesso ragionamento si può applicare a coloro che pensano che insultare giocatori, arbitri, dirigenti in una partita di calcio o di sport in generale sia lecito e consentito solo perchè si paga un biglietto. Non dimentichiamo che queste persone stanno facendo un lavoro, e il biglietto lo si paga per assistere a uno spettacolo, che alla fine si può fischiare o applaudire.
    Voglio vedere se qualche collega, cliente, o utente ci insultasse sul posto di lavoro, ( Buongiorno testa di c...., lo sai che tua moglie è una p....e tu sei un cor....) quale sarebbe la nostra reazione.
    L'islam non è il male, ma l'uso che ne fanno dei fanatici integralisti è assolutamente da condannare.

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