Le riflessioni di Richelieu: “Prende i soldi e scappa”

AvernaCALTANISSETTA – Ma a nome di chi parla Francesco Rosario Averna, il Breve, quando pontifica sui giornali che “la classe dirigente è debole, i cittadini facciano sentire la loro voce”? A nome della classe dirigente o a nome dei cittadini?

Lui ha un pedigree bilaterale, da questo punto di vista, essendo stato un imprenditore, e quindi classe dirigente per antonomasia, e anche cittadino “impegnato” (lo ricordiamo in prima fila nelle battaglie per i referendum elettorali di Mario Segni, altro brillante esponente della classe dirigente italiana, brillante come una meteora anche lui).

Sempre “border-line” nella sua parabola: rimosso il  dream-teamin tandem con Piero Di Vincenzo alla guida di Confindustria,(quando era diventato imbarazzante oltre la soglia dei costi-benefici), stava per diventare Presidente della Regione (candidato Presidente) su invito del PDS di Angelo Capodicasa, ma aveva garbatamente declinato l’invito (per fortuna!), preferendo la vicepresidenza nazionale di Confindustria e un discreto posizionamento nei Consigli di Amministrazione delle Banche Siciliane, insieme ad altri componenti della sua famiglia.

Aveva ereditato un’azienda leader nazionale nel settore degli amari, che sotto la direzione manageriale di Franco Pisa aveva sorpassato sul mercato marchi prestigiosissimi e “nordisti” come Cynar  e Ramazzotti.

Industriale ormai di quarta generazione, dal 1868 l’azienda in attività, rappresentava quel capitalismo familiare che è stato la caratteristica storica dell’imprenditoria italiana, e in Sicilia quasi un’anomalia, producendo in un settore, oggi si direbbe dell’agroalimentare di qualità, che non era venuto fuori dal cilindro truccato della Regione imprenditrice del dopoguerra siciliano, e che proprio nella complessità del mercato globale, oggi rappresenta l’eccellenza italiana per qualità ed ecosostenibilità. Non a caso l’Expò 2015 si tiene in Italia, sul tema del cibo di qualità: “nutriamo il pianeta”!

Negli anni del dopoguerra l’Amaro di Caltanissetta aveva girato l’Italia e poi il mondo, inizialmente anche nelle valigie di cartone degli emigrati che lo avevano portato a Torino, a Milano, in Belgio, in Germania, con orgoglio, quasi una bandiera, di una Sicilia del lavoro che si poteva fare onore. Era un brand, tutto siciliano, nell’Italia del miracolo economico,

Oggi dell’onore della dinastia industriale di Magonza non è rimasto un gran che: si sono anticipati il TFR, i quattro titolari della famiglia, e hanno venduto a un marchio concorrente per 103 milioni di euro; e non è gran che nemmeno questa cifra, per chi da imprenditore si identifica con passione vitale come il respiro con il prodotto che porta il suo nome, e lo vuole fare crescere, come una sua creatura.

Ma a questo territorio, in cui nascono ancora le erbe che compongono la ricetta misteriosa dell’Amaro, gli Averna non si può dire che siano stati mai molto legati. Avevano cancellato il nome di Caltanissetta dalle etichette più recenti dell’Amaro, e avevano investito al nord, a Novi Ligure con Pernigotti e in Veneto con Villa Frattina; proprio mentre dal Veneto il re del vino, Zonin, veniva a investire massicciamente in Sicilia comprando migliaia di ettari tra Riesi e Butera per i suoi vini più prestigiosi, e radicandosi nel settore del credito (meglio di un pozzo di petrolio in Sicilia, chissà perché) con Banca Nuova.

Affari loro, si potrebbe dire. Ognuno può disporre delle proprie cose. Magari si potevano preoccupare del personale che rimaneva senza nessuna garanzia, a cui si vuole imporre la deportazione a Modena, o del patrimonio immobiliare dello stabilimento, triste cattedrale nel vallone di Xiboli, ormai svuotato e improduttivo.

Questa volta non è stata colpa di qualcun altro se l’Averna non c’è più. Soltanto ed esclusivamente dei suoi padroni.

Il coraggio, il desiderio, l’onore dell’”intrapresa” economica, uno se non ce l’ha non se lo può dare (avrebbe detto don Abbondio). Ma almeno la dignità del silenzio, il coraggio di sapere uscire di scena senza recriminare! Senza sparare a salve banalità scontate.

Parlino allora soltanto se vogliono comunicare di avere progetti industriali in cantiere, se vogliono ricominciare a produrre, nel nostro territorio, con la nostra gente. E conquistare il mondo, con la qualità. Sapranno essere classe dirigente, in questo caso, e persino cittadini che “fanno sentire la loro voce”.

Ma se non se la sentono ancora, vale per loro il titolo di un film di Woody Allen: “Prendi i soldi e scappa”!

Richelieu

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  • Fatevene una ragione. La classe manageriale/industriale ITALIANA è fatta di persone FALLITE.
    COLANINNO, AGNELLI, TRONCHETTI PROVERA, MONTEZEMOLO e via giù di lì. Il Brand italiano in mano loro è come un cartone di uova in mano a un bambino. Loro, legati e collusi con una Class Action politica hanno fatto e sfatto quello che hanno voluto; ma ahimè qualcuno continua ancora a farlo. Infatti non abbiamo più credibilità di mercato. Il PIL crolla. Ma a loro ciò non interessa. Quello che guardano sono solo i PICCIULI. Come se alla Bocconi abbiano avuto lo stesso insegnamento Montiniano. Già !!!!! ARRAFFA E SCAPPA.

  • Il Dr Averna, da tempo assiduo frequentatore di luoghi religiosi, per arricchire la spiritualita, poco prende dagli insegnamenti cristiani. Inghiotte ostie ed espelle diavoli. Critiche sensa senso alle classi dirigenti, forse per il desiderio di ridiventare un protagonista, in uno scenario che non ha piu.
    Con tutti i miliardi che ha, dimostri di dare contributi fattivi alla comunita', di rimettersi in gioco, e fare come i suoi avi, qualcosa di importante e costruttivo senza prediche del docente pensionato che vive di soli ricordi.

  • Non c'è niente di peggio del "culturume" delle persone che parlano per sentito dire, come la maggior parte di chi ha scritto e sicuramente scriverà ancora commenti su questa a dir poco inutile pagina. Libertà di espressione significa dire cose intelligenti. Le stupidaggini degli stolti dovrebbero auto censurarsi.

    • E invece A.Vena o forse A.VeRna lei ha proprio ragione e per questo le consiglio, per il futuro, di rileggersi e prendere spunto da quanto affermato.

      p.s.
      se può essere utile al dibattito siamo qui ad ascoltare la sua versione dei fatti al posto di bislacche offese.

      p.p.s
      whats "culturume"?

      • Il mio nome è Alberto (detto Bebba) Avena e non ho alcun rapporto ne di parentela ne di amicizia con la famiglia Averna. Abbia lei il coraggio di mostrare la faccia, invece che nascondersi sotto uno pseudonimo che comunque sembra che la identificano pienamente! Saluti

    • Non capisco questa SUA constatazione. A dir poco fuori luogo . Permea sicuro un apparentamento servile a qualcosa e qualcuno di inutile e ormai morto. Stia zitto come consigliano un po tutti. Se le da fastidio leggere i commenti cambi sito e si colleghi magari su Youporn e se ne faccia una cultura di benemerita t d c . La sua pseudo cultura fa acqua da tutte le parti infatti libertà di pensiero parola etc etc non è correlato a intelligenza può e deve pervenire da qualsiasi persona di qualunque ceto sociale qualsiasi razza, ma che le racconto a fare. Scenda dal suo trespolo i bei tempi sono finiti. E i suoi soldi prima o poi le finiranno. I nostri sono.finiti da un bel po ma siamo abituati anche a mangiare pane duro. NON SO LEI.

  • Hai fatto la scelta di "prendi i soldi e scappa" ? Abbi allora almeno la decenza ed il pudore di stare zitto. Altrimenti rimettiti in gioco dal punto di vista imprenditoriale sul tuo territorio e poi avrai facoltà di parola. Concetto facile da capire , no ??

  • La managerialità del Rag. Pisa che ha fatto decollare l'Azienda non è stata raccolta da nessuno degli ultimi Averna, anzi, lo hanno eliminato......(sic!).
    Gli Averna? Questa quarta generazione della famiglia (che non ha imparato nulla della Gestione-Pisa) ha solo evidenziato cos'è il "Nisseno Doc": il fallimentare.

  • Ci sarebbe soltanto un piccolo particolare da evidenziare, qui non si parla di "imprenditori", basterebbe consultare l'effettivo significato del termine per capirlo, si parla soltanto di "parvenue dell'imprenditoria", di gente che ha avuto la fortuna di ricevere qualcosa da qualcun altro senza averci messo nulla di ciò che effettivamente li avrebbe caratterizzati come imprenditori appunto, nulla di proprio, nulla di nulla.
    La prima generazione ha avuto intuito o più probabilmente fortuna o fortuita casualità, questa assecondata soltanto dall'indubbia capacità di aver delegato a managers qualificati le attività più importanti e questo ha rappresentato la vera chiave di volta del successo di questo brand, soltanto questo.
    La seconda ha ricevuto un bel giocattolino già consolidato ed altamente remunerativo, troppo bello per essere vero, senza averci messo praticamente nulla neanche qualche titolo di studio specifico che avrebbe sicuramente agevolato e qualificato le attività in specie, ma ricordiamo che imprenditori non si nasce ma lo si diventa sul campo con esperienza, fatica, sudore, abnegazione, rispetto, vision, ambizione, e soprattutto con tanta ma tanta preparazione.
    Siamo sicuri che costoro siano stati in possesso di ciò?
    La terza ed ultima beh, francamente lascio agli altri lettori le considerazioni in specie, direi soltanto, parafrasando il grande Totò "imprenditori si nasce ed io, modestamente, lo nacqui".

    Quello che invece andrebbe evidenziato sarebbe l'impegno e l'amore di chi (tanti mi risulta ma non tutti) hanno realmente contribuito alla creazione e diffusione in italia e nel mondo di questo brand, di gente che senza remore ed indugio ma con indefessa abnegazione ed amore, ricordo tristemente talvolta anche mortale, ha lavorato costantemente ed onestamente, neanche a far nomi, tanto li conoscono tutti, del vero "dream-team" caro richelieu !!!

    In definitiva, la cronaca annunciata di un inevitabile insuccesso che , dal mio modesto punto di vista, è durato pure troppo, nothing else!

  • grazie per questo articolo particolareggiato, che rende l'idea di come
    siamo stati depredati e disprezzati come cittadini e territorio !!!

  • E qui esce fuori il comportamento tipico del "Nisseno doc" a curpa e sempri dill'autri.
    Se il ....."DOTTOR. " Averna fosse stato più attento e sceso dalla sua Ferrari Testa..... avrebbe visto sia nei suoi operai sia in chi voleva entrare a lavorare (seppur mai avra letto e valutato un curriculum vitae) sia nel mormorio cittadino, un fenomeno di malcontento nella parte gestionale di questa Mega azienda. Azienda, come narrano gli storici, donata da un frate al papa' dei soliti noti. Azienda che il Dott Averna Senior ha portato alla ribalta.mondiale. Donata agli eredi causa mortis questi che fanno? Il resto della storia la conosciamo tutti. Vabbe scelte personali, come dice il Cardinale, ognuno dei propri soldi può fare è disfare; PADRONISSIMO.
    Ma mi consenta: STUDIO U CUTIDDRU LURDU DI SANGU 'NCAPU DI LAURA E TROPPO FACILI.BRAVO!

    • Perdonate l'elettronica.
      Nella fase finale desideravo dire:
      STUJARISI U CUTIDDRU LURDU DI SANGU 'NCAPU LI SPADDRI DI LAUTRI E TROPPU FACILI.BRAVO.

  • Industriali eminenza?
    Veramente eccessivo. Scarsa assonanza riscontro del carattere del personaggio a cui hai dedicato la tua odierna fatica. Industriale e' assonante con cambiamento, idea, cantiere. Ma nel cantiere del cambiamento, eminenza un 'i' che si rispetti scende ogni giorno, magari anche sporcandosi l'abito talare della sua nobiltà vera o presunta, a conoscere ogni uomo, angolo, centimetro quadrato, granello di polvere. Nulla ti tutto ciò invece, a favore di un pernicioso dandysmo tardo decadentista, che non ha appena ha avuto l'opportunità di slegarsi dai 'lacci' che ancora residuavano a mantenere legate le 'nostre grazie' locali, e' subito degenerato in una uscita che è una indigeribile mistura tra paternalismo e malcelato desiderio di una 'richiamata alle armi', ma nel ruolo di opinion leader, che appartiene di diritto a tutti i 'trombati' di qualcosa. Niente di più deprimente eminenza. Se avessimo un 'industriale' ogni mille chiacchieroni nella nostra cara Maonza saremmo il paese più ricco del mondo. Ma non prendiamocela più di tanto. Alla fine il nostro personaggio non ha fatto altro che dimostrarci di essere un 'nisseno doc' che può rappresentarci degnamente in ogni sede.

    • Pressochè daccordo con il contenuto di quanto scritto se non foss'altro per questa storiella dei nisseni, maonza e stronzatelle simili che ormai, mi permetta di evidenziarlo fortemente, risultano quanto mai pleonastiche ed anche inutilmente offensive.
      Magari limitiamoci a rispondere alla società e soprattutto alla propria coscienza, personalmente e senza banali luoghi comuni ormai anche fastidiosi.

      Io mi rappresento da solo, faccia lo stesso !
      Senza nulla di personale la saluto cordialmente.

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